Un graffito nella memoria

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Nel 1913 fu inaugurato lo Sterlino, terza “casa” del Bologna dopo Prati di Caprara e Cesoia. Nell’anniversario, è nata l’opera del writer Rusty che ricorda l’impianto con il campo che andava in discesa

di Marco Tarozzi

Sono passati centodieci anni, l’Italia ha attraversato due guerre mondiali, una dittatura, il boom economico, gli anni di piombo, quelli “da bere” e quelli che ci siamo bevuti insieme alle nostre speranze. Il mondo ha un aspetto completamente diverso e non sempre rassicurante. Ma da queste parti c’è ancora qualcuno che sa aprire il baule delle passioni, e ha deciso di rispolverare quel 30 novembre 1913 e dargli una mano di colore. Quello fu un giorno di festa, per la città: veniva inaugurata la nuova “casa” del Bologna Football Club dopo lo sfratto dal campo della Cesoia, dove stava nascendo il quartiere della Cirenaica. Il presidente rossoblù Rodolfo Minelli, vulcanico e lungimirante, aveva immaginato il futuro in località Ragno, fuori porta Santo Stefano, su un terreno che scendeva dalla sontuosa Villa Ercolani. E ricordatevi questa parola: scendeva, particolare non secondario. In meno di un anno era nato lo Sterlino, il più bel campo da “football” dell’epoca, in Italia, e quel giorno di fine novembre il letterato e poeta bolognese Giuseppe Lipparini, nella sua elegia gli augurò lunga vita, lasciando poi che la signora Sbarberi, dama della Bologna-bene, “varasse” l’impianto alla maniera dei grandi transatlantici, frantumando una bottiglia di champagne contro il palo di una porta. Del resto, la nobildonna non era una presenza casuale: Minelli, imprenditore nel ramo dei liquori, notissimo in città, era un pioniere di quello che oggi chiamiamo “marketing”; per lui naturalmente i risultati contavano, ma era convinto che anche il “contorno” andasse curato, e che la passione dovesse essere alimentata e incanalata. Aveva intuito le potenzialità di quel gioco nato in Inghilterra, sapeva che quelli che correvano dietro al pallone non erano poi così matti, pubblicizzava il “prodotto” e per gli appuntamenti casalinghi del Bologna allo Sterlino decise che per le donne l’ingresso doveva essere gratuito, per conquistarle alla nuova disciplina.

MEMORIA. Quelli che oggi ricordano sono i soci di “Percorso della Memoria Rossoblù”, animi creativi che hanno regalato progetti di immenso valore culturale, legati alla storia del calcio e del Bologna. Furono loro, due anni e mezzo fa, a progettare un grande murale da creare in via Paolo Fabbri, a ridosso dei binari della ferrovia Veneta, dedicato proprio al campo della Cesoia: in quell’occasione coinvolsero con un crowdfunding ottanta tifosi sostenitori (i cui nomi restano incisi su una targa accanto all’opera) e affidato la realizzazione ad uno dei più noti writers italiani, il bolognesissimo e tifosissimo rossoblù Rusty, al secolo Massimiliano Landuzzi. Ed ora anche lo Sterlino, scomparso nel 1969 per lasciare il posto all’impianto voluto dal Coni, ha il suo “muro che parla”, e racconta una storia durata soltanto quattordici anni, ma che contiene tutta la gloria dei primi successi del Bologna.

SOSTEGNO. Le tappe di avvicinamento hanno ricalcato quelle dell’iniziativa di due anni fa. Per la realizzazione dell’opera è stato lanciato un progetto di crowdfunding sulla piattaforma “Produzioni dal basso”, con alcuni step che assicurano a chi ha aderito un ricordo indelebile della partecipazione: con una donazione di 10 euro si ha diritto alla cartolina celebrativa del murale che festeggia i 110 anni dello Sterlino, con 20 euro c’è la possibilità di vedere il proprio nome sulla targa apposta accanto all’opera, proprio come accadde alla Cesoia. Chi ha devoluto 50 euro alla causa della memoria rossoblù ha ricevuto anche una delle illustrazioni originali prodotte da Tommaso Guaita, notissimo autore e graphic designer, raffiguranti cinque grandi campioni della storia del Bologna. Anzi sei, perché una delle immagini raffigura, insieme, Kennet Andersson e Klas Ingesson, mentre le altre sono dedicate ad Angelo Schiavio, Eraldo Pecci, Roberto Baggio e Carlo Nervo.

