Diffuso dalle Alpi agli Appennini, profumatissimo e simbolo di purezza e di innocenza, il Mughetto è una delle piante più velenose presenti nei nostri monti
di Lucilla Pieralli
(articolo pubblicato nel numero uscito nella primavera 2016)
Se la natura avesse avuto l’intenzione di intenerire gli appassionati di piante, con l’invenzione del mughetto (convallaria majalis) ci sarebbe riuscita. Sfido chiunque a non esultare davanti a questa piccola pianta che sbuca dai luoghi ombrosi con la sua spighetta di bianchi campanellini profumati che sembrano rubati al disegno di un bambino.
Piccola pianta dalle foglie verde scurissimo, si trova quasi ovunque nei boschi montani delle Alpi e in quelli submontani di tutto l’Appennino settentrionale. Si chiama Convallaria perché si trova appunto nelle valli, e majalis per l’epoca della sua fioritura, in maggio/giugno. Si riproduce per stoloni. I principi attivi sono diffusi in tutta la pianta, dal rizoma alle infiorescenze. La sua coltivazione è però esclusivamente motivata dal profumo dei suoi fiori dai quali si ricava un prezioso olio essenziale usato in alta profumeria. Ma l’apparenza inganna. Anche il mughetto è una pianta velenosa e contemporaneamente una pianta medicinale, un cardiotonico molto efficace, tanto efficace da portare in caso di ingestione al collasso e alla morte. Quindi una pianta da odorare e basta. Niente infusi o decotti, oggi abbiamo di meglio per curare il cuore, e di meno pericoloso.
Nella letteratura delle piante medicinali il mughetto trovava ampio spazio per la sua complementarietà alla Digitale e il motivo era semplice: alla difficoltà di dosaggio dei principi attivi (glucosidi cardiocinetici) si contrapponeva la mancanza di accumulo nell’organismo nel tempo, quindi le terapie potevano essere più lunghe. Quanta strada ha fatto la moderna farmacologia, di quanti pericoli, sofferenze e rischi ci ha sollevato. Amiamo la natura con trasporto e la difendiamo con veemenza, ma altrettanto facciamo con la ricerca e con la scienza, con gli studiosi che ci hanno affrancato da terapie che spesso causavano più morti delle stesse malattie.
Ma come dicevo, la nostra pianticella ci conforta con il suo meraviglioso e raffinato profumo, lasciamo perdere il resto. Quando in primavera le foglie che escono accartocciate per proteggere i fiori dalle ultime gelate si schiudono, lasciano uscire questo grappolino di inforescenze ancora verdi. Ai primi raggi di sole le campanelline diventeranno bianchissime e profumate. Forse è per questo bianco candido che in alcuni paesi europei il mughetto è considerato il fiore nato dalle lacrime della Madonna e per questo simbolo di purezza e di innocenza.
Nell’arte è spesso raffigurato proprio in questo senso e si trova associato al culto mariano. Nel Medioevo assunse il ruolo di portafortuna e al momento dei riti della primavera veniva associato alla felicità; strano a dirsi per una pianta velenosa. E’ il profumo la sua malìa, infatti ancora oggi in Francia Paese del profumo, per il Primo Maggio l’omaggio di un mazzetto di mughetti alle signore è associato alla festa del lavoro in memoria di antiche tradizioni che hanno radici precristiane.