Un viaggio sotto la città lungo il canale che da ben otto secoli deriva le acque del fiume a Casalecchio per poi attraversare, carico dell’apporto di rii minori, tutto il centro storico
di Francesco Nigro
(articolo pubblicato nel numero uscito nella primavera 2017)
Quello che segue è un piccolo viaggio sotterraneo lungo Il Canale di Reno, forse il più noto collettore idrico artificiale della città che da otto secoli deriva le acque del fiume Reno a Casalecchio per poi attraversare, carico dell’apporto dei rii minori, la Bologna delle acque.
Una città cresciuta, urbanisticamente ed economicamente, abbarbicata alle sponde di questo importante Canale, che traccia le ben note linee di quella “Piccola Venezia” che ancora si apprezza dagli affacci del centro storico.
Partendo da via Sabotino, poco a monte della Grada, il punto di accesso fortificato nella terza cinta muraria, le acque del canale alimentano la Canaletta detta Ghisiliera diretta verso Trebbo, per poi fare il loro ingresso in città. Vengono poi derivate nella Canaletta delle Lame, quindi in prossimità di via Marconi alimentano il grosso collettore del Cavaticcio, verso il naviglio bolognese ed il Porto della Salara. Quest’acqua alimenta la centrale idroelettrica nascosta sotto Largo Caduti del Lavoro. Infine, in corrispondenza di via Oberdan, il Canale di Reno confluisce nel Canale delle Moline, suo naturale prosieguo.
Svariate la paratoie murate lungo il corso, ulteriore testimonianza della ben maggiore articolazione del reticolo idraulico multifunzionale ad esso associato. Un reticolo di acque destinate gli usi più svariati, da quelli manufatturieri e protoindustriali, legati o meno ad un fiorente settore tessile, fino agli usi civili, militari, di drenaggio delle acque meteoriche ed infine commerciali.Una volta dentro le mura al canale spetta un corso prevalentemente nascosto, fra le campate in cemento armato di via Riva di Reno, passando sotto il ponte della Madonna delle Lame, attraversando poi via Marconi fino alle volte in mattone sotto palazzo Gnudi e all’arcata a sesto acuto di un affascinante ponte nei pressi della piazzetta della Pioggia.
Poi scorre a cielo aperto nel tratto parallelo a via dei. Falegnami per inabissarsi sotto via Indipendenza scorrendo nel buio più completo fino all’affaccio di via dei Malcontenti. Da qui si scorge la nota finestrella di via Piella e si apprezza la rampa duecentesca di accesso al canale , il “Guazzatoio di via Righi”, termine che ci rimanda a quando piazza Otto Agosto era occupata dal grande mercato del bestiame che qui trovava modo di “guazzare” : abbeverarsi e lavarsi.
Le acque continuano il loro viaggio fra le pareti a picco delle case, le architetture mille volte rimaneggiate, i colori sbiaditi ed i mattoni a vista per poi incontrare il ponte di via Oberdan e curvare bruscamente verso nord, in una svolta nota come “Curva dell’Annegato”, al tempo attrezzata per il recupero e riconoscimento dei cadaveri guidati dai flutti in quello che era un punto strategico per il funzionamento dei mulini da granaglie a valle.
Al centro del condotto campeggia un grosso sistema di paratoie che regolavano la portata del canale gestite da un’affascinante spazio destinato a camera di manovra sospesa sul canale fra le vie Capo di Lucca e Alessandrini, accessibile ancora oggi da un piccolo ingresso di servizio quasi nascosto su via delle Moline, non per nulla, la via sul canale dei mulini.
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