IL VISCHIO

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Lo si ritrova in molte civiltà come i giapponesi Ainu e gli africani Valoo. I Celti lo hanno eletto pianta simbolo del solstizio d’inverno. Veniva usato dai Druidi per ottenere infusi e pozioni contro qualsiasi malattia

di Claudia Filipello

(articolo pubblicato nel numero uscito nell’inverno 2016)

Il Vischio, pianta della famiglia delle Viscacee, è presente fin dal periodo dell’ultima grande glaciazione in ogni paese del pianeta Terra ed anche nella nostra Europa. Ha in sé un comportamento biologico straordinario, che continua a stupire la Scienza e contemporaneamente, riflette echi di sacralità presenti fin dalla notte dei tempi. Ancora oggi, infatti, il Vischio è regalato nel suggestivo periodo tra Natale e Capodanno per augurare prosperità e felice futuro in occasione del Nuovo Anno. Dal solstizio invernale del 21 dicembre in poi le giornate si allungano e il Sole “ri-nasce” manifestando Luce sempre più intensa e prolungata. La parola “Natale” indica infatti “il giorno della nascita”. Questo è il momento dell’anno più sacro e spirituale. Anche le piante partecipano a questo rinnovamento.

Osservando la segnatura cosmica delle piante che sfidano il freddo invernale, fra cui appunto il Vischio, si nota come queste presentano molteplici compiti e valenze di carattere terapeutico e propiziatorio. Soprattutto al Vischio viene concesso il dono di maturare col freddo (Natura Antiritmica del Vischio) e di restare sempre verde e fruttificare; acquisisce un colore dorato solo quando si recide e si secca. Per questo motivo i Celti avevano eletto il Vischio, quale pianta simbolo del solstizio d’inverno. Era una pianta molto preziosa nella fitoterapia celtica, tanto da essere ritenuta un essere “animale” e venire associata alla vita di un re o di un capo. Veniva usato dai sacerdoti, detti Druidi, per ottenere infusi e pozioni contro qualsiasi malattia. Il vischio viene ufficialmente menzionato nelle farmacopee verso la fine del secolo scorso, tempo in cui furono scoperti e sperimentati per la prima volta i suoi principi attivi: proteine (viscotossina e lectina), flavonoidi, polifenoli e polisaccaridi, dall’azione anti-ipertensiva.

Molte sono le leggende nel mondo che considerano il Vischio strettamente connesso al cielo e alla guarigione fino a ritrovarlo in molte civiltà come ad esempio presso gli Ainu giapponesi e i Valoo, una popolazione africana. In Europa, le usanze legate al Vischio, sono molto radicate e continuano anche dopo l’avvento del cristianesimo.

Spesso, si parla del Vischio come di una pianta “parassita”: sopravvive “aggrappato” ed ospite su alcune specifiche piante, fra cui la quercia, il pioppo, il melo, il tiglio, la betulla, l’abete e il biancospino. Ma, in verità, ritengo che questo termine sia inappropriato.

La relazione biologica fra il Vischio e l’albero ospitante, ha in sé il senso dell’accoglienza e del rispetto reciproco mettendo in evidenza un processo biologico e spirituale altamente intelligente di “con-vivenza”. Osservando la pianta del Vischio, infatti, si nota che radica completamente abbracciando quella che la ospita e muore se le sue radici sprofondano nella Terra. La segnatura cosmica quindi è di una pianta che non può prendere piede nella Terra, lasciando questo compito all’albero che lo ospita. Il cespuglio a ciuffo tipico del Vischio è quasi sferico, cresce senza alcuna relazione con il senso “verticale” e quindi con la gravità terrestre. Se un seme di Vischio cade a terra, è votato alla distruzione, essendo inadatto a svilupparsi da solo nel suolo minerale. Questo accade perché il Vischio non è una vera e propria creatura della Terra. Secondo gli studi della Medicina Antroposoficai bisogna regredire fino ad un passato molto remoto per ritrovare le forme di esistenza da cui è nato il Vischio: è infatti un’incarnazione anteriore alla Terra. Secondo tali studi il Vischio proviene da una “antica” luna, della quale l’attuale Luna ne è un residuo. Il Vischio quindi perpetua i tratti fondamentali di una forma di esistenza arcaica lunare. Il colore biancastro e lattiginoso delle sue bacche che paiono brillare al buio, contengono un liquido vischioso (da cui il nome vischio) che racconta questa origine.

Gli approfondimenti scientifici suggeriscono ancora una volta la particolarità terapeutica di questa pianta. Fra i principi attivi terapeutici presenti nel Vischio, sono state identificate frazioni protidiche, lectine, licoproteine e tossine (Viscotossine) aventi proprietà antitumorali, immunostimolanti ed antiartrosiche, anche nei confronti di differenti forme di infiammazioni degenerative. I principi attivi possono essere disponibili come farmaci per la terapia antineoplastica, da somministrare solo per via venosa. Le sostanze attive somministrate per via orale sono infatti inattivate dai succhi gastrici; inoltre le foglie ed in particolar modo le bacche, se ingerite, possono provocare vomito, nausea, diarrea fino allo shock. Dosi massicce, se ingerite oralmente, sono quindi velenose e possono causare coma, convulsioni e anche la morte. 

Concludendo, il Vischio è una pianta dalle infinite virtù, più antica della Terra e secondo la tradizione è portatrice magica di vita, guarigione e fertilità. Ricevere in regalo un ramoscello di Vischio, appenderlo all’ingresso di casa, baciarsi sotto ad esso sono atti in cui si perpetua il senso di vita eterna che questa pianta insegna.

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