La Madonna delle Febbri

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di Gian Luigi Zucchini

La chiesa parrocchiale e priorale di Santa Maria Maddalena, in via Zamboni 47, a poche decine di metri dall’Università e da Piazza Verdi, era, fino al secolo scorso, notevolmente importante e molto e frequentata. Risale infatti al XI secolo l’esistenza, in quell’area allora di campagna, di una piccola cappella. Divenuta in seguito chiesa conventuale e infine parrocchia, fu ridisegnata nell’attuale struttura nel Settecento, anche con il consistente contributo di papa Benedetto XIV, già cardinale Prospero Lambertini, che era nato ed aveva avuto casa proprio nell’ambito parrocchiale.

Nella chiesa sono conservate numerose opere di notevole valore artistico, ed una in particolare, che unisce alla raffinatezza dell’arte una lunga tradizione di fede e di preghiera. Si tratta di un’immagine che rappresenta ‘La Madonna con Bambino’, e viene con certezza attribuita a Lippo di Dalmasio (1352 – 1410), figlio di Dalmasio, anche lui pittore, i quali lasciarono molte opere votive, sia su tavola che in pitture murali, molte delle quali anticamente decoravano i muri della città o vari angoli di portico, sotto forma di piccoli altari, alcuni ancora visibili seppure molto deteriorati dal tempo, a protezione degli abitanti della strada.

La tavoletta della Vergine pare fosse stata acquistata per devozione da un certo Sebastiano Costa, che, vedendola esposta presso un rigattiere di piazza Santo Stefano, la comprò per farne oggetto di devozione e preghiera nella propria casa.

Le cronache del tempo raccontano poi che il Costa si trasferì in via San Donato, (l’attuale via Zamboni) nel 1514, compresa nella parrocchia di Santa Maria Maddalena. In quel periodo, la città fu colpita da non meglio precisate “febbri” che portarono a morte molte persone, ed anche la famiglia del Costa non fu risparmiata. Egli si rivolse quindi in preghiera alla Madonna, che gli apparve in sogno chiedendo che l’immagine fosse collocata nella chiesa parrocchiale affinché divenisse oggetto di devozione per i sofferenti e i malati. Così fu fatto, e dopo poco il morbo improvvisamente scomparve. La voce si sparse non solo in tutta la città, ma anche nel contado, e molti venivano a rendere omaggio alla Madonna. La tavoletta dipinta da Lippo di Dalmasio fu poi collocata al centro di una tela dipinta da Pietro Fancelli nel 1832, dove si rappresenta un malato di febbri in atto di supplichevole preghiera, con San Francesco di Sales che intercede presso la Vergine, e fu poi denominata ‘Beata Vergine delle febbri’.

Nel 1901, l’immagine, ritenuta miracolosa, venne poi solennemente incoronata dall’arcivescovo di Bologna, cardinale Domenico Svampa, e collocata entro un frontale di legno dorato con un fondale di velluto cremisi adorno di arabeschi di metallo dorato ed incorniciata in una fioriera policroma di artistica fattura.

E lì, nel bell’altare a destra di chi entra, sta ancor oggi, inserita nel didascalico dipinto ottocentesco.

La chiesa inoltre, è ricca di molte altre opere di notevole pregio: in particolare, il grande ‘Compianto sul Cristo morto’ dello scultore bolognese Giuseppe Maria Mazza (1653-1741), eseguito nel 1681, e collocato a quel tempo davanti alla vecchia chiesa, a cui fu affiancata, dopo ristrutturazioni importanti, l’attuale tempio settecentesco. Questo gruppo monumentale, eseguito in terracotta policroma, è certamente una delle opere più significative del Mazza realizzata in periodo giovanile, e risente ancora della nobile tradizione caraccesca, anche se già si avverte la riservatezza intima con cui viene trattenuto il dolore della madre e di Maria Maddalena, quasi ingentilito dalla grazia settecentesca.

L’opera è stata recentemente restaurata a cura della parrocchia, e la si può ora ammirare nella lucentezza splendente dei suoi colori, che ben sottolineano movenze ed esaltano volumi, anche se contenuti nel ristretto spazio di una grotta.

Infine, presso l’altare, a sinistra di chi guarda, si può apprezzare uno stupendo crocifisso di Ignoto, risalente alla prima metà del secolo XIV, creduto fino a qualche anno fa opera del Settecento. In un recente restauro a cura della Sovrintendenza, si scoprì invece l’originale datazione. L’opera ha una caratteristica tutta particolare, forse unica: guardando infatti il volto del Cristo dalla parte sinistra, di sotto in su, sembra che la bocca sia sorridente. Invece della smorfia di dolore, il Cristo modella sulle labbra un sorriso. Non si sa se l’artista abbia volutamente dato alla sua opera questo atteggiamento, o sia stato soltanto un evento casuale. Fatto sta che l’immagine può restare come segno di commiato al visitatore, che potrà portare via con sé, da questa chiesa un po’ oscura ma fastosamente illuminata nelle celebrazioni festive, un barlume forse di riflessione, e sicuramente visioni di bellezza.

L’AUTORE

Antiche storie di libri e di vita. Bologna 1934 – 1955 – Romanzo autobiografico di formazione,  Pendragon, Bologna, 2017
Voci dal tempo, poesie – Savena Setta Sambro (info@savenasettasambro.it)
Una stagione a Parigi, edizioni Capelli, poesie

Questi libri del professor Gianluigi Zucchini sono disponibili in libreria o presso l’autore.
Per info: gianluigi.zucchini@libero.it 

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