L’inventore della cambiale era solito passare da Pianoro e generalmente soggiornava all’oratorio di Santa Maria del Mileto
di Gianluigi Pagani
Solo poche persone conoscono oggi Francesco di Marco Datini, nato a Prato nel 1335 e morto sempre nella sua città natia il 16 agosto 1410.
Pochi sanno che è stato un mercante italiano, denominato con rispetto “Il Mercante di Prato”, inventore della cambiale (allora chiamata lettera di cambio), possessore di un ricchissimo archivio di lettere e registri, nascosto in una stanza segreta del suo Palazzo e scoperto solo qualche decennio orsono. La sua frase più famosa è stata “…nel nome d’Iddio e del guadagno…”. Secondo alcuni fu anche l’inventore della famosa chiocciola delle email (anche se all’epoca non esistevano ancora) in quanto nella sua corrispondenza commerciale appare spesso il segno della @.
Ha iniziato a commerciare all’età di soli quindici anni, quando, con in tasca i centocinquanta fiorini ricavati dalla vendita di un podere ereditato dal padre, si è trasferito ad Avignone, che stava vivendo il suo periodo più fulgido con il Papato stabile nella città francese. Poi ha fondato società manifatturiere a Barcellona, Genova, Maiorca Pisa, Prato, e Valenza, occupandosi prevalentemente di produzione e commercio tessile. Francesco Datini è morto nel 1410, senza figli, lasciando tutti i suoi beni ai poveri ed istituendo, a tale scopo, il “Ceppo dei poveri”. È stato sepolto nella chiesa di San Francesco a Prato, sotto una lastra tombale, opera dello scultore fiorentino Niccolò di Pietro Lamberti. Durante i suoi lunghi viaggi, passava spesso per Pianoro, dove era solito fermarsi a pregare e dormire nell’Oratorio di Santa Maria del Mileto, oggi situato nella frazione di Carteria di Sesto. All’epoca la Comunità della frazione di Sesto era costituita dalle due parrocchie di Sant’Andrea e Santa Maria del Mileto. Nel 1303 Sesto faceva parte de Quartiere di Porta San Procolo di Bologna e nel 1376 del vicariato della Croara.
Questo edificio viene chiamato dai fedeli “La Chiesuola” o “Cisola”, ed è presente nei documenti ufficiali dal 1116. È la più antica chiesa della Valle del Savena, l’unica non distrutta dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale (insieme alla Chiesa dei Santi Pietro e Girolamo di Rastignano). Nei secoli ha svolto anche la funzione di ospizio per viandanti e pellegrini che attraversavano gli Appennini. Il Comune di Pianoro ha utilizzato per tanti anni la zona della casa canonica retrostante come centro di accoglienza per i primi extracomunitari che sono arrivati in Italia negli anni Ottanta/Novanta, quando la Prefettura di Bologna divideva ai Comuni i singoli arrivi di stranieri. Per tanti anni gli ospiti del primo centro di accoglienza di Pianoro, tutti di fede islamica, pregavano verso il muro della Chiesa, mentre dall’altra parte i fedeli cattolici della parrocchia celebravano la Santa Messa, orientati verso lo stesso muro, dove esiste una pregevole immagine di Maria. Questo affresco è datato 1518 ed è una pala d’altare raffigurante la Madonna con Gesù Bambino e San Giovannino, con ai lati i santi Pietro e Sebastiano.
Per chi volesse approfondire la storia del mercante Datini, può leggere parte del fondo di documenti del Trecento, nascosti in un pozzo nella sua residenza. È stata infatti completata la digitalizzazione dell’archivio con 400mila immagini di documenti contabili e 150mila lettere commerciali che sono consultabili e visibili direttamente da tutti in rete, attraverso il sito internet dell’Archivio di Stato (www.archiviodistato.prato.it ). Per rendere più agevole la consultazione (ovviamente la calligrafia medievale non è immediatamente comprensibile), di oltre 3mila documenti è proposta anche la trascrizione in italiano moderno. Datini è un personaggio storico di transizione tra l’uomo medievale e quello moderno, esempio per eccellenza di imprenditore e commerciante del primo Rinascimento.