Il diario del bersagliere Domenico Gamberini da Frassincò, medaglia d’oro al valor militare conquistata sulla Trincea delle Frasche. Tra assalti all’arma bianca, fame, gelo e trincee emerge uno spaccato della vita nell’Appennino del primo Novecento
di Filippo Benni
(articolo pubblicato nel numero uscito nell’inverno 2014)
Un libro su uno dei più grandi drammi del Novecento, ma anche sulla vita contadina nell’Appennino bolognese che nella prima metà del secolo scorso ha dovuto combattere la fame e la marginalità. Parliamo di Eravamo sulla linea del fuoco, il diario di un montanaro spedito al fronte durante Prima Guerra Mondiale, scritto postumo dal figlio Angelo Gamberini con la collaborazione della sorella Alma.
Un libro di ricordi quindi, redatti però con un estremo rigore storico e dopo tantissima ricerca e tantissimi chilometri percorsi lungo lo Stivale, a cent’anni di distanza dai tragici avvenimenti, per scovare qualche traccia del passaggio del padre, il bersagliere Domenico Gamberini da Frassincò, piccolo frazione del Comune di Monghidoro, classe 1892, scomparso a Monzuno alla soglia dei novant’anni.
Angelo, ex direttore dell’Ufficio di Stato Civile del Comune di Bologna oggi in pensione, in gioventù ne raccolse i tragici racconti e, dopo aver spulciato gli archivi militari di tutta Italia, dopo tante telefonate per cercare di dare un nome preciso e un volto ai tanti uomini descritti dal padre (tra i quali anche graduati che nel tempo fecero carriera politica, chi nel Regime fascista chi nella Costituente), nel 2012 ha deciso di mettere tutto nero su bianco e dare alle stampe un volumetto di 110 pagine in cui ne racconta le gesta.
A volte eroiche, come nel caso del racconto dell’assalto alla Trincea delle Frasche che fruttò al bersagliere una medaglia di bronzo al valor militare, a volte leggere, come il racconto del padre che proprio sotto le armi impara ad andare in bicicletta, quasi sempre drammatiche.
“Una finestra finalmente aperta sul legame del territorio bolognese con quel conflitto bellico tanto drammatico quanto lontano dal nostro immaginario collettivo”, spiega lo storico Giacomo Bollini che nella prefazione, per dare una dimensione alla drammaticità di quella guerra, ricorda che un emiliano-romagnolo su sei prese parte alla guerra. In totale, nel Regio esercito italiano, tra fronte, retrovie e uffici, presero servizio ben 470 mila uomini della nostra regione su poco meno di 3 milioni di abitanti censiti nel 1911. Complessivamente, durante durante il conflitto morirono ben 23 milioni di morti e si contarono altrettanti feriti. “Ad Angelo e Alma – riconosce nella presentazione del volume il presidente del Gruppo Studi Savena Setta Sambro, Daniele Ravaglia – il merito di aver speso tempo e passione nella ricerca storica per salvare dall’oblio sia il dramma sia lo spaccato quotidiano di un mondo che oggi sembra Preistoria ma che in realtà è lontano solo qualche decina d’anni”.