L’inebriante profumo del CAPRIFOGLIO

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Anche le foglie sono ricche di principi attivi, il periodo migliore per raccoglierle è tra maggio e agosto. Ha proprietà  astringenti, antinfiammatorie e cicatrizzanti

di Claudia Filipello

(articolo pubblicato nel numero uscito nell’estate 2017)

Non vidi subito il fiore del Caprifoglio, ma quando l’incontrai per la prima volta accadde per merito della sua invisibile fragranza. In quel giorno, al suo termine verso il crepuscolo, camminavo nel bosco: vivevo quell’intervallo intenso che ha vita e si manifesta nell’istante fra il tramonto e la notte, in cui permane una luminosità lieve ma diffusa. Il profumo del Caprifoglio mi fece rallentare fino a fermarmi per meglio allungare il naso verso il cielo, alla ricerca della traccia invisibile dell’essenza nell’aria che respiravo. E lo vidi: vidi il fiore del Caprifoglio che rapì il mio cuore. Da quell’incontro ho voluto scegliere il Caprifoglio per adornare e togliere il senso di vuoto della lunga rete del mio giardino.

Solo in seguito a quell’episodio cominciai a interessarmi maggiormente scoprendo ad esempio, che lo scrittore e politico inglese del 1700, Samuel Pepys, chiamò il fiore del Caprifoglio “fiore di tromba capace di soffiare profumo invece di suono”. I Greci, ispirandosi al comportamento della pianta, lo chiamavano Periclymenon, da Pericleìo, cioè “circondo, chiuso da ogni parte”.

I fiori dal colore avorio, con tocchi di rosso, rosa e carminio hanno stami che sporgono lungamente dal tubo della corolla il quale, a sua volta, ha un labbro superiore a quattro lobi ed uno inferiore simile ad una lingua. 

Il Caprifoglio (Lonicera Caprifolium), detto anche Madreselva, Matrisilvia, Abbracciaboschi, Brassabosch, Seresetta e Ciuciabech, appartiene alla famiglia del Sambuco e del Viburno. Esso sa inerpicarsi intorno agli alberelli ed arbusti tramite spirali molto strette, muovendosi in senso orario con il suo flessibile fusto fino a raggiungere i sei metri.

Fin dalla notte dei tempi parti del Caprifoglio, fra cui foglie e fiori, venivano utilizzate da coloro che sapevano leggere in essa proprietà terapeutiche. La raccolta può avvenire con la nuova vegetazione, più rigogliosa e ricca di acqua e principi attivi. Il periodo migliore per raccogliere le foglie del Caprifoglio da usare come rimedio, è tra maggio e agosto. Le foglie sono ricche di principi attivi dalle proprietà astringenti, antinfiammatorie e cicatrizzanti. Si possono usare per preparare dei decotti destinati a risciacqui e gargarismi. L’uso dei decotti di foglie è consigliato in caso di infiammazioni alle mucose della bocca e della gola: il decotto non va bevuto ma solo usato per abbondanti e prolungati risciacqui.

Il Caprifoglio, inoltre, ha proprietà emollienti ed espettoranti, che risultano essere perfette in caso di infiammazioni alle vie aeree (mal di gola, rinite…) e per lenire i piccoli malanni invernali, fra cui raffreddore e tosse. Per quest’ultimo approccio è bene preparare un infuso di fiori ben essiccati che si prepara come segue.

Si pone un cucchiaio colmo di fiori secchi di Caprifoglio in una tazza di acqua calda. Dopo aver atteso 5-8 minuti, filtrare e bere a piccoli sorsi. Le dosi consigliate sono da due a tre tazze al giorno, per curare il classico raffreddore. Non presenta controindicazioni. Le nonne consigliavano l’infuso di Caprifoglio per lenire e far passare il singhiozzo.

Il decotto di foglie di Caprifoglio prevede una preparazione differente: in circa 200 ml di acqua fredda si giunge una manciata generosa di foglie essiccate e sminuzzate. Portare l’acqua ad ebollizione spegnere il fuoco dopo 8-10 minuti.  Lasciare decantare ed intiepidire. Filtrare il decotto; è quindi pronto per fare gli sciacqui e/o gargarismi alla gola e bocca in caso di infiammazioni.

In Naturopatia e Fitoterapia, il principio attivo del Caprifoglio è utilizzato generalmente in sinergia con altre piante per lenire e curare vari disagi fisici; fra cui: le infiammazioni articolari, della pelle, le eruzioni cutanee infettive e le piaghe; in questo caso si utilizzano soprattutto i fiori. Inoltre, il principio di questa pianta è terapeutico per le infezioni del tratto urinario, nelle gastroenteriti oltre che nelle intossicazioni alimentari. La sua essenza può essere usata pura sul corpo o diluita in olio vegetale per fare massaggi.

Nella Floriterapia di Bach, il Caprifoglio, conosciuto con il nome di “Honeysuckle”, è considerato il fiore del passato. La sua segnatura cosmica, fra cui il suo donare al mondo la profumazione nelle ore notturne, è capace di consolare pensieri nostalgici e melanconici che prevalgono ed assediano la mente e il cuore di una persona che non è in grado di allontanarsi dai rimpianti. Honeysuckle infatti, è in risonanza con il dolore generato dal lutto, come quella di una persona cara, nella separazione e nella lontananza siano esse scelte, siano esse subite.

Honeysuckle, quindi è capace di neutralizzare tutti gli influssi, i desideri e le nostalgie del passato per riportarci al presente; esso, infatti riguarda il potenziale spirituale della capacità di trasformazione quando si resta uniti al passato e non si è capaci di immergersi nel flusso della vita presente e del “Qui ed Ora”. Nello stato Honeysuckle positivo il soggetto stabilisce uno scambio vitale con il proprio passato, dal quale ricava insegnamenti per il presente; trasferendo l’essenza dell’esperienza passata nell’essenza dell’esperienza al presente.

Lasciatevi rapire il cuore dal suo profumo ed esso vi guiderà verso nuovi insegnamenti.

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