Il nostro viaggio tra le Partecipanze della provincia bolognese agrarie prosegue a San Giovanni in Persiceto dove si è da poco rinnovato l’antico rito delle “cavazioni”
di Elena Boni
Dopo la tappa a Sant’Agata Bolognese, proseguiamo il viaggio fra le Partecipanze agrarie del territorio bolognese spostandoci a San Giovanni in Persiceto, terra la cui vocazione agricola affonda le radici nelle tradizioni longobarde e nelle concessioni imperiali dell’Alto Medioevo.
La storia del Consorzio
Il Consorzio dei Partecipanti di San Giovanni in Persiceto rappresenta una comunità di persone che, in base a norme e concessioni molto antiche, possiede collettivamente e coltiva le terre oggetto di uso civico. Si tratta dei discendenti delle famiglie che in epoca medioevale bonificarono queste terre. Uno studio condotto nel 2011 dal prof. Alessio Boattini dell’Università di Bologna sui cromosomi paterni e sul Dna delle comunità agricole chiuse ha evidenziato come nel territorio di San Giovanni il patrimonio genetico abbia subito molti meno “salti generazionali” rispetto a quello riscontrato in comunità sociali più aperte. La popolazione locale sembra aver conservato un prevalente ceppo germanico (longobardo), mentre in quella di Sant’Agata è emersa una prevalenza del ceppo celtico.
Alla base del diritto d’uso delle terre vi è il contratto medioevale di enfiteusi col quale il padrone delle terre (imperatore o suo concessionario, abate, vescovo…) concedeva per un periodo di tempo molto lungo a una famiglia o comunità di coloni l’uso della terra con tutti i diritti che ne derivavano, a patto che il colono la coltivasse e la migliorasse; il concessionario ne riceveva in cambio una canone annuale, di solito stabilito in una decima del raccolto, nonché il miglioramento ovvero la bonifica della terra stessa. Una tradizione popolare vuole che Matilde di Canossa abbia donato in perpetuo le terre ai coloni di San Giovanni, nel frattempo divenuti abitanti stabili del territorio. Nell’archivio storico del Comune è conservata la copia tardiva di un contratto di enfiteusi concesso dal vescovo di Bologna nel 1170 e una pergamena originale di enfiteusi dell’abate di Nonantola datata 1215.
Nella prima età moderna le terre del contado sono ormai bonificate e si procede, sull’onda di una svolta oligarchica sostenuta dal Comune di Bologna, a circoscrivere le famiglie beneficiarie dei diritti d’uso sui lotti di assegnazione, fissate in numero di 43 nello statuto del 1617. I lotti o “parti” hanno tutti il medesimo valore e vengono redistribuiti ogni nove anni.
Nel 1815 nacque l’attuale Consorzio e cominciò il processo di separazione dal Comune, che si concluse formalmente nel 1833. Da allora il Consorzio è un ente agrario autonomo, dotato di propri organi statutari e di una missione ben precisa.
Ad meliorandum
La clausola di miglioramento presente negli antichi contratti di enfiteusi è rimasta nello statuto del Consorzio, che «ha per iscopo precipuo il bene economico congiuntamente al bene morale de’ suoi componenti, la conservazione ed il miglioramento della sua proprietà, il progresso ed il perfezionamento dell’arte e industria agricola» (art. 3). Il Consorzio agevola i propri partecipanti anche istituendo «una cassa mutua di famiglia» per «acquistare attrezzi rurali, concimi e quant’altro è necessario per la lavorazione dei terreni».
La solidarietà fra i partecipanti è uno dei valori primari: si realizza tramite numerose attività sociali e culturali, ma soprattutto tramite iniziative di mutuo aiuto. Il Consorzio ha attivato negli anni scorsi due centri di assistenza per persone anziane e bisognose di cure, uno situato a San Matteo della Decima e uno presso la sede dell’ente a San Giovanni.
Da segnalare anche il monumento “Omaggio ai Bonificatori” inaugurato nel 2003 nel parco della Casa Grande per ricordare gli immani sacrifici lavorativi che nei secoli passati hanno permesso di rendere le terre adatte alla coltivazione.
Le cavazioni
Sabato 29 ottobre si è svolta a San Giovanni in Persiceto la cerimonia della “cavazione” o estrazione delle “parti”. Si tratta di un rito molto antico, che si svolge ogni nove anni ed è giunto alla sua 71ma edizione. Il giorno precedente, venerdì, presso la sede del Consorzio si svolge l’imbussolamento: i nominativi dei partecipanti aventi diritto all’estrazione vengono inseriti in capsule di legno dette “olive”, poi immesse nell’urna di estrazione in rame. All’urna vengono poi apposti i sigilli. Il sabato mattina si svolge la Messa davanti all’altare dei Ss. Sebastiano e Rocco, protettori della Partecipanza; al termine della Messa l’urna viene benedetta e successivamente trasferita in piazza su un palco predisposto per l’occasione. Dopo i saluti delle autorità l’urna viene aperta e alcuni bambini (da statuto, l’incarico deve essere affidato a un “innocente”) si alternano nell’estrazione dei nominativi abbinati a ciascuna “parte”. Presso la sede è possibile visionare le mappe delle “parti”, oggi digitalizzate e fruibili su un apposito schermo.
La divisione novennale è molto partecipata dall’intera popolazione ed è accompagnata da iniziative religiose e di intrattenimento. Nel 2022 sono stati organizzati un torneo regionale di bocce, due concerti dei campanari, una rievocazione storica medioevale con varie attrazioni e giochi per i bambini, inoltre l’interessante mostra documentaria “Una comunità solidale che ha sfidato i secoli” da cui sono tratte le fotografie di queste pagine.
info@consorziodeipartecipanti.191.it
http://www.consorziodeipartecipantisgpersiceto.it/
L’archivio del Consorzio dei Partecipanti di San Giovanni. Storia di un Ente attraverso il suo archivio, a cura di E. Fregni – P. Busi (catalogo della mostra documentaria, 1986)