Amata da Pascoli, è chiamata anche rosa selvatica. Nel Medioevo era comunemente usata nei rimedi per problemi alle vie respiratorie ed i frutti erano molto popolari nei dolci
Di Claudia Filipello
(Pubblicato sul numero uscito nell’autunno del 2013)
La rosa amata da Giovanni Pascoli è la rosa selvatica più comune nei nostri territori e nei nostri climi. La incontriamo lungo i boschi soleggiati e appare come custode tra le siepi, nascondendo rocce e sassi. Si accontenta delle medie altitudini. Sempre accompagna il viandante nelle distese deserte, pronta a donare il suo fiore fino ai 1300 metri d’altezza, oltre la quale non può più seguirlo.
Il nome “Rosa Canina” viene indistintamente utilizzato sia nella terminologia botanica che indica, rispettivamente, il genere e la specie, sia abitualmente, nel linguaggio comune. Nel dialetto di alcune regioni italiane, la Rosa Canina viene denominata semplicemente “grattacu” o, rosa selvatica, rosa delle siepi, rosa spina, rosella, rosa di macchia, roselline dei pruni e biancarosa. L’appellativo “Canina” ha origini antiche e lo si deve a Plinio il Vecchio. Le radici di questo arbusto, infatti, venivano impiegate in decotto come rimedio efficace nel trattamento della rabbia. Plinio il Vecchio riportava di un soldato romano, morso da un cane e guarito dalla rabbia, grazie all’assunzione di questa pianta.
La Rosa Canina era già apprezzata per la sua efficacia nel rafforzare le difese dell’organismo contro infezioni e particolarmente contro le malattia da raffreddamento. Nel Medioevo era comunemente usata in rimedi tradizionali per problemi alle vie respiratorie ed i frutti erano molto popolari nei dolci. Il suo impiego ha avuto un ruolo importante nella fornitura di Vitamina C ai bambini britannici durante la seconda guerra mondiale in sostituzione della fonte normale degli agrumi.
Recentemente, la richiesta della Rosa Canina è cresciuta esponenzialmente. Genericamente è presente nei tè e nelle tisane: il suo aroma, particolare e dolciastro, modula il sapore di molte altre droghe meno piacevoli al gusto.
Fra le virtù medicamentose della Rosa Canina troviamo:
– Aumento delle difese immunitarie e integrazione di Vitamina C (Acido L-Ascorbico). La Vitamina C fornita naturalmente dalla Rosa Canina, se assunta insieme ad altri elementi ortomolecolari, come per esempio il Ferro, concorre a far fronte gli effetti collaterali dei radicali liberi.
La Vitamina C contribuisce al mantenimento della normale funzione del Sistema Immunitario e alla protezione delle cellule dallo stress ossidativo. Sostiene il normale funzionamento del Sistema Nervoso e contribuisce a ridurre la stanchezza e l’affaticamento. Inoltre la Vitamina C accresce l’assorbimento del ferro e favorisce la formazione del Collagene per la normale funzione di gengive, pelle, cartilagini e ossa.
La somministrazione della Rosa Canina deve avvenire tramite estratti titolati e standardizzati in Vitamina C che risultano essere, da un punto di vista Naturopatico e Fitoterapico, gli unici che garantiscono la disponibilità della vitamina in questione e ne consentono l’assorbimento. I prodotti devono essere corredati, peraltro, da certificati di analisi con dichiarato il tenore di Vitamina C presente. Tutti gli altri estratti, tinture o gemmoderivati, non possono essere presi in considerazione come fonte di Vitamina C, a meno che non ne riportino dichiarato il quantitativo. Il Ministero della Sanità ha infatti stabilito la dose utile al fabbisogno giornaliero di vitamine e tutti i prodotti notificati come integratori di Vitamina C, anche su base vegetale, devono obbligatoriamente riportare l’esatto contenuto sull’etichetta. Il vantaggio di un estratto di Rosa Canina, pur titolato in Vitamina C usata allo stato puro, sta nel rendere disponibili anche Carotenoidi e Flavonoidi, i quali sono sinergici con l’Acido Ascorbico, migliorandone l’efficacia antiossidante.
Una ricerca pubblicata su European Journal of Clinical Nutrition ha rivelato che l’estratto del cinorrodo, il frutto della Rosa Canina, abbassa i livelli del Colesterolo totale e della pressione sanguigna. I ricercatori hanno infatti scoperto che dopo l’assunzione di una bevanda a base di estratto di rosa canina, i pazienti avevano beneficiato di un calo della pressione con una media del 3,4 %, un dato modesto ma significativo. Si è anche visto un calo del 5 % circa nei livelli di colesterolo generale e un calo del 6 % di quello “cattivo”, o LDL. Il fatto ancora più positivo, secondo gli autori dello studio, è che questi due risultati – il calo di pressione e di colesterolo LDL – insieme possono ridurre il rischio di malattie cardiache o dell’apparato cardiovascolare del 17%. Le ragioni di questi benefici sono, come già premesso, legate alla ricchezza in Vitamina C, flavonoidi e altre sostanze antiossidanti e antinfiammatorie.
La concentrazione di Tannini, nelle diverse parti della pianta ha un’azione calmante nelle diarree e nelle emorragie interne. Le preparazioni dietetiche a base di frutti di Rosa Canina rinfrescano e ravvivano le funzioni sensoriali, stimolano il metabolismo pigro grazie agli Acidi organici e pectine contenuti nel frutto. Il particolare processo dello zucchero di questa pianta spiega il motivo per cui l’estratto di Rosa Canina può essere somministrata ai diabetici con effetti terapeutici sulla glicemia, oltre che avere un effetto di stimolazione della diuresi e di aiuto nella eliminazione dei calcoli renali.
La ricchezza in flavonoidi, antociani e carotenoidi ne giustifica pienamente un utilizzo nella cosmetica, ad uso topico, specialmente nei casi dove si verifica un’alterazione del microcircolo venoso superficiale.
Oltre alla Rosa Canina anche il mirtillo, la mora e tutti i frutti rossi/neri possiedono una attività di tipo vasoprotettrice, in relazione al loro contenuto in Antociani.