L’antica Pieve di Barbarolo

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Di probabile origine bizantina, Barbarorum è noto soprattutto per la sua antichissima Pieve dal cui frazionamento, nel VII secolo, si sarebbero poi originate quelle di Sambro, Monghidoro, Monte delle Formiche e Zena.  Nel 1366 riuniva sotto di sé ben 22 chiese e 3 ospedali.

di Lamberto Monti

Il 24 novembre 891 dl’Imperatore Guigo donò “il pago Barbarorum”, assieme a quelli di Monte Cerere, Brento e Gesso, in proprietà e giurisdizione a Titelmo di Titelmo. Da questo atto scopriamo varie cose interessenti, veniamo a sapere che si tratta di un centro pagense compreso in una “iudiciaria” che comprendeva le alte vallate dei fiumi Savena e Setta. Era un luogo fortificato di probabile origine bizantina.

Lo sperone roccioso su cui si adagia la pieve ha un’origine antichissima, si tratta infatti di roccia di arenaria risalente al miocene circa 15.000.000 di anni fa (più antica di vari milioni di anni in confronto alla formazione geologica del Monte delle Formiche). Siamo al confine settentrionale del comune di Loiano, rispetto alla Futa leggermente spostato verso la valle del fiume Zena

“La chiesa di Barbarolo s’innalza su di un fertile altipiano, cui tutt’attorno fanno corona i monti delle tre vallate di Savena, Zena, Idice, spiccando fra tutti gli altri il Monte delle Formiche che gli sta a poca distanza sul lato Nord– Est e Monterenzio ad Est. Benché i detti monti chiudano Barbarolo come in un vasto anfiteatro, tuttavia per un piccolo varo nel loro allineamento resta libera la vista su qualche poco di pianura”. Cosi’ il Bombicci descrive Barbarolo nei suoi appunti sull’appennino Bolognese nel 1881.

Probabilmente questa posizione geografica ha sempre reso il sito di Barbarolo di elevata importanza, tanto che fin da tempi remoti è stato un comune indipendente sia nell’organizzione interna che amministrativa. Sempre il Bombicci nel suo trattato del 1881 afferma che “una tradizione popolare vuole che ove si trova attualmente una casa detta Castellara esistesse un antico castello”. Di certo sappiamo che nel 1034 la Pieve viene menzionata in un atto di transizione del marchese Bonifacio con il quale si impegnava a cedere a Monghefredo di Ubaldo duecento tornature poste  “infra plebe San Petri qui vocatum Barbarolum”. Le terre del Marchese passarono poi lla figlia Matilde di Canossa che nel 1078 li donò alla chiesa di Pisa.

La pieve ha origine antiche ma anche molto importanti, infatti da numerosi studi sulla costituzione ecclesiastica del bolognese si viene a sapere che le piu’ antiche Pievi della Diocesi fossero tredici e fra queste già compariva quella di Barbarolo, che probabilmente comprendeva un territorio vasto che oltre alle valli del Savene e dell’Idice arrivava fino al crinale appenninico. Solo dal frazionamento di queste prime pievi avvenuto a partire dal VII secolo si sarebbero poi originate quelle di Sambro, Monghidoro, Monte delle Formiche e Zena.

Nel 1366 la Pieve di Barbarolo riuniva sotto di sé ben 22 chiese e 3 ospedali.

Data probabilmente molto importante per la Pieve è l’inizio del quattrocento, quando l’arciprete ebbe il titolo di abate. Di questo non abbiamo fonti certe anzi sempre Bombicci nei suoi appunti scrive: “Siccome il parroco di Pieve Barbarolo ha il titolo di abbate, si vuole che anticamente qui fosse un’abbazia appartenente ai monaci Olivetani ma niuna memoria esista a conferma di questa opinione ed il fabbricato stesso non presenta nulla che ricordi antichi claustri.

Del passato importante e antico di questa Pieve restano tracce di eccezionale valore. All’interno dell’edificio possiamo tuttora osservare i capitelli ad intreccio di fogliame risalente probabilmente al decimo secolo, prova dell’edificio proto-romanico coevo alla cripta di Santa Maria di Montovolo. Dall’esterno l’attuale struttura presenta l’aspetto assunto dopo i rifacimenti del sette/ottocento tra i quali spicca e risalta il bel campanile di ordine dorico risalente al 1821.

Luigi Fantini, curioso e raffinato osservatore delle bellezze del nostro Appennino, arrivando a Barbarolo notò e fotografò due strutture in particolare, il 6 ottobre del 1942 immortalò la casa “Poggiolo” e il 21 luglio del 1940 la casa “Simiano”. Quest’ultima è un’antica costruzione tra le più interessanti del nostro Appennino. “So trattarsi di un’antica torre – dice Fantini –  infatti presenta un portale costruito con grossi conci d’arenaria squadrate a regola d’arte di fattura uguale a quelli che si riscontrano alla base delle Torri dell’Appennino”. Questa casa si trova su di una collinetta d’arenaria circondata alla base da un tortuoso corso d’acqua detto Zena Morto che conferisce a tutto l’insieme un aspetto pittoresco. Lo Zena Morto dopo un chilometro confluisce in un altro torrente, detto Zena Vivo, sotto Barbarolo e da lì danno vita allo Zena e alla omonima valle.

Associazione Parco Museale della Val di Zena
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