Un documentario ripercorre la storia di Paul R. Joyce, abbattuto dai tedeschi nel ’44 e finito con il suo Thunderbolt nel Martignone. Nel 1993 il recupero del corpo e dei resti dell’aereo, vent’anni dopo il recupero della memoria e l’incontro con la famiglia
di Alessandro Cosi e Lamberto Stefanin
Ci sono idee che il tempo non riesce a cancellare ma che, al contrario, si rafforzano sempre di più man mano che avanzano gli anni.
L’idea di cui parliamo prese forma per la prima volta il 15 luglio 1944, sulla riva di un torrente della campagna bolognese e, su quella stessa riva, dopo più di 75 anni, è ancora più viva che mai. In quel giorno di guerra del ’44 due amici, poco più che adolescenti, videro cadere un aeroplano (un Thunderbolt P-47D) colpito a morte dall’artiglieria tedesca; lo pilotava un giovane statunitense, di poco più vecchio di loro, nato a più di 7 mila chilometri di distanza, in un altro Paese, oltre l’Oceano, giunto fino a lì per combattere contro la tirannia, per la libertà. Da quel giorno i destini di quei giovani, uniti in modo così violento da una guerra spietata, diventarono un loro comune destino.
I due ragazzi di paese nulla poterono fare, in quei tragici giorni, ma crebbe in loro il desiderio di riuscire, un giorno, a dare una degna sepoltura alle spoglie del pilota ucciso, che non erano stati in grado di recuperare dalle lamiere contorte, inabissatesi nel fango del fiume.
Nel 1993, quasi cinquant’anni dopo quei fatti, quei due stessi ragazzi, ormai adulti (assieme ad un terzo non meno appassionato di loro), tornarono su quegli stessi luoghi e contro ogni logica, ritrovarono il relitto dell’aereo e i resti umani che ancora conteneva e poterono, finalmente, sciogliere la silenziosa promessa fatta, tanti anni prima, allo sconosciuto aviatore.
Dopo la giusta risonanza che l’evento, all’epoca inusuale, ebbe sui giornali e sulle televisioni, l’oblio si impossessò di nuovo della storia e per altri 25 anni nessuno, o quasi, ne parlò più.
Arriviamo ai giorni nostri, a tempi relativamente vicini. Siamo nel 2016, altri quattro “ragazzi”, appassionati di Storia locale e a conoscenza dei fatti che abbiamo sin qui raccontato, si mettono in mente di ricostruire, con i mezzi degli anni 2000, la storia di quel giovane aviatore e degli eventi che portarono alla sua tragica fine.
L’incontro con chi aveva recuperato il velivolo, nel 1993 dal fiume Martignone, nei pressi di Paragatto, e che ancora oggi ne conserva i resti (la Famiglia di Bruno Nigelli), il ritrovamento di testimoni oculari dell’evento (Orlando Vivarelli), l’incontro con chi, nel 1944, c’era (uno dei due ragazzi, Franco Brizzi, l’altro si chiamava Adelmo Berozzi), le ricerche fatte negli archivi, con l’aiuto di storici ed esperti, recandosi di persona in Corsica (da dove l’aereo era decollato per l’ultima missione) e negli Stati Uniti (ad incontrare i parenti dell’aviatore, che si chiamava Paul R. Joyce, i cui nipoti, la famiglia Joyce-Hummel, hanno supportato con entusiasmo il lavoro di ricostruzione e di ricerca), hanno prodotto, dalla fine del 2017, una serie di eventi e di iniziative che, a tutt’oggi, non sono ancora terminati.
Sulla riva del fiume è stato posto un cippo di pietra a ricordo dell’aviatore caduto (monumento realizzato da Gilberto Fava dell’ANPI di Monte San Pietro); è stato realizzato un documentario di circa un’ora, dal titolo MISSION N. AO #54 (di Simone Caniati, Claudio Contri – Ass.ne La Conserva, Alessandro Cosi e Lamberto Stefanini – Ass.ne Cinerana), con la voce narrante del giornalista televisivo ed attore Gianluigi Armaroli; una mostra fotografica di Simone Caniati “Gli occhiali del pilota” ha completato la proposta iconografica. I Comuni e le Associazioni civili dei territori di Monte San Pietro, Zola Predosa e di Valsamoggia hanno fornito supporto e patrocinio alle iniziative.
Tutto questo lavoro è stato presentato, il 7 ottobre 2017, ad un folto pubblico, ai rappresentanti dei Comuni e delle Associazioni del territorio, ad una delegazione di ufficiali dell’Aviazione USA giunti appositamente da Aviano e ai nipoti del Tenente Joyce, venuti dagli Stati Uniti per l’occasione.
Oggi, presso la Biblioteca Comunale di Calderino, una teca con all’interno un diorama e alcuni doni offerti dalla famiglia dell’aviatore, ricorda ai visitatori la storia di Paul R. Joyce, caduto a 22 anni.
In un futuro prossimo anche i resti dell’aereo troveranno la loro giusta collocazione, nel Museo privato che la famiglia Nigelli sta realizzando a San Martino in Casola.
Poco prima che scoppiasse la pandemia, nei locali di Emil Banca, in Via Trattati Comunitari Europei 1957-2007, e in esclusiva per i soci della Banca, è stato proiettato il documentario MISSION N. AO #54, grazie all‘interessamento di uno degli autori, Alessandro Cosi, egli stesso socio di Emil Banca.
Il pubblico ha molto gradito la proiezione e si è intrattenuto a lungo, dopo lo spettacolo, a parlare con gli autori, presenti in sala per l’occasione. È stata un’altra bella opportunità per far conoscere un pezzo di Storia locale e mantenere vivo il ricordo di chi sacrificò, allora, la propria vita per la nostra libertà di oggi.