Un anno dopo aver vinto la prima cintura continentale, venerdì 11 aprile a Ferrara l’infermiera di Bologna difende il suo titolo europeo. La sua bellissima storia raccontata da Marco Tarozzi sul numero uscito nell’estate 2024
La storia di Pamela Malvina Noutcho Sawa, che di mestiere fa l’infermiera al pronto soccorso dell’ospedale Maggiore, e per prepararsi al meglio consuma interi periodi di ferie ogni volta che si avvicina un appuntamento importante, ha i contorni di una favola. Nata in Camerun, è arrivata in Italia all’età di otto anni, «con i sogni di qualunque bambino che vede alla televisione un mondo che gli appare magico, in cui a fine anno arriva Babbo Natale a portarti regali e la vita sembra più colorata di quello che è in realtà». Perugia, dove papà aveva trovato lavoro come operaio, è stata la prima tappa. A Bologna è arrivata per studiare all’Università e diplomarsi in Scienze Infermieristiche, ma la strada del pugilato l’ha incontrata per caso. «Facevo un tirocinio al Beltrame, un centro per persone senza fissa dimora. Lì accanto c’era una palestra dove si praticavano boxe, muay thai e yoga. Ho iniziato un corso, senza essere particolarmente innamorata del pugilato, come tanti lo consideravo uno sport aggressivo. Mi piaceva la pallavolo. Pian piano sono cresciuta, più vincevo combattimenti e più mi impegnavo a curare i dettagli».
ITALIANA. Nel viaggio, due “sliding doors” importanti: l’incontro con la Bolognina Boxe e i suoi maestri, Franco Palmieri e Alessandro Danè, e la proposta, nel 2020, di passare al professionismo, dopo aver vinto il titolo tricolore tra i dilettanti. E sullo sfondo la necessità di vivere i propri impegni secondo quel senso di giustizia che l’ha sempre ispirata. Pamela era al vertice del panorama dilettantistico nella sua categoria, ma non poteva vestire i colori della Nazionale, non avendo cittadinanza italiana. Tutto è cambiato nell’agosto del 2022, quando è stata ricevuta in Comune dal sindaco Matteo Lepore, che l’ha ufficialmente dichiarata cittadina italiana. Lei ha combattuto, per questo traguardo, ma senza alzare la voce e facendo semplicemente al meglio quello che sa fare. «Quel giorno, che per me è stato bellissimo, in molti mi hanno chiesto se mi sentissi un esempio. Ho risposto di sì, che altro avrei potuto fare? Ma non mi ci sento perché ho fatto una buona strada nel pugilato, o perché durante la pandemia ho cercato di dare il meglio nel lavoro che mi sono scelto. Io spero di essere un esempio perché nella vita sono riuscita a fare quello che mi appassiona. Per chi sta lottando per avere la cittadinanza italiana, il vero esempio sono gli operai che da vent’anni lavorano in questo Paese, con coscienza e partecipazione. E poi, io non credo che la cittadinanza sia una questione di “merito”, ma piuttosto un diritto di chi ha seguito un certo percorso dal momento che è arrivato in Italia».
FAMIGLIA. Alla riunione dello scorso aprile, quando Pamela ha dimostrato di valere ribalte continentali, c’era tutta la sua famiglia “allargata”. Genitori, parenti, ma anche tanti amici, i nuclei familiari sotto sfratto con i quali ha scelto di condividere quegli attimi di felicità e la festa che ne è seguita. E naturalmente quelli della Bolognina Boxe: Franco Palmieri e Alessandro Danè, due che hanno alle spalle una lunga esperienza nell’insegnamento della disciplina, erano visibilmente commossi. «E io con loro. In quella palestra ho trovato davvero una seconda famiglia. Abbiamo combattuto insieme, quando c’è stato il rischio di ritrovarsi in mezzo a una strada, e per non vanificare un lavoro anche socialmente importantissimo ci siamo ritrovati ad allenarci anche in un parco. Il titolo Ebu Silver non è stato soltanto una mia personale conquista, ma un traguardo che abbiamo raggiunto tutti insieme. Siamo partiti dalla Bolognina, dalle case popolari, da uno sgabuzzino nel 2017 e in quella serata magica di aprile abbiamo radunato 2400 persone, appassionati che hanno riacceso un palazzo che ha fatto la storia del nostro pugilato. Sì, a guardarla da fuori sembra davvero una bella favola, ma noi sappiamo bene quanti sacrifici ci sono voluti per scriverla»..
SIMBOLO. Il ricordo di quella serata trionfale sarà benzina per tutto quello che verrà. «Pamela, portaci in Europa», è stato il mantra di tifosi speciali, che come lei vivono l’orgoglio di una periferia capace di generare campioni e rinascita sociale. E questa regina di coraggio e passione si è battuta per loro, con quello spirito da attaccante pura che si porta dietro dal primo giorno in cui è salita tra le corde di un ring. «A dire il vero, all’inizio della carriera tendevo ad essere attendista, ma poi ho quasi sempre incontrato avversarie più alte, mobili sulle gambe, e ho imparato ad andarle a cercare sul ring: sto loro addosso, colpisco sotto, cerco l’incontro ravvicinato. Così è stato anche con la Barker Porter, e in qualche modo credo di averla sorpresa».
ROBA DA GUINNESS. Pamela sa come fare, e godersi la favola per lei non significa prendere sottogamba il futuro. Ma già così sente di non aver mai percorso una strada solitaria. «Devo ringraziare tutti i ragazzi che mi hanno aiutata in palestra e i miei istruttori. Non mi sembra vero essere così coccolata dalle istituzioni, Regione, Comune e Coni, e di aver firmato un contratto biennale da testimonial di Emil Banca. Non me lo aspettavo, non era scontato ed è stato un gesto bellissimo». Pensandoci, anche le operazioni di peso alla vigilia della sfida per l’Ebu Silver sono da Guinness dei Primati: mai successo che si svolgessero nella sede di un istituto bancario. «Il fatto è che siamo vicini a un percorso di nascita e crescita che premia lo sport popolare», ha spiegato il direttore generale Matteo Passini. «La Bolognina Boxe ne è esempio nobile, e Pamela è una grande interprete di questo messaggio. Le siamo vicini, la apprezziamo anche come persona, per noi è un simbolo nel nostro impegno per il sociale e per la parità di genere».