Le tradizioni popolari della pianura bolognese tra fede, storia e dialetto
di Gian Paolo Borghi
(pubblicato nel numero uscito nell’autunno del 2017)
In appendice all’estate di quest’anno, con la sua calura da Guinness e con i suoi abiti “adatti” alla stagione quasi infernale, ricordo che la polemica sui vestiti più o meno succinti è, come si dice, vecchia come l’uomo. Anzi, come la donna.
Tanto per fare un esempio, una novantina di anni fa, nelle nostre campagne, una zirudèla popolare ha redatto la cronaca del momento asserendo che le ragazze, secondo i dettami della moda di allora, stavano andando in giro non soltanto eccessivamente “scalvate” (ovvero scollate) ma anche troppo “sbracciate”. In altre parole, stavano correndo il rischio di essere troppo ardite e scandalose. E, per giunta, non era il primo anno che stavano esagerando.
La moda coinvolgeva anche le giovani di campagna che, a quel tempo (ma anche in anni a noi più vicini), stavano seguendo una direttiva fondamentale: non dovevano cioè abbronzarsi al sole dei campi per non essere identificate come “contadine”. Le giovani “cittadine” o della buona società, infatti, tendevano a distinguersi per il pallore della loro pelle. Tempi diversi, ovviamente, nei quali perfino i costumi balneari contribuivano ad evitare abbronzature “plebee”…
Alla vigilia dell’estate 1927, il cantastorie bolognese Marino Piazza, allora diciottenne, coglieva la situazione al balzo e diffondeva con un certo successo popolare una zirudèla che, nonostante gli “anni-luce” trascorsi, mantiene ancora oggi una certa freschezza espositiva e, soprattutto, si rivela inconsueto documento storico e di costume. Da buon “giornalista” in rima, Piazza aggiungeva un altro tassello al quadro “scandalistico”: una vigorosa presa di posizione dell’autorità ecclesiastica contro questi comportamenti, ritenuti eccessivamente disinvolti. La ciliegina sulla torta preparata dal giovane autore di storie si traduceva quindi in un fervorino moraleggiante con l’aggiunta di una stoccatina alle ragazze campagnole che, pur di girare scalvate e sbracciate ma con la pelle “bianca”, nella vita quotidiana nei campi si comportavano al contrario, coprendosi cioè esageratamentre il corpo con gonne lunghe e altri ingegnosi “ripari” (grandi cappelli di paglia, fazzolettoni, camicioni ripara-décolleté e braccia, e così via), pur di non farsi annerire dai raggi del sole.
Chiudo cercando di tradurre in italiano il testo salvaguardandone, al tempo stesso, lo spirito dialettale, anche se mi rendo conto che l’impresa non è semplice!
“Zirudella sulle ragazze/che vanno alla moda con un grande spazio [“alla grande”]/vanno scollate e sbracciate/e le sottane corte esagerate.//Non arriva loro [la sottana]mica ai ginocchi/e i giovanotti perdono gli occhi/a guardare le gambe e il petto/loro sono pieni di sospetto.//Ci sono poi le contadine/che per essere “civiline” [di una certa finezza]/durante la settimana a lavorare/il sole non lo vogliono prendere,//Si coprono da tutte le parti/nel collo, petto e nelle gambe/e in testa portano un grande cappellaccio/e vanno via a testa bassa.//Per paura di diventare nere queste contadine/vogliono dar da vedere [dar da intendere]che sono cittadine/e non vogliono mica stare indietro/tanto nel lusso come nella “profumeria”.//E quando si vedono passeggiare/avanti e indietro per le contrade/che mostrano tutta la loro pelle “civile”/con una vestina di seta sottile.//Passeggiando con una grande disinvoltura/mostrano petto e tutti i loro doni di natura/è una moda che se non la si cambia mica/a momenti quelle ragazze vanno in camicia.//E quando vanno poi in bicicletta/con una gonna così corta e stretta/se tira il vento per davanti/mostrano le cosce a tutti quanti.//Ma adesso il Cardinale/ha messo fuori [emesso]un decreto in generale/nelle città e nei paesi/specialmente in tutte le chiese.//Che queste donne non possono mica entrare in chiesa di Gesù/se non hanno mica coperte le braccia almeno dai gomiti all’insù/non siete contente di tanto vantaggio/di mostrare mezze le braccia?//Ah donne state bene all’erta/che c’è da andare all’inferno a gambe aperte [senza grandi difficoltà]/e date retta al Cardinale/che nessuno se ne avrà a male.//Perché è una moda che si usa da tutte le bande [parti]/di mostrare il petto e le gambe/ perché è troppo corta la sottana/ticutai [qui finisce]la zirudella.