PALAZZO ROSSO

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Nelle bellissime sale affrescate di quello che oggi è sede della biblioteca comunale di Bentivoglio la rappresentazione della vita nelle valli

di Francesco Nigro – Associazione Vitruvio

Seguendo il canale Navile, nelle campagne Bolognesi, giunti a Bentivoglio, l’antico ponte Poledrano, come era anticamente detto, non si può non notare, di fronte al Castello la maestosa mole del Palazzo Rosso. Quest’ultimo appare come la prua di una nave controcorrente con tanto di “ciminiere” di mattone e ponticello liberty che, a guisa di passerella, lo collega alla sponda, in quella che fu per i Bentivoglio terra di “giocondità” e delizie.

Oggi sede della Biblioteca Comunale, il palazzo, massima espressione del liberty bolognese extraurbano, fu eretto nel 1887 per volere del Marchese Carlo Alberto Pizzardi, proprietario terriero e filantropo.

La struttura, realizzata su progetto del Rubbiani e seguita nelle sue decorazioni da Augusto Sezanne, vede l’agile mano del pittore Achille Casanova e nasconde un gioiello della nostra pianura: la Sala detta dello Zodiaco, ultimata nel 1897.

Il perché del nome non richiede troppe speculazioni. All’interno vi si può apprezzare una volta celeste ornata di astri, fasi lunari d’argento e raggi solari vermigli, che fa da cornice ai segni zodiacali sulle pareti. Un cielo che si specchia su un paesaggio di pianura dipinto, che desta ben altre suggestioni. Un mondo palustre rappresentato sulla parte mediana delle pareti che seppure palesemente semplificato al massimo e attento più all’aspetto della produttività valliva che al desiderio documentaristico, si presta ad uno spietato confronto fra una natura stilizzata vista con occhi ottocenteschi e ciò che resta nelle bassure allagate lungo il Canale Navile.

Negli affreschi, stormi di germani planano tra iris fioriti, mentre in acqua, fra gli steli delle tife e sotto alle ninfee, abbiamo una rappresentazione unica della vita nelle valli. Le carpe dipinte tradiscono il gusto per le stampe giapponesi e sono raffigurante anche dall’alto, come uso per carpe koi, mentre nuotano nelle acque brune, dove, in agguato fra le radici, fanno la loro comparsa le sagome degli esocidi, lucci di tutte le taglie, con la caratteristica livrea degli esemplari autoctoni, ormai quasi dei fantasmi nella nostra pianura così cambiata. Una grossa anguilla scivola fra le radici sommerse e i fusti carichi di foglie stilizzati, addirittura impropriamente “verticillati”, del Potamogeton crispus, al fianco di una testuggine palustre europea, un Emys orbicularis, animali ancora presenti ma a forte rischio, con nuclei frammentati e drasticamente ridotti. La testuggine è rappresentata con un certo rigore ed attenzione al dettaglio, ma il tratto liberty non manca.

La sala dello zodiaco è un tuffo dove l’acqua è più verde, fra le tempere di una natura ricca, prospera, idealizzata, piegata ad esigenze artistiche e stilistiche. Una natura romantica, memoria di un mondo che non c’è più.

Escursioni, camminate, spettacoli e visite guidate, 
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