Un giro nelle vecchie dimore in abbandono, disabitate ma ma infestate da oscure presenze
di Serena Bersani
Non entrate in quella casa. No, non siamo sul set di un b-movie del mistero, ma nelle campagne bolognesi, sull’Appennino o, addirittura, ai margini della città, dove sopravvivono (è proprio il caso di dire) vecchie dimore in abbandono, castelli diroccati, magioni disabitate ma infestate da oscure presenze. Attorno ad esse sono sorte inquietanti leggende alimentate soprattutto dallo stato di degrado in cui versano da decenni. Ne abbiamo censite alcune per gli appassionati di luoghi abbandonati (per lo meno dai vivi).
Villa Clara
Trebbo di Reno

Foto di Claudio Evangelisti
In via Zanardi 449, in zona Trebbo di Reno, sorge quella che è conosciuta oggi come Villa Clara, in realtà Villa Malvasia in quanto fu la casa di campagna del noto storiografo dell’arte Cesare Malvasia che vi villeggiava negli ultimi decenni del Seicento. Il luogo sarebbe abitato dal fantasma di una bambina, Clara appunto, figlia di uno degli ultimi proprietari a inizi Novecento, che sarebbe stata rinchiusa o, addirittura, murata viva nella casa dal padre intimorito dai poteri di chiaroveggenza della ragazzina. Una versione alternativa parla di una fanciulla, figliastra di un proprietario della dimora, sorpresa ad amoreggiare con uno stalliere e per questo fatta sopprimere dal padre. Su un punto le versioni concordano: la povera Clara continuerebbe ad aggirarsi per la villa piangendo e lamentandosi.
Villa Flora
Borgo Panigale
A volte i fantasmi sono semplicemente l’effetto del degrado, della decadenza, dell’abbandono di luoghi che hanno avuto un passato glorioso, importante, di spicco rispetto agli spazi circostanti molto più modesti. È il caso di Villa Flora o Villa Gina, una palazzina in stile liberty costruita a inizio Novecento in via della Salute, nel cuore di un quartiere operaio come Borgo Panigale. La volle il conte Cosimo Pennazzi, principe vassallo dell’Impero Ottomano di stanza per lo più ad Alessandria d’Egitto, per la moglie Virginia Lisi. In seguito, cambiò più volte destinazione d’uso, da asilo a casa di cura per malati psichiatrici, a rifugio per sfollati durante la Seconda guerra mondiale. Ora non si sa nemmeno più di chi sia, se delle Opere Pie o di un ente pubblico. L’ingente investimento che richiederebbe per essere ristrutturata e destinata a spazio per gli abitanti del quartiere la rende persino priva di un proprietario. Ad approfittare dello stato di rovina e decadenza della struttura fu, nel 1983, il regista Pupi Avati per girarci le scene iniziali del suo film “Zeder”. Anche per le suggestioni horror della pellicola sono forse nate le leggende su inquietanti presenze all’interno della villa. La location è stata inserita dal Fai tra i “Luoghi del cuore”, ma certo occorre un cuore ben temprato per affrontarne l’odierno degrado.
Villino Anna
Casalecchio

Foto da Facebook, I tesori abbandonati
In pieno centro a Casalecchio, in via Garibaldi 54, c’è una casa dalla struttura di villino svizzero, con i tetti spioventi, che sembra uscita dalla favola di Hansel e Gretel. Non a caso da tanti è chiamata “la casa stregata”, anche se più banalmente si chiama Villino Anna. Disabitata da almeno tre decenni, porta il nome della moglie del libraio bolognese Luigi Beltrami che vi abitava negli anni Trenta del secolo scorso. Lo stato di decadenza in cui versa, pur risultando avere ancora legittimi proprietari, la rende spettrale. La presenza di ospiti invisibili è comunque del tutto ipotetica, anche perché i riferimenti ad eventi spiacevoli che vi sarebbero accaduti e che ne legittimerebbero in qualche modo la comparsa, sono del tutto privi di fondamento. Ma parlare dei costi spaventosi delle ristrutturazioni di immobili tanto grandi non ha certo il fascino del racconto di oscure presenze che ne tengono alla larga i possibili abitanti.
Villa Samantha
Sasso Marconi
Spostandoci lungo la Porrettana, a Sasso Marconi, in località Nugareto si trova un edificio cadente, comprendente anche un’ex chiesa sconsacrata. Chiamata impropriamente Villa Samantha, venne abbandonata alla rovina nel dopoguerra in seguito a uno scandalo che avrebbe coinvolto l’ultimo parroco e una giovane donna che gli faceva da perpetua, di cui avrebbe abusato. Nonostante la sua fama di luogo infestato, la casa è oggetto di visite di curiosi e appassionati di paranormale, anche se non è facilmente accessibile per motivi di sicurezza. Tuttavia, la sua fama cresce ogni anno, attirando chi è in cerca di emozioni forti o di esperienze fuori dall’ordinario. La vicina presenza di un piccolo vecchio cimitero ha attratto in passato satanisti e balordi profanatori delle tombe di vittime dei bombardamenti della Seconda guerra mondiale, ormai dimenticate da tutti.
Castello di Serravalle
Valsamoggia

