Le tradizioni popolari della pianura bolognese tra fede, storia e dialetto
Di Gian Paolo Borghi
Lo studio della vita popolare quotidiana può prendere spunti anche da un quaderno scolastico, dal quale si può percepire una visione di fatti e avvenimenti di un tempo visti con gli occhi dell’infanzia. Porto come esempio un quadernetto d’inizio ‘900, appartenente a un’alunna di Argelato, Maria B., che in quegli anni frequentava la terza elementare e stava per sostenere il cosiddetto esame di proscioglimento dall’obbligo scolastico. Oggi potrebbe sembrare un risultato di scarsissimo valore, ma a quei tempi frequentare “le tre classi” (al trèi clâś, come si diceva allora) era un risultato di rilievo, conseguito grazie ai primi progetti di alfabetizzazione di massa che si andavano via via attuando in Italia. Dalle lettura delle pagine di questa scolara di oltre un secolo fa si nota subito la difficoltà espressiva e ortografica nell’uso di una lingua, l’italiano, tutt’altro che di uso quotidiano.
Tra le esercitazioni che la maestra assegnò alla nostra Maria e ai suoi compagni di classe, alcune prevedevano l’uso della forma epistolare per cercare di risolvere problemi di ordine pratico, facenti parte del mondo rurale al quale appartenevano. Gli scritti di Maria, anche se di fantasia, mettono in risalto aspetti quotidiani molto significativi, che stanno tra l’altro a delineare il pronosticabile futuro di chi era costretto a un precoce abbandono della propria condizione infantile. Dobbiamo, inoltre, prendere atto che non era da escludere che in quelle famiglie di un tempo i bambini fossero gli unici non analfabeti e che i genitori fossero sì e no soltanto in grado di apporre la loro firma sulla “carta” e non l’umiliante “croce”.
Nelle due lettere che seguono sono rimarcati i gravi problemi esistenziali che costringevano molti genitori (in prevalenza di condizione bracciantile) a mandare i figli maschi a “fare i garzoni” dai contadini e le figlie femmine a “servizio” presso famiglie abbienti della città o dei dintorni:
Caro fratello…
Ai da sapere che adesso siamo nella stagione di Primavera, e cominciano i lavori grandi e il babbo e lo zio conoscono che non ci riescono e quindi ti scriviamo a te se domandi la licenza al tuo padrone di venire a casa entro questo mese. Avvisa subito il padrone e intanto che trovi un altro nuovo. Ti salutiamo tutti in familia.
La tua sorella B… Maria
Egreggia Signora,
O’ già avuto il prosioglimento della terza classe elementare, e i miei genitori non anno più denari da potermi passare avanti collo studio, e sono bisognosi di me. Quindi le scrivo a lei se mi fa il piacere di trovarmi una famiglia per andare a servizio che sia della gente buoni e poco da lavorare. Quando à trovato il posto mi faccia il piacere di scrivermi e dirmi quanti sono in famiglia e i lavori che ci sono da fare. La riveriamo tutti e la ringraziamo anticipatamente.
Mi firmo e mi dico la sua B… Maria
In questa lettera, Maria ha bene presente il lavoro di tessitura effettuato dalle donne di casa e la dote che ogni ragazza da marito doveva possedere:
Cara cugina,
abbiamo saputo che ti fai sposa e la mamma a cinquanta metri di tela piotosto fina, e avendo bisogno di venderla incarica quindi me a scriverti a volerla acquistare. Per la tua dote da farti della camicia sia delle mutande. La mamma tela darà ameno prezzo. Se la prendi mandamelo a dire. Addio ti salutiamo e ti auguriamo un felice matrimonio
la tua cugina Maria
Perfino la ricerca di un libro di lettura poteva essere problematica in un ambiente di miseria e di elevato analfabetismo:
Cara cugina,
La signora Maestra mi raccomanda di legger molto ma io all’infuori del libro di lettura che o già letto più volte, non ne posseggo altri. Quindi ti prego te a prestarmine qualcheduno perché so che tu ne sei ben provista. Fa certa che non telo insudicero e non lo rompero; perché apena ò letto e o studiato qualche raccontini te lo mando subito.
Addio sono la tua cugina Maria.
Anche soltanto da questi pochi esempi si possono cogliere frammenti della tutt’altro che facile vita di tutti i giorni nelle nostre campagne di un tempo. Di fronte all’evidenza di questi scritti apparentemente ingenui, faccio molta fatica a provare nostalgia per un certo passato…
Mentre sto completando il periodico appuntamento con i lettori di questa rivista, apprendo di una lodevole iniziativa del Comune di Castello d’Argile: l’allestimento di un’aula d’epoca nelle locali scuole primarie in via di ristrutturazione.
Chi avesse materiali d’epoca da donare, può rivolgersi alla biblioteca di quel Comune: 051.6868882.