Monte Bibele è uno dei siti più interessanti dell’archeologia celtica in Italia ma le tracce della cultura arrivata dal nord sono più evidenti di quanto si possa credere: le denominazioni di Ceretolo e via Frassinago a Bologna per esempio sono legate agli alberi che ricoprivano la zona dove i druidi tenevano i riti sacri
di Ines Curzio
(pubblicato sul numero uscito nella primavera 2011)
Ampie distese e panorami mozzafiato tra Irlanda e Paesi del Nord, miti e leggende del ciclo Arturiano, Avalon e i suoi personaggi magici: questo è ciò che richiama la mente pensando al popolo Celtico. In pochi invece, conoscono il peso che tale cultura ha avuto sulla nostra e quanti elementi sono stati assorbiti all’interno della tradizione latina e cristiana. Echi di queste tradizioni permangono ad esempio nelle feste Celtiche cristianizzate, in vocaboli d’uso comune (betulla, biglia, carro, carrozza, carpentiere), in alcune ricette culinarie ed erboristiche.
Proveremo a ripercorrere insieme alcune tracce lasciate dai Celti in territori a noi molto vicini. A pochi chilometri da Bologna, incamminandosi in Val di Zena, fra il verde delle colline erbose, i boschetti e i calanchi, si può godere di panorami che, nel nostro piccolo, sono altrettanto ameni ed emozionanti quanto quelli del più noto scenario Celtico. Proprio fra queste colline hanno abitato per secoli queste popolazioni lasciando un’eredità storica e culturale ancora poco conosciuta, ma di grande valore. Prima di addentrarci nella valle soffermiamoci su qualche curiosità storica. Innanzitutto gli insediamenti Celtici non erano limitati a pochi sperduti accampamenti: tutta l’area padana e parte dell’Italia centrale fu abitata dai Celti fino al XII secolo circa.
I RAPPORTI TRA CELTI ED ETRUSCHI
Analizziamo poi le relazioni sociali e culturali tra Celti ed Etruschi. Ad una prima ricostruzione storica gli Etruschi, di origine villanoviana, sarebbero fioriti in Italia a partire dal IX sec. a.C. fino a diventare un popolo unitario intorno al VII secolo a.C. nei territori dell’Etruria. Tra il V e IV sec. a.C. i Celti iniziarono la loro discesa in Italia occupando gran parte dei territori abitati dagli Etruschi, con i quali tuttavia non ci furono scontri; rimasero in buoni rapporti, tanto che in molti territori i due popoli sembrano convivere se non addirittura sovrapporsi per usi e costumi.

La Dea Madre
Ed è proprio da questi elementi che si apre un’interessante riflessione sulle possibili origini di questi popoli. I Celti e gli Etruschi infatti sono accomunati proprio dal mistero delle loro origini. Ricostruendo le tappe evolutive dei popoli indo-europei emergono tracce evidenti di un unico crogiolo etnico-antropologico da cui deriverebbero le due civiltà, accomunate dal misticismo, dall’arte, dalla vita rupestre, con marcate affinità nei gusti, nelle abitudini e nelle tradizioni. Inoltre, la società celtica come quella etrusca, aveva un ordinamento triclassistico: i sacerdoti, i guerrieri, e gli artigiani. Ed infine un’alta considerazione della donna. Dopo il I secolo d.C. tutto si dissolve nel tempo, le testimonianze si confondono e le popolazioni Celtiche restano inglobate nell’evoluzione della società che procede fino al primo Medioevo.

Monte BIbele
MONTE BIBELE
Nonostante questo, sono moltissime le testimonianze sparse in Pianura Padana che ci riportano ai Celti. Solo per citarne alcune: a Fidenza la leggenda di San Donnino Cefaloforo, a Modena la prima rappresentazione in assoluto di Artù e dei suoi cavalieri scolpita su un archivolto del Duomo; reminiscenze ancora nelle denominazioni di Ceretolo e via Frassinago a Bologna, legate agli alberi che ricoprivano la zona, presso i quali i druidi tenevano i riti sacri. È in questo contesto che si inseriscono le tracce degli insediamenti in Val di Zena. Per l’inedita associazione di abitato e necropoli, Monte Bibele si è rivelato uno dei siti di maggiore interesse per l’archeologia dei Celti in Italia. Molte informazioni provengono anche dalle necropoli di Bologna e Casalecchio di Reno, i cui corredi mostrano l’assunzione, da parte dei guerrieri Celti, di costumi tipicamente Etruschi e indicano l’esistenza di alleanze di tipo matrimoniale fra le diverse componenti etniche. I corredi mostrano l’esistenza di un sistema di ritualità ben radicate; inoltre spade, foderi e sistemi di sospensione rivelano un’assoluta analogia con quelli transalpini, frutto di rapporti molto stretti e continui fra i due versanti del mondo Celtico, probabilmente attraverso la non lontana via Francigena, facilmente raggiungibile dalla via Emilia. Oltre a Monte Bibele ci sono altri luoghi nella valle che conservano reminiscenze Celtiche.

Monte delle Formiche
IL RITO CELTICO DEL MONTE DELLE FORMICHE
Presso il Monte delle Formiche è sopravvissuta per secoli una tradizione tutta femminile: le giovani spose e le donne desiderose di avere figli sedevano sulle pietre calde di arenaria le quali si riteneva favorissero la fertilità. Una tradizione legata al potere di Madre Terra e alle energie da essa derivanti, tipiche della cultura Celtica, assieme alla sacralità della figura femminile. Questa vetta fu, in tempi anteriori all’era cristiana, sacra a divinità pagane. Il santuario, come molti altri, è stato probabilmente eretto sulle spoglie di un tempio pagano dedicato ad una dea femminile con lo scopo di cristianizzare il luogo e al contempo preservare le forti energie presenti, le stesse che porterebbero, secondo alcuni, le formiche alate a migrare sul posto ogni anno. Sempre in questo sito, molti anni fa, è stata ritrovata una statuetta in pietra raffigurante la Dea Madre (altro elemento Celtico) e ai piedi del Monte delle Formiche esiste tutt’ora una radura chiamata il Prato delle Donne dove le sacerdotesse eseguivano i riti e le celebrazioni del calendario Celtico. Forse il visitatore noterà che non sono molti gli elementi visibili rimasti, ma quelli che permangono ci fanno intuire quanto fosse radicata la loro presenza in questi territori e quale eredità abbia lasciato.
Altre info su: www.valdizena.tbo.it