PUNGITOPO

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Ruscus Aculeatus, il sempre verde simbolo di abbondanza e prosperità

di Claudia Filipello

(articolo pubblicato nel numero uscito nell’inverno 2014)

Durante l’inverno, nei boschi è facile scorgere tra la vegetazione macchie scure di un colore verde-blu lucido, rallegrate dalle bacche rosso intenso: è il Pungitopo. Un piccolo arbusto sempreverde, molto simile all’Agrifoglio, che spesso forma grovigli impenetrabili, a causa della durezza delle false foglie spinose che portano al centro i fiori. È una pianta poco esigente e si adatta a terreni secchi, calcarei e magri, anche se teme il gelo. Gli antichi Germani lo utilizzavano per onorare gli spiriti del bosco, adornandone le loro case con dei rametti. 

Gli antichi Romani ne celebravano il simbolo di prosperità donandolo come augurio e talismano durante i Saturnali. Questo accadeva nei giorni che precedevano il solstizio d’inverno. La tradizione, rimasta oltre i Romani, vuole lo scambio dei rami di Pungitopo durante la celebrazione della festa di Natale e nell’ultimo giorno dell’anno. Questa pianta, infatti, è simbolo di fertilità, prosperità ed abbondanza per il futuro. La funzione di amuleto s’ispira alla Segnatura o aspetto della pianta: pianta sempreverde e coriacea, munita di spine, evoca una funzione di “difesa” ma anche di durata e di vita eterna. Le bacche rotonde come piccoli cosmi, dal color rosso sangue vivo, celebrano il passaggio dal buio dell’inverno alla rinascita del sole. Infatti a partire dal 21 dicembre, solstizio d’inverno, la luce delle giornate inizia lentamente ad allungarsi. Da qui deriva  l’augurio per un nuovo anno luminoso e felice.

Nella tradizione contadina veniva utilizzato anche per pulire
i camini, per proteggere dai topi i cibi conservati nelle cantine.
Da qui il nome di “piccasorci” o “pungitopo” come è rimasto
nell’uso comune. Altri nomi dialettali riferiti a questa pianta sono: “rusco”, “brusco”, “punziratti”, brusazorzi”, “scope bruschie”, “asparago pazzo”,”sparacin servaggiu”, “spinapulici” ed infine “spinaotopos”.

Dioscoride (medico, botanico, farmacista greco, 40-90 d.C. scrisse un trattato sulle piante officinali che servì da modello per tutti gli erbari futuri) già conosceva le proprietà di questa pianta, fin da allora conosciuta con il nome botanico di Ruscus Aculeatus. Le attuali indicazioni cliniche, per le quali esiste una documentazione scientifica, sono rappresentate dagli stati infiammatori del circolo venoso, linfatico (flebiti, tromboflebiti, linfangiti), dall’insufficienza venosa, varici, emorroidi fino alla cellulite.

A scopo medicinale si utilizzano le radici e il rizoma essiccato che contengono Saponine (molecole di tipo steroide con una funzione terapeutica molto profonda come antinfiammatorio superiore all’Escina, Polifenoli (flavonoidi e tannino che in sinergia con le saponine hanno un effetto terapeutico nella riduzione della permeabilità capillare ed aumentano l’effetto antinfiammatorio), Olio essenziale e fitosteroli.

L’effetto terapeutico quindi, agisce tramite l’aumento del tono della parete venosa con la progressiva scomparsa della sintomatologia legata all’insufficienza: gonfiore alle caviglie, senso di pesantezza cronica, prurito e bruciore tipici delle varici e nelle sindromi post-flebitiche. Pertanto gli estratti della pianta del Pungitopo costituiscono una valida terapia complementare ad un eventuale scelta chirurgica nelle patologie del sistema venoso superficiale (varici, emorroidi).

Può essere assunto, sia per via orale, sia per applicazione locale. Anticamente si utilizzava il decotto di radici; attualmente, vista l’alta efficacia terapeutica della pianta, è consigliabile assumere estratti secchi titolati e standardizzati in saponina oppure estratti fluidi e tinture. Manteniamo quindi l’usanza di scambiarci parole beneauguranti per un nuovo e luminoso anno ma rispettiamo la pianta del Pungitopo nei suoi boschi, perché specie protetta in diverse regioni italiane. Ricordiamone la simbologia donandoci biglietti che lo rappresentano.

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