Dalla Festa dla Batdura alla Fira di Sdaz passando per la Sagra dell’Ortica: una carrellata tra gli appuntamenti che ogni anno celebrano la civiltà contadina
Di Filippo Benni
(pubblicato nel numero uscito nell’estate del 2015)
Ci s’alzava all’alba per profittare della prima luce e del fresco, ci si riposava il momento della bóima, dell’afa del sole allo zenit, e si riprendeva il lavoro fino al calare della sera, quando dal campanile del borgo rintoccava l’avmaréia, l’avemaria, a ricordare che la giornata degli uomini di buona volontà era conclusa.
Descriveva così, Adriano Simoncini sulle pagine di questa rivista, l’estate dei contadini. La stagione delle feste, dei santi e del ballo stacco, ma anche la stagione più dura, per il lavoro nei campi, nelle stalle e nei boschi.
Oggi è l’estate è la stagione in cui la modernità celebra quella cultura, ripescando dal passato usi e costumi legati ad appuntamenti centrali e prodotti fondamentali nella vita delle famiglie di una volta. Primo fra tutti il grano, che in Appennino viene battuto in luglio, con qualche settimana di ritardo rispetto ai campi della Bassa, dove la trebbiatura viene festeggiata a giugno.
Fare un salto alla Festa d’la batdura, a Loiano, è l’occasione per fare un tuffo nel passato, per vedere da vicino le arti e i mestieri di un tempo, gli oggetti tradizionali, un’idea del tempo scandita dall’alternarsi del giorno e della notte e del passare delle stagioni.
Si potrà assistere all’impagliatura e alla lavorazione della “treccia”, i bambini potranno vedere dal vivo gli animali da cortile e le macchine agricole di una volta, sarà possibile assaggiare i prodotti dell’Appennino, dal pane montanaro, agli zuccherini, dai salumi, ai formaggi tipici, ai vini locali.
Se in montagna si celebra la celere spiga, nella Bassa, archiviato il grano, si guarda ad altri prodotti legati alla civiltà contadina. Tra le fine di agosto e l’inizio di settembre, a Malalbergo va in scena la storica Sagra dell’Ortica Realizzata per la prima volta nel 1970 (quando si chiamava semplicemente Sagra di fine estate), negli ultimi anni, sulla spinta dell’Associazione Amici dell’Ortica, è stata dedicata all’eclettica pianta. I volontari dell’associazione, già ad aprile, iniziano la raccolta dell’ortica, in genere in zone lontane da strade e da altre possibili fonti d’inquinamento. Con i guanti e la falce fienaia ne raccolgo diversi sacchi che poi vengono lavorati nella sede del circolo, a Malalbergo. Il raccolto viene steso su enormi tavoli dove una ventina di persone separano gli steli dalle foglie. Il raccolto viene lavato e sbollentato (in 5 minuti si tolgono le sostanze urticanti), poi viene inserito in una pressa che lo trasforma in tante formelle che, con un abbattitore, vengono subito congelate e conservate fino al periodo della sagra per essere utilizzate in tante gustose ricette. Durante la festa non mancheranno stand gastronomici, eventi e concorsi, come quello (organizzato qualche anno fa) per trovare la sfoglina più brava del paese.
Con l’inizio di settembre torniamo in Appennino, e più precisamente Sasso Marconi, dove da ben 342 anni si celebra la Fìra di Sdaz. La prima edizione si tenne infatti nel 1673, quando il conte Giacomo Rossi ottenne la licenza per “fare la fiera nei primi giorni di settembre”; nel 1768 papa Clemente XIII concesse invece al conte Camillo Turrini Rossi una regolamentazione ufficiale, a testimonianza del prestigio raggiunto dalla fiera stessa. Per un intero fine settimana la quattrocentesca cornice di Palazzo de’ Rossi si animerà di artigiani, artisti, cantastorie, bancarelle con oggetti per la cantina e per il giardino, prodotti tipici, dolciumi e curiosità. L’atmosfera della tradizione si respirerà grazie alla riproposizione degli attrezzi agricoli, dei balli e dei canti popolari. Andare alla Fiera, però, non sarà soltanto un viaggio alla riscoperta di emozioni semplici e magiche di una festa autenticamente “popolare”: la manifestazione, infatti, è anche un’importante occasione di aggregazione per la gente del luogo e di visibilità per le associazioni locali, oltre che un’opportunità per assaggiare i prodotti tipici dell’Appennino bolognese.
Oltre agli Sdaz, l’altra fiera bolognese che affonda le radici nella notte dei tempi è la Fira ed San Lazar, che si tiene ogni estate (tra luglio ed agosto) da 185 anni. Nata come esposizione agricola, celebre anche per essere stata decantata da Guccini, rappresenta da sempre un’opportunità per poter vivere un momento di incontro autentico in un clima festoso e ricco di incontri in cui gli spettacoli, il commercio e la ristorazione si combinano vicendevolmente con la presenza di commercianti ambulanti, artigiani artisti ed espositori.
Più recenti, ma sempre legate al nostro passato da contadini, le feste che si tengono nella bassa durante il mese di settembre. Si parte da Maddalena di Cavazzano, frazione del comune di Budrio, dove, tradizionalmente la seconda domenica si tiene la Festa della Campagna che da più di 40 edizioni celebra l’importanza del lavoro nelle campagne con il proposito di ricordare il passato per una giusta prospettiva del futuro. Presenza fissa sono gli strumenti di alcune antiche lavorazioni caratteristiche dell’agricoltura del passato tra cui quella del granoturco, del frumento, della canapa, del ferro, del rame e della tela con telai in funzione per riportarci indietro nel tempo quando nelle famiglie il telaio scandiva il tempo con il ritmo del lavoro silenzioso.
Rimanendo nel comune di Budrio, ma spostandosi a Mezzolara, l’ultima domenica di settembre incontriamo la Fiera della Cipolla: un’ occasione festosa che ha origini lontane nel tempo e che fa da cornice alla celebrazione del Patrono di Mezzolara, San Michele Arcangelo. Sin dai suoi esordi, proprio in questa occasione, venivano portati in piazza i prodotti dei campi e soprattutto le cipolle, una vera eccellenza nostrana, alle quali si dedicò, per l’appunto, il nome della sagra.
Dopo tanti frutti della terra, concludiamo questa nostra, parziale, carrellata tra le feste contadine della provincia di Bologna con la Festa della vacca e della scrofa di Molinella. Sempre a fine settembre, un’ottima occasione per i carnivori più convinti che avranno la possibilità, tutte le sere, di assaggiare la coppa di testa ancora calda.