Le tradizioni popolari della pianura bolognese tra fede, storia e dialetto
di Gian Paolo Borghi
(articolo pubblicato nel numero uscito nell’estate 2018)
La pianura che unisce il bolognese con il ferrarese è patria di artisti non sempre noti al grande pubblico, ma non per questo meno dotati di estro e di creatività. È il caso, ad esempio, del pittore e disegnatore del mondo rurale “Nino” Zagni: scomparso da alcuni anni, la produzione artistica che ci ha lasciato, di chiaro sapore naïf, rivela doti non comuni, impreziosite da grande sensibilità. Nino ha vissuto in una casa sul vecchio ramo del Po di Primaro, che trascina le sue acque senza sbocchi fino alle vicinanze di Molinella. Ha esercitato la sua arte in un modestissimo studio-garage avendo come principale fonte d’ispirazione le campagne e le acque che circondano il suo borgo. Nato nel 1928, ha seguito le fasi sia salienti sia crepuscolari delle vicende contadine, fatte di duro lavoro e di rari, e per questo particolarmente sentiti, momenti di festa familiare e comunitaria. La sua arte, in altri termini, è indiscutibilmente figlia della sua terra e può essere letta pure come efficace rapporto etnografico sulla vita nelle campagne di 70-80 anni fa. Apparentemente connotate di ingenuità, le sue opere ritraggono incisivamente i più disparati aspetti della ruralità, dai paesaggi nelle varie cadenze stagionali agli scorci di paese, dal lavoro nei campi alle tradizioni popolari, dalla vita grama dei poveri questuanti a quella di relazione nelle stalle, dagli animali razzolanti nel cortile ai tanti gatti dei contadini. Il tutto espresso con colori inconfondibili, che bene denotano paesaggi, lavori e luoghi della “bassa”.
Questo amore per la campagna ha favorito a Nino Zagni l’incontro con un altro protagonista dell’universo rurale ferrarese, Guido Scaramagli, grazie al quale ha potuto seguire, tra l’altro, il percorso iniziale del futuro Centro di Documentazione del Mondo Agricolo Ferrarese (oggi conosciuto con la sigla MAF). La sua pittura ha tratto linfa dalla riscoperta di questo mondo che si stava dissolvendo. Le sue opere dai temi autenticamente popolari si trasformano così in efficace apparato iconografico anche per quella sede museale, divenuta con il trascorrere degli anni tra le più importanti nella nostra regione.
Una sua realizzazione, oggi ospitata nella Biblioteca del MAF, illustra, ad esempio, una scena di vita quotidiana ambientata nella cucina contadina. Due anziani sono presso il focolare acceso: l’uomo è seduto e fuma la pipa, mentre la donna è intenta e mescolare la polenta nel paiolo appoggiando il ginocchio al “coppo” che tiene fermo il recipiente e che, al tempo stesso, le impedisce di procurarsi pericolose scottature. Scenari modesti, ma ridondanti di voglia di continuare a vivere con una dignità innata, neppure lontanamente sfiorata dall’indigenza dei tempi.
Altrettanto interessanti sono i numerosi disegni a mezzatinta, di piccolo formato, attraverso i quali Zagni ha illustrato il suo microcosmo contadino tradizionale, parte integrante del suo immaginario e, a volte, implicitamente onirico. Vagamente fumettistici e con sfumature ironiche o caricaturali, questi disegni richiamano alla memoria i suoi esordi artistici, avvenuti attraverso l’arte del fumetto, tra immagine e narrazione.