La Stella di Betlemme

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Della stessa famiglia dell’aglio e del giglio, fiorisce da marzo a maggio. Se raccolti, i fiori appassiscono rapidamente e contengono una sostanza acida, irritante

di Claudia Filipello 

La Stella di Betlemme (Hornithogalum Umbellatum) piccolo fiore dal nome evocativo, appartiene alla famiglia delle Liliacee, del genere Lilium che comprende anche i Gigli. Sono piante antiche, quasi sempre erbacee. Vi appartengono numerose specie selvatiche e coltivate, hanno bulbi o rizomi dalle radici fini e leggere. Vivono in zone temperate calde e quindi non si ritrovano al nord. Amano la luce, il calore e producono principi attivi ricchi di zolfo che si riconoscono dall’odore. La famiglia annovera molte piante ampiamente utilizzate in cucina, fra cui: asparago, aglio, cipolla, porro, erba cipollina, ecc. e piante ornamentali, fra cui giglio, tulipano, mughetto, giacinto. 

La Stella di Betlemme è una pianta comune ma antica, perenne, bulbosa, alta 10-30 cm ed è presente in tutto il territorio nazionale, isole comprese. Cresce nei prati, nei pascoli, nelle boscaglie, dal mare fino ai 1200 metri di altitudine.

Fiorisce in primavera, da marzo-aprile fino a maggio ed i fiori hanno una fragranza tenue e gradevole. Si presenta con infiorescenze a corimbo, con 5-15 fiori ed ogni fiore ha sei tepali (petali e sepali fusi insieme) lanceolati, bianchi internamente ed esternamente hanno una linea verde per cui quando sono chiusi non si distinguono chiaramente dall’erba del prato. Gli stami sono bianchi, si restringono agli apici che sono a punta e su di essi sono presenti delle antere gialle. La forma del fiore è una stella a sei punte con altra stella a sei punte visibile all’interno: c’è un ordine preciso, magico ma allo stesso tempo geometrico. I fiori si chiudono solo all’ombra di una nuvola e si schiudono solo nelle giornate calde, terse e piene di luce. Se raccolti, i fiori appassiscono rapidamente e contengono una sostanza acida, soprattutto se li si tocca, fanno piangere.

I piccoli frutti sono capsule globose ed il bulbo immerso completamente dalla Terra, ha un odore di cipolla. La pianta è rappresentata da un solo stelo eretto ed i suoi rami, rappresentati dalle foglie verdi rigogliose, formano un ombrello come se fosse un albero in miniatura. Le foglie sono tutte basali, in numero di cinque o sei, presenti alla fioritura, sono lunghe più del fusto; sono verdi e scanalate al centro da una striatura bianca…nuovamente segni di luce anche nelle foglie.

Il nome viene dal greco Ornis, Ornithos, che significa “Uccello” e “Gala” che significa “Latte” ed è dovuto al colore bianco latteo dei fiori ed anche dei bulbilli al pari delle uova di gallina; Umbellatum viene dal latino e significa “a forma di ombrello”.

La leggenda narra che un candido uccellino, l’ornitolago appunto, giunto nella stalla di Betlemme, formasse una corona di fiori attorno al capo di Gesù Bambino. In altre versioni la Stella di Betlemme rappresenterebbe la metamorfosi della cometa che decide di restare sulla terra. 

Da un punto di vista fitoterapico, la pianta contiene glicosidi cardiotonici e cardioattivi ma ancora in fase di studio. Ciò che rende interessante e speciale questo fiore, da un punto di vista terapeutico, è la sua essenza floriterapica. La Stella di Betlemme, infatti, rientra nel repertorio dei Fiori di Bach. L’essenza della Stella di Betlemme è legato al potenziale del spirituale del risveglio, del conforto e del riorientamento. Nello stato negativo, la persona è sotto shock, bloccato in una sorta di stordimento interiore; infatti la Stella di Betlemme è indicato in tutte le manifestazioni che derivano da un trauma su tutti i livelli: fisico, mentale e spirituale.

Se osserviamo il fiore, si nota che ha in sé una segnatura che riconduce il fiore alla sua azione spirituale nei confronti del “dolore di ogni essere vivente”; la sua corolla con sei petali ricorda la Stella del re Davide, simbolo della sintesi degli opposti ed espressione dell’unità di tutte le cose. Il numero sei delle punte dei suoi petali è archetipo di questo concetto universale: unione tra Cielo e Terra ed integrazione delle parti separate e sconnesse. Il fiore è fortemente sensibile all’ambiente esterno e alle condizioni climatiche come l’Anima che si chiude e si estranea (si confonde con l’erba) al mondo perché completamente avvolto dal dolore, rifiutando appoggio e consolazione. L’acido che contiene il suo fiore, se viene a contatto con gli occhi fa piangere: le lacrime però liberano dalle emozioni represse e trattenute.

Il bianco dei petali è il colore dell’interiorizzazione: il rimedio conduce all’interno di sè, in profondità, purificando e consolando le antiche ferite. Il bianco inoltre, richiama la luce che illumina il buio dell’inconscio, luogo dove sedimentano i traumi rimossi alla nostra mente ma sempre presenti al corpo fisico e quindi nella memoria cellulare.

La vibrazione della Stella di Betlemme cura l’angoscia e permette l’integrazione del dolore anche acuto; per questo motivo è incluso nel Rescue Remedy, rimedio d’emergenza o di pronto soccorso.  

 

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