Viscum album – IL VISCHIO

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di Lucilla Pieralli

D’inverno nei boschi brulli delle nostre montagne si vedono verdissimi cespugli attaccati a vecchi tronchi . Abbarbicati verso l’alto costituiscono uno strano spettacolo. Specialmente se c’è la neve, le macchie verdi del vischio spiccano nel panorama montano come un vezzoso ornamento degli alberi. Eppure il vischio non è una pianta virtuosa dal punto di vista botanico: è una pianta parassita. Le sue radici infatti penetrano nella corteccia degli alberi e si nutrono della linfa della pianta ospite arrivando in casi estremi ad ucciderla. Ma quanta magia intorno a questa pianta. Sempreverde e parassita , ha foglie carnose e bacche sferiche bianco perlacee. Il mistero della sua la sua origine ha dato vita in tutte le culture europee a leggende dove le virtù di questa pianta vanno oltre la fitoterapia. Per gli antichi era il fulmine celeste. Infatti secondo Plinio nasceva dove il fulmine colpiva le querce e quindi proveniva direttamente dalla folgore, dagli dei. Oggi l’uso prevalente riguarda la sua proprietà ipotensiva. Ma essendo una pianta che contiene alcaloidi in quantità significativa è bene non avventurarsi in tisane fai da te. Le foglie come la corteccia e le bacche sono tossiche quindi è meglio rivolgersi a prodotti trasformati del vischio (compresse, tinture, estratti ) che abbiano la titolazione giusta in principi attivi. Ci basti sapere che è una pianta portafortuna e quindi mettiamola sugli stipiti delle porte di casa sotto le quali scambiarci gli auguri di buon anno con un bacio.

Articolo pubblicato nel numero dell’inverno 2010

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