La celebra MANDRAGORA, tra miti, leggende e sostanze allucinogene

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Di questa solanacea ne esistono di diversi tipi, nel corso dei secoli la sua radice a forma umana ha alimentato innumerevoli credenze 

Di Lucilla Pieralli

(articolo pubblicato nel numero uscito nell’inverno 2017)

Mandragora officinalis, mandragora autumnalis, mandragora vernalis ovvero l’erba-uomo che grida. Non fosse bastata la storia a descrivere la magia della mandragora, oggi anche la scrittrice inglese JK Rowling ci ha messo del suo attraverso il suo Herry Potter. infatti le radici di mandragore di forma umana galleggiano nei vasi dell’aula di botanica disturbando i sonni di molti ragazzini.

Da sempre l’essere umano cerca un’origine materiale alla sua comparsa sulla terra e, sospendendo per un attimo le motivazioni religiose diventa, conturbante sapere che qualcuno nel passato remoto ha sostenuto che l’uomo sia nato attraverso forme intermedie vegetali prima di assumere le attuali sembianze (Lucrezio). Ecco quindi che la radice antropomorfa della mandragora assurge ad antenata dell’uomo. Certo che di fantasia i nostri antenati ne avevano eccome. D’altronde la loro fonte di ispirazione era la natura stessa quindi è logico che una pianta come questa, velenosa, tanto ipnotica da indurre alla follia e per di più con la radice di forma umana, venisse caricata di significati.

L’homunculus del Medio Evo, la radice a forma umana appunto, era una specie di simulacro antropomorfo che veniva vestito con stoffe preziose, custodito, nutrito simbolicamente e seguito con grande cura. Garantiva ricchezza e onori ai possessori, fecondità oltre ad un notevole incremento delle attività sessuali.

Simbolo di fertilità e di erotismo la mandragora poneva però molte condizioni per essere usata: la sua raccolta faceva correre molti rischi e doveva essere fatta in condizioni particolari, pena la morte. L’estrazione della radice doveva avvenire di notte e facendo molta attenzione a turarsi le orecchie con la cera perchè il grido straziante dell’homunculus strappato dalla madre terra poteva uccidere chiunque l’udisse. In compenso, rispetto ai rischi corsi il succo fatto ingerire da terzi avrebbe reso invisibile chi lo avesse offerto. Si raccontano molti bizzarri rituali per lo più legati a streghe e vergini, a sabba infernali orgiastici, matrimoni e riti di fecondità, sopratutto nell’Europa del nord. Usato in tutti i tempi e in tutti i luoghi del mondo, il succo delle foglie veniva utilizzato come soporifero e quindi usato come anestetico nella chirurgia primordiale, allucinogeno nei consessi sciamanici, terapeutico sulla follia.

Ma veniamo ad oggi ed alle reali caratteristiche di questa Solanacea piuttosto tossica. Superfluo dire che non trova più alcuna utilizzazione terapeutica. Contiene alcaloidi come la mandragorina che, in sinergia con gli altri crea un’azione mitridatica e antispasmodica, come la scopolamina che dà euforia seguita da sonnolenza e amnesia, come la giuquiamina che stimola alcuni centri del cervello. Tutte queste azioni , che si ottenevano da dosi terapeutiche del succo delle foglie, combinate tra loro inducevano un abbassamento delle inibizioni che sovente sfociava in comportamenti sessuali disinibiti. Da qui la mandragora assunse in tutte le culture la sua fama di pianta dalle virtù magiche.

Un consiglio; non cercatela nei nostri boschi. Non c’è……

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