La saggezza della cultura contadina nei proverbi di una volta
di Adriano Simoncini
(articolo pubblicato nel numero uscito nella primavera 2016)
Ricordo che negli anni ’50 del secolo scorso, con la cultura contadina ormai al crepuscolo, nella nostra montagna ancora si cantava maggio. Giungevano dal crinale della Toscana, appena sopra, coppie di ragazze con una loro Madonnina incorniciata e rami fioriti. Entravano nelle aie dei poderi, nelle piazzette dei borghi, sostavano davanti alle porte aperte al sole del maggio e cantavano.
Ecco qui maggio
che se ne vien piano
con rose e fiori
e la spiga del grano.
Bene venga maggio…
In prima in prima
cosa dobbiamo dire
santa Maria
lodare e benedire.
Bene venga maggio…
Cantare maggio era tradizione antichissima, legata addirittura ai riti pagani della fertilità primaverile che la Chiesa, come per altri rituali agresti, cristianizzò in parte in forme di culto popolari. Non so oggi, ma ancora negli anni ‘80 nell’alta valle del Setta il primo giorno di maggio gruppi di ragazzi andavano di casa in casa cantando e raccogliendo offerte di cibo da consumare insieme in allegria. Ma nelle valli del Savena e del Sambro il rituale si era ormai ridotto a raccolta di elemosine. Ecco un paio di strofe che esplicitano la richiesta e che testimoniano come fossero il prodotto di una economia contadina:
Se ci date delle uova
pregherem per le galline
che da volpi e da faine
non vi vengan molestate
se dell’uova voi ci date…
Se ci date del prosciutto
pregherem per il porcello
che vi venga grosso e bello
e la ghianda dappertutto
se ci date del prosciutto…
Ma se l’elemosina mancava o era giudicata scarsa la rima s’inveleniva:
Ecco qui maggio
che fa fiorir le zucche
fate morire
tutte le donne brutte.
Bene venga maggio…
L’amore aveva immancabilmente la sua strofa. Eccone una che si cantava davanti a una casa con giovanotti in fervore:
Sopra questa porta
ci sta una bella rosa
presto qua dentro
verrà una bella sposa.
Bene venga maggio…
Tante altre strofe si potrebbero citare, diverse per la rima o la metrica, ma del medesimo contenuto: auguri, ringraziamenti, richieste di offerte nel nome del Signore e della Madonna – cui il mese di maggio è ancora dedicato – soprattutto di prodotti dell’agricoltura che un poco tutti possedevano e potevano donare, piuttosto che denaro. Ma il cantar maggio è rinato: cultori di musiche e balli popolari han ripreso ad andare in giro i primi giorni di maggio più per loro e altrui divertimento che per raccogliere offerte che non siano un bicchier di vino e un applauso. Cito fra tutte l’associazione E bene venga maggio… con sede a Monghidoro, benemerita custode della nostra cultura montanara.