Salendo Montovolo

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Tra i miti, le leggende e i borghi senza tempo della valle del Reno

foto e testi di Salvatore di Stefano

(pubblicato nel numero uscito nell’estate del 2016)

La leggenda vuole che: un serpente, nascosto sotto una grossa pietra a custodia di un tesoro, aspettasse un bacio da una giovane donna per riprendere le sembianze umane. Apollo, Dio etrusco dei tuoni, uccise il serpente ed eresse sul sito della contesa il suo centro oracolare. Di cosa vi sto parlando? Ma di Montovolo.

Vi voglio accompagnare in uno dei luoghi più misteriosi dell’Appennino Bolognese, lungo un tragitto pieno di storia attraverso luoghi straordinari e panorami mozzafiato, il luogo di partenza è fissato nell’abitato di Riola.

Situato nella medio-alta valle del fiume Reno, Riola è facilmente raggiungibile percorrendo la Strada Statale 64 Porrettana o più comodamente arrivando nella stazioncina ferroviaria. Già nella località di partenza si potrebbe essere colti da un violento attacco di “curiosite acuta” che potrebbe far rinunciare al proseguo del cammino. Attraversato il ponte sul fiume, la prima cosa che vi lascerà di stucco è un’autentica opera d’arte e d’ingegno, prende il nome di Chiesa Santa Maria Assunta, unico progetto realizzato e tutt’ora visibile in Italia dal celeberrimo architetto finlandese Alvar Aalto. Proseguiamo, e seguendo il segnavia CAI 039, dopo una cinquantina di metri, svoltiamo a sinistra in direzione “la Scola”. Da qui, non si può non ammirare da un’altra prospettiva la seconda attrazione di cui vi parlavo. Semlicemente affascinante, si svela la bizzarra ed incredibile Rocchetta Mattei.

Proseguiamo sulla lingua d’asfalto per un centinaio di metri ancora ed, in prossimità di un tornante, il sentiero 039 si infila in un boschetto di roverelle, da qui, si arriva all’antichissimo abitato della Scola con appena un’oretta di cammino.

Sfuggito miracolosamente al degrado umano, questo eccezionale esempio di architettura medievale, realizzato ad opera dei maestri Comacini, trascina i visitatori in un’altra epoca. Per accedere al borgo, si è costretti a traversare un’arcata, a fianco, un portone di noce massiccio, riporta un’incisione latina “porta non aperta al nemico 1638”. Torrette, soprapassaggi, loggette coperte, camini con stemmi, e camere con segreta e trabocchetti fanno presto capire che qua il tempo s’è fermato un millennio fa.

Proseguiamo nella parte alta del Borgo e nei pressi dell’Oratorio di San Rocco, si scorge nuovamente il segnavia. Dapprima in leggera discesa e poi deviando a sinistra, la carrecciata reincontra la strada asfaltata. Proseguendo in salita sull’asfalto, quindi a destra, si giunge poco dopo ad una bella casa medioevale detta Cà D’Orè, girandoci intorno e seguendo sempre il segnavia 039 si prosegue a sinistra. In poco tempo, ci si imbatte in altri due agglomerati d’epoca medioevale; Predolo prima e Sterpi poi. Avanziamo per ritrovarci a monte dell’abitato di Campolo, di nuovo sulla strada asfaltata, ed in mezzo a due abitazioni, troviamo il segnavia 039 che ci accompagnerà fino alle Balze di Santa Caterina.

Siamo ai piedi del Montovolo: poco più di un chilometro e neanche 250 metri di dislivello ci portano, attraverso un bel bosco, dritti al Santuario della Beata Vergine della Consolazione. Sempre in cima, poco più in la del santuario, si trova un gioiello dell’arte romanica: l’Oratorio di Santa Caterina d’Alessandria.

Di un’origine pagana ed antica, in questa montagna sacra, vi è ulteriore indizio il fatto che le prime attestazioni del nome di questo luogo, ce lo presentano come “Monte Palense”. La dea romana Pale, invocata nei culti pastorali di fertilità e rinnovamento, prosegue una non improbabile continuità dei giorni nostri, nel culto della Vergine Maria.

Proseguiamo il nostro viaggio e, percorrendo ancora poche decine di metri oltre l’Oratorio, arriviamo sopra le Balze di Santa Caterina. Qua, 12 pilastrini in arenaria raccontano di quei ragazzi deceduti quando cadde quell’aereo sulla scuola di Casalecchio di Reno. Voltando lo sguardo e sporgendosi dalla balconata, un incredibile vista mozzafiato a strapiombo domina tutta la Valle de Reno.

Ritornando sui nostri passi, scendiamo nuovamente fino al Santuario. Proprio di fronte vi è una foresteria attrezzata, semplicemente il luogo ideale dove sostare per pranzare comodamente seduti all’ombra.

Terminato il ristoro, lasciandoci la chiesa alle spalle, intraprendiamo la stessa via d’andata per tornare al nostro punto di partenza con la spensieratezza di poter visitare in maniera più attenta i luoghi attraversati all’andata.

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