Nelle terre del Malaffitto

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Il nostro viaggio tra gli esempi ancora attivi dell’antica forma di proprietà collettiva di terreni si conclude al confine Nord della provincia, nella Partecipanza agraria di Pieve di Cento

di Elena Boni

Lo stemma della Partecipanza di Pieve

La Partecipanza agraria di Pieve di Cento nacque formalmente nel 1460, anno in cui gli uomini di Pieve, liberamente consorziati, acquistarono dal cardinale Filippo Calandrini arcivescovo di Bologna una tenuta di 487 ettari detta “Malaffitto”. Tale territorio era già stato assegnato in enfiteusi almeno dal XII secolo alle famiglie del centopievese le quali, con tenacia e duro lavoro, generazione dopo generazione, riuscirono a strapparlo alle paludi per renderlo coltivabile. Il fiume Reno, che oggi divide Pieve da Cento, anticamente scorreva molto più a est e attuò una “occidentalizzazione” del proprio percorso attraverso piene e rotte che rendevano necessari continui lavori di bonifica e recupero dei terreni. La situazione si stabilizzò nel 1551-57, dopo una disastrosa rotta presso Castello d’Argile. 

La divisione: diritti e doveri

A partire dal 1460 i terreni bonificati vengono consegnati alle famiglie partecipanti attraverso le operazioni di divisione ventennale degli appezzamenti o “capi”. Per partecipare alla divisione è indispensabile il requisito dell’incolato, ovvero la residenza ininterrotta sul territorio della Partecipanza con l’obbligo di “avere casa aperta e abitarla personalmente”. 

L’assegnatario può esercitare il proprio diritto di godimento come coltivatore, come affittuario, associandosi con altri partecipanti o anche delegando alla Partecipanza stessa la gestione del terreno. In ogni caso, il terreno deve essere coltivato “secondo le buone regole dell’agricoltura” e non può subire danni; le operazioni agricole di carattere duraturo devono essere espressamente autorizzate dalla Partecipanza che si avvale di un consulente tecnico agrario. Ciascun partecipante assegnatario rimane esclusivo titolare dei diritti e dei doveri previsti e quindi direttamente responsabile del proprio “capo” nei confronti dell’ente. In caso di mancata coltivazione del terreno, di morosità ovvero altre violazioni lo statuto dispone la sospensione del diritto di utenza. 

Il territorio: agricoltura e ambiente

Oggi i terreni di pertinenza della Partecipanza constano di 1.030 ettari circa. Si dividono fra le Province di Bologna, Ferrara e Modena e insistono su ben sette Comuni, da Finale Emilia a SanPietro in Casale. Per quanto riguarda le colture, se dagli anni ’50 si era registrato un incremento dei frutteti e colture permanenti (a fine anni ’80 arrivavano a coprire circa l’85% dei terreni fra le proprietà nel Comune di Cento), oggi si assiste a un costante e irreversibile processo di abbattimento degli stessi che ricoprono circa il 5% della superficie agraria totale, a vantaggio di colture estensive quali foraggi e colture a ciclo seminativo.

Oltre all’agricoltura, la Partecipanza è molto attenta alla tutela ambientale. Ha in conduzione un ritiro dall’uso seminativo di 55 ettari di terreno in agro di Bevilacqua (Crevalcore), che oggi costituiscono la zona di protezione speciale “Madonna della Valle” inclusa nella Rete Natura 2000: ambienti variamente strutturati (prato, albero e bosco, stagno e laghetto) destinati alla tutela della biodiversità. Altri impegni similari di carattere agroambientale per un’estensione di circa 12 ettari sono in essere a S. Pietro in Casale. Nel 1998 ha destinato alla comunità centopievese 2 ettari di terreno per la realizzazione, in collaborazione col Comune di Cento, del parco “I Gorghi” di Renazzo, con prati, maceri, alberature, panchine, percorsi sportivi e aree intrattenimento. 

Guardando al futuro

Come ci illustra il Presidente Adriano Govoni, la Partecipanza sta affrontando importantissimi cambiamenti. Nel 2017 l’Assemblea generale ha approvato una radicale trasformazione dello statuto passando dalla divisione ventennale a quella decennale. I “capi” sono quindi stati assegnati per il decennio 2019-2029. Inoltre sono state ammesse all’iscrizione al Registro Generale, e dunque al pieno diritto di assegnazione dei terreni, anche le figlie dei partecipanti maschi. Dopo un lungo e complesso lavoro di raccolta e verifica che ha portato a iscriverle nel Registro, per la prima volte le donne hanno avuto in assegnazione i “capi”. La cerimonia si è svolta il 10 settembre nella Piazza Andrea Costa a Pieve di Cento. L’assegnazione ha la durata transitoria di un quinquennio, così da parificarne il termine con quello ordinario del 2029.

Oggi, ci spiega il Segretario Nicolò Cavicchi, la sfida principale della Partecipanza è quella di recepire e mettere in atto quei cambiamenti e adattamenti determinati in seguito alla L. 168/2017 “Norme in materia di domini collettivi”, mantenendo come prerogativa la conservazione e valorizzazione del patrimonio di questo istituto millenario per assicurarlo alle future generazioni. Nodo cruciale è attribuire al capo di terreno assegnato un nuovo valore, che non può essere più solo di tipo solo economico, peraltro sempre calante in relazione al costo della vita e ad altre forme di reddito. Ciò rischia di erodere il legame dei partecipanti con l’ente: la disaffezione e allontanamento del partecipante sottrae progressivamente quella linfa vitale che ha permesso all’ente di sopravvivere nei secoli. 

Il Presidente Govoni citando la prefazione al nuovo statuto ricorda che “lo scopo di assicurare alla comunità partecipante un piccolo patrimonio che deve trasmettere alle future generazioni per provvedere ai loro bisogni essenziali, spiega la grandissima affezione dei partecipanti e di tutti gli abitanti verso l’ente”. Ciò costituisce la ragion d’essere della Partecipanza, il germe della sua vitalità e conservazione. “I partecipanti hanno appreso dalla durissima esperienza, generazione dopo generazione, che solo nella solidarietà reciproca è riposta ogni speranza. In loro risiede la concreta possibilità di sopravvivenza della secolare istituzione e il superamento delle comuni difficoltà”. 

  • Partecipanza Agraria di Pieve di Cento
via 25 aprile n. 2
40066 Pieve di Cento (BO)
tel. 051 975205
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