La Bologna del SETTECENTO

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Da Palazzo Aldrovandi Montanari all’arco del Meloncello un tour tra le meraviglie che ci ha lasciato l’Illuminismo

Di Gian Luigi Zucchini – Foto di Guido Barbi

Si è tenuta a Bologna, presso il Museo Davia Bargellini, una mostra, piccola ma di suggestivo rilievo. Sono stati esposti, nelle varie sale del museo, abiti maschili e femminili del Settecento veneziano, che peraltro erano assai simili a quelli di Bologna e di altre città del nord.
La mostra offre lo spunto per conoscere e anche scoprire il Settecento a Bologna, secolo che ha lasciato molte tracce ma di solito, tranne alcune, non molto evidenti; tanto che si ritiene poco interessante questo periodo, sia dal punto di vista architettonico che artistico e culturale. Non è così, e il lettore curioso potrà rendersene conto andando in giro liberamente per la città.

 

Palazzo Aldrovandi Montanari

Le facciate da osservare non sono molte, poiché originarie di secoli passati o ricostruite in epoche settecentesche, ma su modelli classici precedenti. Per lo più prevale, nei fastosi palazzi senatori, il gusto dell’arredo e della decorazione barocca, o meglio lo stile detto ‘barocchetto’ o – alla francese – ‘rococò’: ma è evidente soprattutto negli interni, dove mobili, cornici, tendaggi, e decorazioni in stucco arricchiscono le varie sale; oppure negli scaloni d’ingresso, come molto bene viene raccontato nell’articolo di Serena Bersari pubblicato nel numero 48 di questa rivista (Serena Bersari, Bologna, una scalinata dopo l’altra, pagg. 28-30). Tuttavia facciate che subito colpiscono per la loro opulenza ce ne sono in diverse vie della città, che spiccano tra le altre, che solitamente sono di colore ocra o rosso, per l’abbagliante splendore di un bianco perfino eccessivo, tra festoni di riccioli in gesso o stucco, citazioni di frutti e fiori, e altre piacevolezze visive. Uno di questi è il monumentale Palazzo Aldrovandi Montanari (v. Galliera, 8), dove un ampio salone delle feste esibisce sontuosi affreschi di soffici colori e di gradevolissima visione.

 

Dentro Palazzo Aldrovandi-Montanari

Non molto lontana, in via Marconi, si trova la casa dove Luigi Galvani nacque nel 1737. Di originale resta poco, poiché l’edificio fu demolito; ne restò una parte che ora, debitamente restaurata, conserva alcune memorie del noto fisiologo, fisico e anatomista bolognese. A Luigi Galvani è dedicata anche una graziosa statua in marmo, opera dello scultore romano Adalberto Cencetti, collocata nel 1879 nella piazza che ora prende il nome dello scienziato. Un secolo dopo, quindi, ma di così leggiadra fattura che ha in sé tutti i caratteri e le movenze di un lavoro del cosiddetto ‘periodo dei Lumi’ o ‘Illuminismo’. Del resto, sempre nel periodo settecentesco, Bologna ebbe particolare notorietà per la sua Università, poiché, su impulso di quel geniale e coltissimo prelato che fu il bolognese cardinale Prospero Lambertini (poi papa Benedetto XIV), si sviluppano moltissimo le arti e in particolare le scienze. Fu istituita l’Accademia delle Scienze, operante anche oggi e visitabile in sale del cinquecento palazzo del cardinal Poggi, oggi sede dell’Università e dei Musei Universitari (via Zamboni, 33), che conserva tra l’altro ottimi affreschi di Pellegrino Tibaldi; fu pure costruito l’Osservatorio Astronomico detto La Specola (1726), pure visitabile, e l’ampio, scenografico Arco del Meloncello, mentre si laureavano presso l’Università bolognese le prime donne a cui fu consentito il diritto allo studio e all’insegnamento universitario, come Laura Bassi in Scienze sperimentali (1732), Clotilde Tambroni in Lingua Greca, Maria Dalle Donne in Ostetricia, Maria Gaetana Agnesi in Geometria Analitica.

Arco del Meloncello

Nel 1763 fu inaugurato solennemente pure il Teatro Comunale, mentre l’Accademia Filarmonica, nota in ambienti musicali anche europei, diplomava Wolfang Amadeus Mozart ‘maestro compositore’.
Molti di questi luoghi, come si è detto’ sono visitabili, e quindi, chi volesse, nel tempo, farsi un’idea più precisa del Settecento bolognese, potrebbe curiosare tra vie e piazze, e scoprirebbe, per esempio, che in Via delle Belle Arti 42, c’è il Palazzo Bianconcini, dalla bianchissima facciata, purtroppo sfregiata da lerciume grafico e cromatico (fortunatamente, dopo molti appelli, oggi in via di ritinteggiatura e restauro), che annovera interventi di importanti architetti, come Alfonso Torreggiani e Francesco Tadolini, entrambi del Settecento. La facciata inoltre è resa elegantemente suggestiva da un balconcino con balaustra in arenaria di colore chiaro, che Alfredo Testoni, il quale abitò qui dal 1897 al 1916, definiva ‘leggiadrissima terrazza’
Infine, non dovrebbe mancare, per avere un’idea anche soltanto approssimativa del Settecento a Bologna, l’arco del Meloncello, costruito tra il 1714 e il 1732 dall’apprezzato e noto architetto Carlo Francesco Dotti, con probabili interventi di Francesco Bibiena: fastoso e scenografico ingresso al bellissimo portico che porta alla nota basilica, monumentale opera anch’essa del Dotti.

E qui occorrerebbe notare come, vista da lontano, diciamo dalla pianura, quest’opera (portico e chiesa) appare intelligentemente inserita nel paesaggio collinare, poiché sale abbracciando il colle della Guardia e alla sommità si conclude con la Basilica, che è rotonda e non a forma di cubo o parallelepipedo, in modo da inserirsi armonicamente nel paesaggio, tra gli ondulati crinali delle colline che, in un succedersi di quinte naturali, sono come un “magnifico apparato”, nome con cui venivano chiamate nel Settecento le effimere scenografie costruite per eventi importanti.

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