Ritorno a….Anzola

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La settima tappa del viaggio green alla ri-scoperta della pianura

di Linda Cavicchi e Andrea Morisi | Sustenia srl

Attraversata dal Samoggia e nella terra di mezzo tra il Reno e il Panaro, ecco, lungo la via Emilia, Anzola.

Per ritrovare le tracce storiche e naturalistiche in questa città alle porte di Bologna bisogna, nel vero senso della parola, scavare: ad Anzola si trova infatti un sito archeologico di una terramara che testimonia la presenza di un abitato risalente all’Età del Bronzo. In epoca medievale, dell’importante castello attorno a cui si sviluppava la vita dei cittadini così come le battaglie comunali, rimane a testimonianza la Torre di Re Enzo. Al giorno d’oggi, Anzola è nota anche per avere esportato nel mondo il gelato artigianale all’italiana, attraverso la fabbrica Carpigiani, unico museo al mondo che ripercorre la storia del gelato. 

LA NATURA

Le aree agricole lasciano spazio solo in alcune parti agli ambienti seminaturali, dove la vegetazione prova a conquistare spazio ai margini delle infrastrutture: lungo il versante meridionale dell’Alta Velocità, ai lati della Ciclovia del Sole nata sul tracciato dell’ex-ferrovia Bologna-Verona, oppure sul margine della Tenuta Orsi Mangelli. Queste fasce di vegetazione arboreo-arbustiva ospitano soprattutto Passeriformi, Colombiformi e Piciformi di macchia (cinciallegra, cinciarella, merlo, verdone, fringuello, colombaccio, tortora selvatica, picchio verde, picchio rosso maggiore). L’ambiente del bosco si può trovare in corrispondenza dell’ex-Polveriera Militare: qui vivono mammiferi arboricoli come il ghiro e lo scoiattolo, Mustelidi, volpe, tasso, istrice e saltuariamente caprioli, numerosi uccelli di bosco, tra i quali rapaci notturni come il gufo e l’allocco. Quest’area non è ancora liberamente fruibile ma è oggetto di progettazione per la sua tutela e futura fruizione. Nei nodi ecologici locali di Via dei Tigli e delle Terremare (area privata) trovano rifugio animali della Fauna Minore: anfibi, rettili,  insetti impollinatori. Infine, i torrenti e i numerosi canali di bonifica che attraversano il territorio costituiscono corridoi ecologici che favoriscono molte specie animali e vegetali.  

IL PATRIMONIO STORICO

La chiesa centrale di Anzola dell’Emilia, dedicata ai Santi Pietro e Paolo, vede le sue origini collegate alla presenza del castello medievale di Unciola, antico nome di Anzola: la prima chiesa, di cui non sappiamo la data esatta di fondazione, fu così danneggiata durante una battaglia tra le fazioni che si contendevano il castello nel 1630, che si decise di demolirla completamente e riedificarla ex novo. Al suo interno, la chiesa contiene opere degli artisti Spisanelli, Guardassoni, Angelo Piò e Lucio Massari, oltre ad un duecentesco fonte battesimale a testimonianza dell’antica origine di questo edificio. Proprio di fronte alla chiesa, svetta ancora un’antica torre che prende il nome dal figlio dell’imperatore Federico II: è una costruzione che evoca i tempi della guerra fra i Comuni e la vittoria di Fossalta del 1249 da parte dei bolognesi, durante la quale presero in ostaggio il figlio dell’Imperatore, Enzo, imprigionato nella torre fino a che non trasferito a Palazzo Re Enzo di Bologna. La torre è oggi l’unica testimonianza esistente dell’antico castello: al tempo della prigionia di Re Enzo, la torre era parte di una struttura difensiva più ampia. 

Ad Anzola si trova inoltre una sezione del Museo Archeologico Ambientale, progetto museografico diffuso su vari comuni del bolognese, presenta gli scavi archeologici condotti a partire dagli anni ‘90 su un locale insediamento terramaricolo. La terramara di Anzola dell’Emilia restituisce l’immagine di una comunità di 3300 anni fa: nell’Età del Bronzo, il territorio emiliano era uno dei più densamente popolati d’Europa, con oltre 250 siti presenti nella pianura. 

Per chi visita Anzola dell’Emilia, non può mancare una tappa al Gelato Museum Carpigiani, il primo museo al mondo dedicato a storia, cultura e tecnologia di uno dei prodotti gastronomici più esportati al mondo: il gelato all’italiana. Realizzato dalla Fondazione Bruto e Poerio Carpigiani negli spazi all’interno della storica fabbrica, il percorso, attraverso le macchine originali esposte, le postazioni multimediali e le immagini storiche, si snoda attraverso l’evoluzione del gelato nel tempo, affiancata alla storia della sua tecnologia produttiva e dei luoghi e modi di consumo del gelato. 

Infine, è possibile fare tappa alla Badia di Santa Maria in Strada: la prima costruzione della chiesa viene fatta risalire al 994; dopo le opere di bonifica dell’anno Mille e la posizione di transito strategica poco più a nord della via Emilia, crebbe d’importanza fino a diventare un punto di riferimento spirituale e sociale. Ricostruita nelle sue forme attuali nel 1787, al suo interno vi sono opere del Cavedoni, dello Spisanelli e del Gessi, nonché importanti lavori dell’intagliatore di legno Gaetano Lipparini.

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