SUGGESTIONI. Nel murale di Rusty non mancano i riferimenti a quei quattordici anni vissuti intensamente, ai primi grandi campioni rossoblù, tra cui Angelo Badini, che fu anche un vero e proprio “allenatore in campo” e grande scopritore di talenti in sboccio, a cui lo Sterlino venne intitolato dopo la prematura scomparsa. Senza dimenticare che quel gioiello era il campo ufficiale del primo Bologna tricolore, quello della stagione 1924-25 e dei cinque spareggi da “dentro o fuori” col Genoa. Tra le ispirazioni c’è una vecchia locandina dell’epoca, che invitava i bolognesi alla prima partita ufficiale della squadra rossoblù nella nuova “casa”, e raffigurava un giovane calciatore, indicando anche il tram con cui si poteva raggiungere la località Ragno: la linea, allora come oggi, era la numero 13.

IN PENDENZA. Lo Sterlino fu il primo campo “vero” del Bologna, perché ai Prati di Caprara era già tanto aver trovato un terreno su cui sfogare la passione di quei “màt chi còren drì a la bàla”, e la Cesoia aveva sì le prime recinzioni, ma niente tribune e poco spazio per i primi appassionati. Era un impianto pensato per la solennità, con le enormi colonne che all’ingresso reggevano il nome della società, colorate in rosso e blu. Ma era anche unico, perché il terreno di cui si diceva, quello che scendeva da Villa Ercolani, non si poteva spianare. Così, allo Sterlino si andava “in discesa”: dalla porta a monte a quella a valle il dislivello era evidente anche a occhio nudo, quasi un metro. E questo diventò un vantaggio per il Bologna: nel dopoguerra, dopo la ricostruzione, e fino all’avvento del Littoriale, quel campo restò un fortino quasi inespugnabile: il Bologna ci avrebbe giocato 85 partite di campionato, vincendone 72 e perdendone soltanto tre. Nel 1921 fu intitolato al primo vero campione della storia rossoblù, Angiolino Badini, leader in campo e maestro per i più giovani, morto prematuramente per una setticemia fulminante. A far finire il “giochetto” del dislivello fu la Spal, con un ricorso alla Figc del 1923 che costrinse il Bologna a sistemare le cose nel campionato seguente.

Le donne entravano gratis

TRAMONTO. Lo Sterlino si lasciò alle spalle i danni della prima guerra mondiale grazie al nuovo presidente, Cesare Medica, e a un’operazione di azionariato popolare ante-litteram, con la costituzione della Bologna Sportiva. La nuova tribuna in cemento armato aveva la prima “terrazza pensile” d’Italia, sulla quale si saliva a prezzi ridotti rispetto a quelli dei posti… coperti. Ma gli appassionati continuavano a crescere, ancor più dopo lo scudetto del 1925, e Leandro Arpinati, bolognesissimo presidente della Figc, pensò a qualcosa di decisamente più sontuoso. Il Littoriale nacque a tempo di record (inaugurato il 26 ottobre 1926, prima partita ufficiale Italia-Spagna del 29 maggio 1927),e  così il “gioiellino” voluto da Minelli diventò per diverso tempo la casa del rugby, servì ancora al Bologna per gli allenamenti della prima squadra, ma nel 1969 fu definitivamente abbattuto per far spazio al nuovo centro sportivo del Coni. Era lo stadio più elegante d’Italia, ma tutta quella bellezza brillò soltanto per tredici anni.

CALCIO IN ROSA. Da oggi, dunque, anche lo Sterlino rivive sul muro che costeggia l’impianto, grazie all’arte di Rusty. Ma le idee dell’associazione “Percorso della Memoria Rossoblù” non si fermano qui e c’è un altro progetto in cantiere: il prossimo murale sarà infatti dedicato al Bologna femminile, che nella stagione 1967-68 conquistò il tricolore nel primo campionato di calcio “in rosa”. E Rusty lo eseguirà con particolare trasporto: sua madre, Fiorella Cavalli, era una delle “pioniere” che facevano parte di quella squadra indimenticabile.

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