Chiamata anche Tussilago Farfara ha proprietà sedative, emollienti e fluidificanti della tosse. A livello dermatologico ha proprietà antisettiche, astringenti e favorisce la cicatrizzazione di ferite e ustioni
di Claudia Filipello
(articolo pubblicato nel numero uscito nell’inverno 2018)
Il nome latino “Tussilago”, composto dai termini “tussis” (tosse) e “ago”(io faccio), assume il significato di “spingere via”, “scacciare” ed è una fedele trasposizione delle locuzioni greche “bex” ed “eimi” in relazione alle proprietà tossifughe della pianta. Dioscoride, medico, botanico e farmacista del primo secolo dopo Cristo, lo raccomandava “per coloro che non riescono a respirare se non stando in piedi”. Il nome “Farfara” o “Filiu Ante Patrem” ha un’accreditata origine pre-latina, probabilmente etrusca o sabina e lo si pone in relazione alla forma delle foglie che ricordano lo zoccolo del cavallo o quello del mulo. L’appellativo di Farfara o Filius Ante Patrem cioè “il figlio precede o è davanti il padre”, sta a significare che i suoi simpatici capolini gialli, simili a quelli del Tarassaco, compaiono prima delle foglie, al terminar dell’inverno e che tra le due espressioni vitali (fiore e foglia) esiste un periodo di latenza. Madre Terra, infatti, ha affidato a questo essere vivente una segnatura genetica e simbolica paradossalmente sovvertita: ma è veramente il figlio a precedere il padre oppure è il tardivo incedere paterno a trattenere oltre misura il figlio, fino a costringerlo a disertare la puntuale emancipazione floreale? In verità la pianta della Farfara trattiene e reprime in sé la copiosa fioritura autunnale per non compromettere la formazione dei suoi frutti, che al preannunciarsi del freddo invernale, non troverebbero certo condizioni germinative adatte per crescere. Se pronunciamo il nome “Tussilago” e lo poniamo in rapporto con lo stato patologico che rievoca questo nome e cioè la tosse, atto fisico di “espulsione”, possiamo notare numerose similarità fra la pianta e questo disagio. La tosse infatti, intesa come tentativo di liberare quanto trattenuto e accumulato durante i tempi freddi dell’inverno (umori vischiosi, muco e catarro bronchiale), rappresenta la capacità del nostro sistema polmonare di “rendere libero” il respiro. Allo stesso modo la Farfara si comporta nei confronti delle sue vischiose mucillagini, condensate nel fiore in procinto di deflagrare in uno scoppio liberatorio. Le gonfie gemme fiorali infatti, che sono poste nell’ascella della foglia oramai appassita, si comprimono al massimo durante la stagione fredda per poi esplodere con aurea fluorescenza ai primi timidi respiri primaverili. Fin dai tempi lontani ai fiori della Farfara è stato riconosciuto un notevole potere bechico, cioè con proprietà sedative, emollienti e fluidificanti della tosse che è un’azione primaria abilmente mimetizzata nell’etimo del nome botanico “Tussilago”, come detto all’inizio. La pianta infatti, ha la capacità di “riscaldare ed ammorbidire” mettendo in movimento e sciogliendo gli ispessimenti umorali dell’organismo, come catarro e muco. Analogamente la pianta ama, prospera e preferisce terreni umidi ed acquitrinosi. Essa infatti è originaria delle regioni temperate ed in Italia è presente in tutto il territorio con terreno argilloso, calcareo e umido; è presente dal mare alla montagna fino a scorgerla anche a 2400 metri di altitudine. Contiene inulina, destrina, mucillagini, tannini, polifenoli, glucosidi amari e zuccheri, olio essenziale, sali minerali tra cui in maggior quantità troviamo sali di potassio, di calcio e saponine. Ma è necessario portare l’attenzione su alcuni suoi principi attivi importantissimi da citare che sono rappresentati da alcaloidi pirrolozodilinici (senkirkina, tussilagina) che risultano essere, a determinate percentuali e tempi di somministrazione, epatotossici e carcinogenetici. Per questo motivo è fondamentale fare un uso degli estratti della pianta (foglie e fiori) sotto lo stretto controllo di professionisti del settore. è severamente vietata in gravidanza e in allattamento. A livello dermatologico ha proprietà antisettiche, astringente nelle irritazioni della pelle, nelle piaghe, nei comedoni oltre che favorente la cicatrizzazione di ferite e ustioni. E’ inoltre indicata nelle affezioni e negli stati infiammatori del cavo orale e faringeo e nelle forme irritative dell’intestino ad evoluzione spastica. La Farfara insieme alla Arctium Lappa o Bardana Maggiore sono specialità fitoterapiche che hanno un’azione terapeutica antitubercolare. La Medicina Spagirica, definisce la Farfara l’erba della fretta e dell’impazienza. Essa infatti, come già spiegato, desidera fiorire prima di tutte le altre piante e ancora prima di emettere le foglie. Se paragoniamo questo comportamento all’uomo notiamo che, quando una persona soffre di allergie e vive sempre di corsa, nell’impazienza e vuole che i disturbi scompaiano velocemente, la farfara è la pianta giusta per lei. Come ci ha insegnato il grande medico rinascimentale Paracelso, i caratteri degli uomini e quelli delle piante sono profondamente speculari e pertanto le caratteristiche della piante nell’Universo assomigliano alle personalità degli altri esseri viventi come l’uomo.