Le meraviglie trovate a Monte Bibele sono nel piccolo gioiello di Monterenzio: un viaggio nel tempo alla scoperta delle popolazioni che vissero nella valle dell’Idice e dello Zena a partire dal Paleolitico
Di Lorenzo Fazio
(Pubblicato sul numero uscito nella primavera del 2012)
L’Italia, lo sappiamo benissimo, ha un celebre passato. Se il presente, spesso e purtroppo, non rende giustizia ai nostri illustri predecessori, lungo la nostra penisola si è spesso fatta la Storia, quella con la “s” maiuscola. Se il pensiero vola facilmente all’idilliaco Rinascimento o al mastodontico Impero Romano, non è difficile imbattersi in numerosi altri avvenimenti e popoli più modesti nelle dimensioni e nel periodo temporale che li ha visti protagonisti, ma non certo per importanza.
Anche le nostre valli e montagne hanno molto da raccontare. Se nei numeri precedenti della rivista vi abbiamo segnalato il Winter Line Museum di Livergnano, generoso di reperti della Seconda Guerra Mondiale, e il Museo Marconi a Pontecchio Marconi, utile per conoscere vita e conquiste del famoso inventore, il Museo Civico Archeologico Luigi Fantini, a Monterenzio, ci proietta in un passato ben più lontano.
Separato da Via Idice da una sottile fila di case e adagiato su un ampio prato, ideale per introdursi a un passato lontano dalla tecnologia e dai motori a scoppio, la struttura è una sorta di macchina del tempo, con cui spostarsi dal Paleolitico sino a circa un secolo dalla nascita di Cristo, che custodisce un ampissimo campionario di reperti ricavati dagli scavi effettuati sul Monte Bibele, e nella parte più antica di Monterenzio, a partire dagli anni Settanta.
Accompagnati da Annachiara Penzo, conservatrice del museo, ci muoviamo con un pizzico d’emozione tra le tante teche distribuite nell’ampio salone dell’edificio. Abituati come siamo a pensare che la storia sia relegata solo nelle grandi città, ci si sente fortunati nel poter godere di così tante antichità a pochi passi da casa. Si parte, come già detto, dal Paleolitico. Aiutati da ampie didascalie di facile lettura si ricostruisce il periodo storico e si osserva con cognizione di causa i timidi tentativi di lavorazione della pietra dei primi uomini che abitarono le nostre vallate. Tra resti ossei di animali e qualche altra cibaria perfettamente conservata, si giunge in tempi più recenti.
Il cuore del museo, infatti, è riservato ai reperti dei popoli etruschi e celti che hanno costruito, sempre su Monte Bibele, diversi abitati, sepolcri e luoghi di culto a partire dal 400 a.C. Ci si affaccia così a un mondo estremamente affascinante fatto di ciotole, elmi, striglie, coltelli e numerosi altri oggetti della vita di tutti i giorni di queste antiche genti. Lo stato di conservazione e la cura con cui ogni reperto è catalogato è assolutamente soddisfacente e permette ad ogni visitatore di farsi un’idea precisa di cosa si sta osservando.
Tuttavia la visita sarebbe incompleta senza un sopralluogo agli scavi di Monte Bibele. Il Museo Luigi Fantini infatti, offre anche questa possibilità ai suoi visitatori, con guide specializzate, giunte direttamente dal Dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna. Per di più è previsto un progetto di restauro, ricostruzione filologica di alcune capanne dell’epoca estrusco-celtica e creazione di alcuni itinerari naturalistico-archeologici, che dovrebbe completarsi entro l’autunno del 2013.
Come se non bastasse non mancano veri e propri laboratori. Su richiesta, o in particolari giorni dell’anno, è possibile prendere parte a piccoli workshop dove impratichirsi in maniera ludica nella lavorazione dei metalli, dell’argilla e dei tessuti, per vedere con i propri occhi e mani come lavoravano gli uomini dell’antichità.
Il Museo Civico Luigi Fantini a Monterenzio è un piccolo gioiello e fonte vanto per le nostre vallate e montagne. Sconosciuto ai più, conserva al suo interno un gran numero di interessantissimi e splendidi repertori. Visitarlo non rappresenta solo un modo intelligente per spendere una giornata di svago, ma è anche un’opportunità unica per apprezzare e conoscere ancora meglio il proprio territorio.
L’INTERVISTA