Foto ©Lab051 per Bologna Welcome
Ovunque ci sia un castello, è pressoché d’obbligo ci sia un fantasma. All’interno del Castello di Serravalle in Valsamoggia, ad esempio, vagherebbero senza pace le dodici mogli di uno dei discendenti della famiglia Boccadiferro, che fu proprietaria del maniero dal XIV al XIX secolo, uccise una dopo l’altra dal marito, che sarebbe a sua volta tra le anime in pena nel castello dopo essere rimasto vittima, per contrappasso, della tredicesima consorte. E ovunque ci sia un borgo abbandonato da decenni nasce la suggestione che vi si aggirino oscure presenze. Lo spopolamento di alcune località appenniniche ben si presta ad alimentare le leggende in tal senso.
Case Banditelli – Case Lazzaroni
Alto Reno
Nella zona dell’Alto Reno, percorrendo un’impervia salita, si arriva nel borgo fantasma di Case Banditelli, non più abitato fin dagli anni della Seconda guerra mondiale. Nei decenni, la natura sta riprendendo il sopravvento sui ruderi, che mantengono un loro fascino non privo d’inquietudine. Luogo in cui di fatto doveva essere impossibile vivere anche nei secoli passati, in quanto privo d’acqua ma che, come il vicino borgo di Case Lazzaroni, doveva rappresentare più che altro un rifugio nella macchia appenninica per malfattori e briganti (come suggeriscono i nomi), in zona strategica sul confine tra lo Stato Pontificio e il Granducato di Toscana.
Castello d’Affrico
Gaggio Montano

Foto @Lab51 per Bologna Wealcome
Restando in zona, un’altra inquietante dimora è il Castello d’Affrico, a Gaggio Montano, che sarebbe abitato da una presenza femminile senza pace, la figlia del castellano morta suicida per non sposare l’uomo scelto dal padre. Una parte del castello – fantasma compreso – è attualmente in vendita. L’intermediazione è affidata a una singolare agenzia immobiliare, specializzata in case con storie di crime o di mistero alle spalle, in cui le energie accumulate nel luogo attraverso i decenni si manifestano ancora in maniera bizzarra o inquietante. Fiorenza Renda, la titolare della “Ghost House” – unica in Italia e probabilmente in Europa, con sede a Bologna – assicura che c’è un mercato fiorente, soprattutto sul fronte della domanda. In trent’anni di carriera si è occupata di diversi immobili che erano stati teatro di fattacci o che risultavano già fin troppo abitati. «All’inizio, quando scoprivo ciò che era accaduto o le manifestazioni che si verificavano, mi facevo scrupolo di avvisare gli acquirenti proponendo loro di restituire la caparra senza penali, ma in realtà ho sempre trovato persone già consapevoli dell’accaduto e molto disponibili a completare l’affare», racconta l’immobiliarista. Si tratta di un settore di nicchia (non è certo la prima casa da comperare con il mutuo), destinato a persone in grado di fare investimenti sostanziosi. “Quello che frena il mercato – sospira Renda – è il costoso esagerato delle ristrutturazioni, che superano di gran lunga il prezzo d’acquisto”.
Intanto il tempo fa crudelmente il suo lavoro e, se gli edifici saranno destinati al crollo, anche le anime in pena saranno costrette a sloggiare. Per i ghostbusters alla bolognese il consiglio resta, dunque, quello iniziale: non entrate in quella casa. Non tanto per la possibilità di incontrare un fantasma, quanto per il rischio che vi cada una trave in testa.