La quinta tappa del viaggio green alla ri-scoperta della pianura
di Linda Cavicchi e Andrea Morisi | Sustenia srl
Il quinto appuntamento della collana di mappe “Viaggio in Provincia” ci porta nel territorio dei comuni di Bentivoglio e di San Pietro in Casale. La storia di Bentivoglio è strettamente connessa con l’opera idraulica del canale Navile, sul cui corso d’acqua si protendono gli edifici più importanti del comune come il Castello, voluto dalla casata bolognese e testimone di una breve ma feconda stagione signorile, il Mulino Pizzardi e il mirabile esempio Liberty di Palazzo Rosso. Nella frazione di San Marino si trova poi il Museo della Civiltà Contadina, una raccolta etnografica di importanza internazionale per la ricchezza dell’esposizione.
Caratterizzato da portici alla bolognese ed eleganti edifici storici, il centro di San Pietro in Casale funge da capoluogo per un territorio di pianura variegato, tra case padronali, antichi edifici rurali e un mosaico di frazioni riconoscibili grazie agli svettanti campanili. La storia moderna della città è invece legata alla vocazione a risicoltura a partire dal Settecento, oggi quasi interamente scomparsa.
LA NATURA
A Bentivoglio si trova uno dei complessi di zone umide più importanti nella pianura, l’Area di Riequilibrio Ecologico “Ex-Risaia di Bentivoglio”, nota anche come La Rizza. La parte centrale è costituita da un ampio bacino arginato posto in sinistra idraulica allo storico Canale Navile. Nell’area umida si trovano zone con acque profonde che digradano in zone con acque basse, dove dossi semisommersi circondano una grande isola posta nel centro dell’invaso. La gestione viene svolta direttamente dal Comune di Bentivoglio, regolando i livelli idrici ed effettuando le manutenzioni degli habitat naturali finalizzate a conservare la biodiversità.
Per osservare la fauna in tranquillità e senza arrecare disturbo, sono state realizzate due torrette di osservazione e alcuni punti schermati. Nella parte sud-ovest dell’area è presente un pioppeto evolutosi spontaneamente in bosco igrofilo ed alcuni rimboschimenti e siepi che cingono l’intero perimetro della zona umida. All’interno dell’area protetta è presente anche un viale di grandi e vetusti alberi di gelso.
L’Ex Risaia si presta ad interessanti osservazioni naturalistiche, in particolare dell’avifauna, di cui si possono osservare moltissime specie. Nei pressi dell’ingresso, grazie a un progetto di reintroduzione della cicogna bianca, avviato nel 2003, è possibile osservare alcuni nidi di questa specie.
A San Pietro in Casale si trova un’altra area verde che rientra nello stesso sito della Rete Natura 2000, ovvero il Casone del Partigiano. Parte del territorio di San Pietro in Casale era paludoso fino ad un secolo fa. Per la presenza umana la palude costituiva un limite, ma anche un’opportunità. La palude può costituire ad esempio un rifugio: il Casone del Partigiano fu costruito tra il 1790 e il 1850, in una zona raggiungibile solo in barca oppure o con sentieri e passerelle, e per questo è stato utilizzato come base partigiana durante la II Guerra Mondiale. Nei giorni dell’insurrezione per la liberazione di Bologna ha rappresentato uno dei punti di raccolta dei Partigiani e il 21 aprile 1945 nei dintorni del Casone si ebbero sanguinosi scontri con i tedeschi in ritirata. Con la fine della guerra, dopo la bonifica delle aree paludose, il Casone crollò, ma fu poi ricostruito come testimonianza della Resistenza. Oggi quest’area è un luogo di pace, non solo tra gli uomini, ma anche con la Natura. Dai primi anni ’90 sono stati piantati un piccolo bosco igrofilo e lunghe siepi arbustive, ed è stato realizzato uno specchio d’acqua che ospita la fauna tipica delle antiche paludi. Qui si possono osservare diversi uccelli acquatici, in particolare aironi di svariate specie, nonché rospi e tritoni. Vi sono state censite oltre 180 specie diverse di farfalle e falene, tra cui la Sfinge dell’Epilobio (Proserpinus proserpina), una rara falena protetta in tutta Europa.
Il patrimonio storico
Il centro di San Pietro in Casale si sviluppa attorno a Piazza Martiri della Liberazione. A poca distanza sorge la Chiesa Parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo, dedicata ai patroni della città e già nominata in un documento del 972 e poi interamente ricostruita nella metà dell’Ottocento. Al suo fianco si erge il campanile dalle forme romaniche che ne ricordano le antiche origini, e al suo interno si trovano importanti dipinti di pittori come Bartolomeo Cesi, Matteo Loves, Girolamo Marchesi detto il Sansone ed Ercole Graziani junior. A San Pietro si trova anche il Museo Guido Frabboni, luogo culturale nato dalla casa che fu del pittore Natale Guido Frabboni, recentemente riallestito nella sua parte archeologica oltre a una sezione dedicata ai reperti delle campagne di scavo dell’area di San Pietro in Casale e delle zone limitrofe.
Bentivoglio invece deve il suo nome al dominio dell’importante famiglia bolognese. La Domus Jocunditatis, ovvero il Castello che sorge lungo il corso del Canale Navile, fu la residenza di campagna della famiglia Bentivoglio. L’edificio custodisce lo straordinario ciclo di affreschi nominato le “Storie del Pane” che ripercorre le diverse fasi della panificazione, dalla semina al banchetto cortese. Ma nel castello si trovano ancora splendide decorazioni in stile Æmilia Ars dovute al restauro di fine Ottocento, da affiancare allo splendido edificio di Palazzo Rosso, giusto dall’altro lato della strada. Fatto edificare dal Marchese Carlo Alberto Pizzardi nel 1887 come abitazione padronale, è uno dei più noti esempi della stagione Liberty bolognese: capolavoro assoluto è il salone che dà sulla loggetta, la “Sala dello Zodiaco”, in cui si trovano anche splendide decorazioni raffiguranti ambientazioni tipiche della locale zona palustre. Nella stessa struttura si trova anche il Mulino Pizzardi, uno straordinario patrimonio di archeologia industriale attivo già dal Trecento e rimasto in funzione nelle sue forme ottocentesche fino ai primi anni Settanta.
Nella frazione di San Marino, il Museo della Civiltà Contadina riporta alla memoria le vicende della pianura raccontate attraverso le sue colture, attraverso una ricca collezione di macchine agricole, strumenti e oggetti a testimonianza del lavoro e della vita nelle campagne bolognesi tra Ottocento e Novecento.