Origine e caratteristiche del fiore del freddo che spunta quando finisce l’estate. Attenzione a non confonderlo con lo zafferano
di Claudia Filipello
(articolo pubblicato nel numero uscito nell’autunno 2018)
Ad ogni autunno, nell’emisfero settentrionale, la luce e la temperatura diminuiscono, incoraggiando gli alberi a prepararsi per l’inverno. Ovunque è uno sfoggio spettacolare di colori: le foglie precedentemente verdi passano a brillanti tonalità di giallo, arancio e rosso, assumendo sfumature pacate che riconducono alla Terra. Le foglie cadono ed il loro ritornare verso le radici che le hanno generate ha in sé un significato simbolico che mi ha sempre silenziosamente emozionato. Questo movimento evoca il ciclo vitale dell’eterno ritorno, che è anche il ciclo vitale dell’esistenza di un essere umano. Nei boschi, come anche nei giardini, iniziano ad accumularsi le foglie secche, ma contemporaneamente si possono scorgere i fiori autunnali che portano nuova vitalità. Passeggiando è possibile scorgere a bordo strada, nei prati falciati, nelle schiarite boschive e nelle scarpate di argini fluviali, il fiore del Colchicum Autunnale che ha la sua appartenenza alla famiglia delle Liliacee, è una pianta erbacea, fornita di bulbo o tubero. Il termine Colchicum deriva dal greco Kolchikòn che significa “originario della Colchide” regione dell’Asia Minore, parte occidentale dell’attuale Georgia, anticamente considerata il regno della magia e dei veleni, legato alla leggenda di Medea.
Furono i i Fenici e gli Etruschi, in tempi assai remoti, i primi conoscitori delle virtù fitoterapiche di questa vivace liliacea, che con la sua tardiva fioritura, scandisce l’incessante divenire della stagione fredda e dei ritmi umani ad essa collegati. La moderna farmacognosia prende in esame il solo uso dei semi (Colchici Semen F.U.) rinnovati annualmente, poiché più stabili nella concentrazione dei principi attivi e soprattutto, nelle proporzioni degli stessi che risultano più costanti fra i vari componenti del fitocomplesso. Colchico ha una spiccata azione analgesica, antinfiammatoria, particolarmente utile nel sedare i dolori acuti degli eccessi gottosi. Viene utilizzato inoltre, nei dolori reumatici, artritici, in certi tipi di epatiti croniche e nelle nevralgie in generale. Ricerche moderne dimostrano proprietà antiallergiche, antivirali ed antipiretiche, oltre che confermare le già note proprietà prima evidenziate, la cui conoscenza risale fin dalla notte dei tempi. La massima fioritura del Colchico avviene in coincidenza con la festa post-equinoziale di San Michele, il 29 settembre. Emblematicamente questo tempo segna il passaggio della stagione luminosa a quella autunnale, presagendo l’arrivo dell’inverno. Per questo motivo il Colchico è anche conosciuto con il nome di Michelini o Settembrini oppure Fiore del freddo o Fior dell’inverno.
Fin dall’antichità Colchico è impiegato nella medicina popolare come rimedio principe dei dolori di origine gottosa e reumatica, pur dovendola trattare con proverbiale cautela poiché la pianta è fortemente tossica. Come spesso accade per i princìpi dotati di tossicità, la dose terapeutica è molto vicina a provocare uno stato di avvelenamento che può avere talvolta conseguenze mortali. Per questo motivo i preparati a base di Colchico (come per esempio la Tintura ottenibile dai bulbi o la Colchicina pura, intesa come specialità farmacologica) sono impiegati a dosi obbligatoriamente controllate, per brevi periodi, solo in caso di integrità e di regolare funzionalità dei reni e dell’intestino. Il suo consumo quindi, è da ritenersi non privo di rischi e deve essere somministrata sotto stretto controllo medico e/o da parte di professionisti. Ricordo infatti che il Colchico infatti, è anche conosciuto con il nome di Zafferano matto e Zafferano bastardo evidenziando con ciò la somiglianza con lo Zafferano (Crocus Sativus L.), ad uso alimentare; essi infatti, si somigliano in alcuni aspetti ma si differenziano in altri, fra cui la stagionalità ed i luoghi in cui crescono.
Quali le differenze tra il finto zafferano, che se assunto, può essere mortale e lo zafferano commestibile? Il ColchicoAutunnale presenta petali di colore lilla delicato, con un numero pari a 6 di pistilli (o stami) dal colore arancione. Mentre il numero dei pistilli presenti nel fiore dello Zafferano o Crocus Sativus è pari a tre e presenta degli stami dal colore arancio acceso e petali più rotondeggianti di un viola più acceso rispetto al Colchico. Concludendo, prima di raccogliere qualsiasi pianta per uso alimentare o terapeutico, della cui identità non si è sicuri, è in certi casi vitale documentarsi e/o rivolgersi ad esperti.