In Appennino si chiama Formentone, è stato portato in Europa da Cristoforo Colombo. Nella cultura contadina polenta faceva rima con povertà ma l’infuso di barba del mais è un toccasana nella prevenzione delle cistiti
di Lucilla Pieralli
(articolo pubblicato nel numero uscito nell’estate 2014)
Già solo nel nome ci sono indicazioni che raccontano l’origine lontana di questa meraviglia della natura. Zea mays, per assonanza a Zeus il Dio degli Dei, per il colore del sole, per la provenienza dal Nuovo Mondo, granoturco perché è di origine non cristiana, quindi “turca”; formentone come grosso chicco di frumento. Queste sono solo alcune delle interpretazioni fatte da popoli affamati appena usciti dalla dimensione medievale.
Immaginare la sorpresa dei contadini del 1500 che vedevano crescere vigoroso nei loro campi questo strano aggeggio e ricavarne cibo in abbondanza non è facile ancora oggi. Cristoforo Colombo sconvolse anche la cultura nutrizionale dell’epoca, non solo quella geografica, e insieme al saccheggio dei preziosi e degli ori portò in Europa almeno tre elementi botanici che sconvolsero le abitudini alimentari e le patologie da carenza ad esse legate, quindi le malattie collegate: patata, pomodoro e mais .
Presto, il grano prodotto con tanta fatica venne sostituito dalle più facili coltivazioni di mais, nelle tavole il pane perse spazio a favore della polenta creando però scompensi drammatici. La pellagra, la malattia che derivava dalla carenza di vitamine del gruppo B assenti nella farina di mais, si manifestava con la devastante perdita di pezzi di pelle sulle mani e sul collo, diarrea, calo di peso e demenza a causa di problemi neurologici.
Oggi per fortuna la polenta di mais è diventata una ghiottoneria, non un bisogno e la si associa sempre a piatti gustosi e fortemente proteici, carni e formaggi, compensando così le carenze. Ma Zea Mays a noi interessa per un altro aspetto, quello erboristico e non è il chicco ma la barba l’elemento da prendere in esame. Ebbene, la barba del mais raccolta sulla pianta fresca ed essiccata successivamente è uno dei principali diuretici che la natura ci offre.
Gli stimmi essiccati, in infuso sono indicati nelle calcolosi perché facilitano l’eliminazione degli ossalati, dei fosfati e degli urati e sono indicati nelle cistiti. Ovviamente si usano a scopo preventivo e non a malattia conclamata per cui ci si deve avvalere solo e soltanto del medico. L’infuso ha anche lo scopo di far bere molto e una manciata di stimmi essiccati messi in infusione in un litro d’acqua per mezz’ora ci obbliga a bere nell’arco della giornata più acqua di quanto ne berremmo abitualmente. L’aggiunta di un po’ di menta e di qualche scorzetta di agrume renderà la bevanda più gradevole.
Quindi nell’armadietto della nostra erboristeria di casa non facciamo mancare un bel barattolo di barba di mais, e quando mangiamo una buona polenta rustica integrale con il cinghiale o col buon formaggio, pensiamo che la tradizione è sì affascinante, ma nel passato ci sono state anche tragedie remote ma da non dimenticare.