Di Lucilla Pieralli
(pubblicato autunno 2011)
L’appuntamento sulle erbe di questo autunno volge la sua attenzione su di un albero, comunissimo nelle nostre zone dalla versatilità sorprendente. Si trova vicino ad ogni casa o ruscello e dal suo tronco scuro e contorto escono solo rametti sottili e flessibili a causa della potatura costante che il contadino faceva a questa pianta. I suoi rami diventavano corde e legacci per i covoni di grano, panieri per i funghi, cesti e gorghi, contenitori per il fieno fresco, leggeri e a maglie larghissime per aerare l’erba per i conigli.
Lasciato libero di crescere si alza e fa ricadere verso terra i suoi lunghi rami argentati assumendo il caratteristico portamento piangente. In casa il salix alba o salix purpurea era utilissimo per diverse situazioni, alcune simboliche o religiose, altre confermate dalla moderna fitoterapia, di tipo terapeutico. Di salice si parla fino dai tempi più remoti, legato al pianto dato il suo portamento, veniva spesso associato ai riti funerari. Greci e Romani ne parlavano come di un simbolo di castità tanto che nel medioevo divenne una pianta legata alle donne troppo esuberanti sessualmente, associata al culto della Luna e di conseguenza associata alle streghe, assumendo una connotazione malefica. Ma la sua fama è vasta e variegata a seconda delle aree del mondo, e l’utilizzo pressoché infinito.
In realtà la sua qualità principale è il contenuto di acido acetilsalicilico che si trova in misura diversa nelle foglie, nelle gemme, nei fiori, negli amenti e nella corteccia, che ne contiene la massima concentrazione. Questo acido è il principale componente della vitamina C e deriva dalla salicina che effettivamente combatte la febbre, i reumatismi e le malattie legate all’umidità. Come antireumatico e leggero sedativo il decotto di corteccia di salice bianco è sicuramente un rimedio efficace e alla portata di tutti. Piantiamolo quindi vicino al fossetto, avremo sempre un alleato e un albero splendido da vedere.