Di origine longobarda, il centro del paese della pianura bolognese è un vero gioiello che vale una visita guidata. Dal Borgo Rotondo alla Collegiata senza dimenticare di assaggiare gli Africanetti
Nella recente fase di riscoperta dei borghi di pianura che attorniano Bologna, anche San Giovanni in Persiceto ha acquistato una sempre maggiore presenza in questo nuovo turismo lento che premia l’outdoor, le esperienze, le tradizioni enogastronomiche, l’identità culturale autentica. La passeggiata per il paese si snoda lungo Corso Italia, la via dello shopping locale. Ad ogni passo, il disegno arrotondato delle strade che circondano il centro ne svela la caratteristica unica. È il Borgo Rotondo, l’antico agglomerato di origini longobarde sorto prima dell’anno Mille intorno alla pieve di San Giovanni Battista, che ha dato il nome al borgo stesso. Si arriva così in Piazza del Popolo, il cuore del paese, dove si affacciano la maestosa Collegiata di San Giovanni Battista, vero scrigno di opere d’arte, l’imponente Torre Civica e il Palazzo Municipale con il prezioso Teatro di fine settecento, ancora oggi in uso.
Percorrendo le stradine ad anello dai curiosi toponimi in dialetto locale, si scoprono altri segni del tempo, come la piazzetta delle Stuoie e il settecentesco portico devozionale che conduce al Complesso di San Francesco, il più antico convento francescano del territorio dopo quello di Bologna, oggi sede del museo Fisica Experience. Lungo la popolare via del Borletto, si giunge alla Casa dell’Abate con il suo portico ligneo del XIII secolo, meglio nota ai persicetani come al Palazâz, che ci ricorda l’origine della Partecipanza, il grande consorzio di “beni comuni” di cui fanno parte le più antiche famiglie del territorio.
Si raccomanda una piacevole sosta in uno dei tanti locali del paese, dove si possono trovare i biscotti Africanetti di Persiceto, una specialità tradizionale a base di uova e zucchero (ma la ricetta è tuttora segreta) che il Cav. Francesco Bagnoli produsse nel suo stabilimento persicetano a partire dal 1872, ottenendo il riconoscimento della Famiglia Reale e di altre corti europee. Si prosegue passando accanto a Sant’Apollinare, ex-chiesa dalle forme quattrocentesche e ora sala espositiva, fino alla Piazzetta Betlemme, ormai famosissima sui social, dove le immagini colorate di Gino Pellegrini trasformano i vecchi muri in una fantastica scenografia della pianura.
Ormai da tre anni, di concerto con il Comune, l’Associazione culturale CO ME TE, di cui fanno parte alcune guide turistiche del territorio, cura e realizza visite a tema che mettono in evidenza non solo i monumenti e il patrimonio artistico, ma anche le vicende storiche ed economiche, le curiosità e i personaggi che vivacizzano la vita di paese. Di volta in volta, gli itinerari guidati raccontano episodi di cronaca, come il furto nel 1913 del quadro del Francia, recuperato rocambolescamente dai carabinieri in bicicletta, i traffici nei giorni di mercato, le battute e gli scherzi tremendi del Carnevale, i letti in ferro e le fabbriche della piccola Manchester ottocentesca. Ma compare anche la grande storia, come racconta l’ultimo film di Marco Bellocchio sul caso internazionale di Edgardo Mortara, il bambino ebreo bolognese rapito ai genitori e allevato a Roma presso il Papa Pio IX. Anna Morisi, la giovane domestica che lo aveva segretamente battezzato, veniva da S. Giovanni. Del resto, a San Żvân nella Cuntrè dal Giâz c’era un tempo la Casa dell’Ebreo …