Barba Nera e altri LUNÈRI

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Le tradizioni popolari della pianura bolognese tra fede, storia e dialetto

di Gian Paolo Borghi

Gli almanacchi, i calendari e i lunari sono l’ultimo residuo di quella produzione a stampa che costituì per secoli l’unica fonte culturale del mondo popolare, assieme ai “fogli volanti” dei cantastorie e a pochi romanzi e opuscoli di storie e avventure come I Real di Francia e Il Guerin Meschino. Divulgati dai pochi contadini non analfabeti, i contenuti degli almanacchi e dei lunari, in particolare, offrirono alla realtà delle campagne la possibilità di apprendere nozioni elementari su diverse discipline quali l’agronomia, la meteorologia, la storia e la letteratura.

Non tutti sono a conoscenza che anche nell’odierna epoca dei social questa forma editoriale mantiene un suo pubblico affezionato. Fino a qualche decennio fa, lunari, calendari e almanacchi venivano comprati soprattutto ai mercati dai venditori di “leopardiana” memoria e dai cantastorie. Da tempo la loro distribuzione è affidata alle edicole.

L’almanacco più noto nelle nostre campagne era il Barba Nera bolognese (“Il girasole ossia orologio celeste”, in seguito “Almanacco Cattolico”). La sua prima edizione, secondo la Fondazione Barbanera di Spello (Perugia), risale al 1796. Stampato per diversi anni del secolo scorso dalla Tipografia Parma di Bologna, aveva quella forma distributiva che ho appena precisato e riportava le indicazioni delle fasi lunari, il calendario delle fiere e dei mercati, i consigli per gli agricoltori e le previsioni meteorologiche per tutto l’anno. Sulla sua inconfondibile copertina rossa compariva, in cornice tipografica, un uomo dalla lunga barba nera che indossava un abito di antica foggia ed era circondato da stelle e da una cometa.

Dal 1970 questo almanacco petroniano ha cessato le pubblicazioni e diversi lettori dei nostri paesi lo hanno sostituito con il più noto Barbanera o Barba Nera (“Lunario dell’astronomo degli Appennini”), che si stampa nell’umbra Foligno dal 1762 ed è a diffusione nazionale. I suoi contenuti non si discostano molto da quelli un tempo pubblicati dal Barba Nera bolognese, ma si presenta anche sotto forma di calendario e di agenda di casa (un tempo era anche in foglio) e pubblica un nutrito elenco di fiere e mercati in Italia. 

Nel corso degli anni un suo preciso ruolo lo ha assunto, sempre a diffusione nazionale, anche il Lunario di Frate Indovino, fondato da Padre Mariangelo da Cerqueto, giunto quest’anno alla sua 76ª edizione. Edito anche come almanacco e calendario da tavolo, riporta notizie, divagazioni, consigli vari, proverbi, ricette di cucina e tanto altro.

Per sopperire alla mancanza del Barba Nera bolognese, dal 1979, il cantastorie Marino Piazza, ovvero “Piazza Marino, il poeta contadino”, realizzò il Lunario Bolognese, curato in seguito dal figlio Giuliano e attualmente dal nipote Marco. Con la rossa copertina e il disegno di un uomo barbuto, richiama alla memoria il suo glorioso “avo”. I contenuti dell’almanacco rispecchiano i canoni tradizionali, previsioni meteorologiche comprese, ma osserva attentamente anche il presente e, soprattutto, rende omaggio al dialetto e alla cultura popolare bolognese pubblicando zirudèle, canzoni e testi da cantastorie. 

Ricordo, infine, un foglio murale che ancora oggi viene diffuso nelle nostre campagne, il Calendario di S. Antonio Abate. Per anni stampato dalla Ditta Oliva di Bologna, in passato veniva offerto dal parroco in occasione della benedizione delle stalle, il 17 gennaio di ogni anno, giorno in cui si celebra il Santo degli animali. Questo calendario veniva e viene tuttora affisso nelle poche stalle tradizionali ancora attive oppure alla porta delle cucine delle case coloniche. 

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