La descrizione di un percorso di 25 chilometri con partenza ed arrivo a Loiano tra passi e cavedagne ricche di storia e fascino. Mille metri di dislivello e passaggi molto tecnici per un’escursione targata ASD Free Bike 65
Di Giovanni Ferretti
(Pubblicato sul numero uscito nell’inverno del 2011)
Partiamo? Bene, chiamiamo i nostri amici a Loiano e con la scusa di un “giretto” iniziamoli lungo i percorsi che hanno fatto la storia.
La meraviglia di questa avventura inizia con la cavedagna che parte dall’incrocio fra via G. Simiani e via Vezzano, a Loiano, direzione “Bosco di Tura”. Qui comincia un toboga “emozionale” fatto di curve e leggeri saliscendi prima di “perdere quota” verso i guadi che precedono il Mulino delle Colore; stiamo percorrendo il sentiero CAI n. 875, ma proprio poco prima di giungere nei pressi del mulino ci aspetta una piccola deviazione. Dopo aver passato il primo guado, il sentiero rimane in sinistra idraulica rispetto al corso dello Zena, quindi buttiamo l’occhio sulla destra e scorgiamo un altro guado e proseguiamo il sentiero verso Ca’ dei Rizzi (CAI n. 875/A), dopo poche decine di metri svoltiamo nuovamente a sinistra ed entriamo “dentro il fiume” nella roccia scavata e levigata dal corso dello Zena.
Riprendiamo il sentiero ed attraversiamo “l’estinto” abitato del Mulino delle Colore. Il sentiero corre veloce sotto le nostre “ruote grasse”, gli schizzi d’acqua e fango ci fanno tornare bambini. Sporcarsi è un piacere. Ed ecco la salita. Dapprima un antipasto di sasso smosso su due irte rampe, poi si spiana prima di incrociare la strada che sale a Soiano; ma noi scendiamo nuovamente a sinistra, verso valle. La salita che ci aspetta e riporta verso il Casedro è una di quelle che esalta il “Rampichino”, il rapporto più agile da cui il soprannome italiano che acquisì la bicicletta da montagna.
A questo punto ci lasciamo alle spalle l’incrocio con la via che conduce al Mulino della Luna. Saliamo poche centinaia di “indimenticabili” metri e deviamo a sinistra per Ca’ di Salmi, risalendo verso Burzano. Sono cavedagne sterrate o battute dai trattori, ricche del fascino della nostra “civiltà contadina”, quando i collegamenti tra i piccoli borghi erano essenziali, diretti.
Stiamo scendendo veloci fra i campi per raggiungere le mitiche rocce scavate durante la guerra per il passaggio di carri armati e mezzi della seconda guerra mondiale: un pezzo di “Luna” caduto dal cielo, una lezione di geologia all’aperto. In bici è divertentissimo, questa roccia “tiene”, non tradisce. In poche pedalate siamo al Trebbo di Barbarolo. Su asfalto risaliamo fino alla statale per poi percorrerla in direzione Loiano, fino all’incrocio con via Casoni. Nuovamente la pendenza richiama rapporti agili per giungere a questo abitato “incastonato” nelle stesse rocce che determinano la formazione geologica del territorio. Arrivati in “centro” prendiamo a destra per la cavedagna che porta proprio a “Ca’ di Cavedagna” attraverso un sentiero che gira “in costa”. Giungiamo quindi sulla strada comunale di La Guarda, scendiamo a sinistra in direzione Sabbioni e dopo poche centinaia di metri si svolta a destra verso il mitico Passo del Dado, in piena Linea Gotica.
Si arriva così in cima al Monte Castellari, sopra l’Anconella. Lasciamo alle nostre spalle la Val di Zena e ci tuffiamo verso l’Anconella e la Valle del Savena. Passiamo di fronte l’antica Osteria e seguiamo l’asfalto verso Sabbioni ma all’incrocio per Siolo imbocchiamo la sterrata che ci porta al sentiero CAI n. 941 per risalire verso Sabbioni evitando l’asfalto che però si incontra all’incrocio tra la SP.65 e via Napoleonica: da qui si è costretti a seguire la vecchia Futa fino ad incrociare l’accesso al Villaggio Rita, sentiero CAI n. 915 “La Selva”.
Levigate dall’erosione dovuta al vento ed all’acqua, le forme delle rocce diventano tonde, dolci: una piccola America per il biker che paesaggi simili li vede solo sulle riviste. Siamo sulla cresta che scenda verso il Savena, una volta questa era una strada “perfetta” oggi è praticabile solo dai mezzi agricoli dei frontisti. L’ultima parte del percorso è un Single-track degno della “Mecca” della MTB Italiana, ovvero Finale Ligure. Attraversiamo il guado e siamo giunti in Fondovalle. Giriamo sulla sinistra saliamo passando Molino Nuovo, Le Lungagne, Case Nuove: è salita vera ma prendiamola con calma. Siamo costretti a pedalarci un po’ di asfalto, incrociamo la strada provinciale ad un chilometro di distanza dal Borgo di Bibulano. Per chiudere il giro in bellezza, dall’incrocio con il borgo imbocchiamo il sentiero CAI n. 925 che ci porterà alla meta.
Il giro è di 25 chilometri per circa mille metri di dislivello. Prendetevi il giusto tempo, fatelo con calma e nessuna salita sarà indigesta, nessuna discesa potrà spaventare: solo il dolce ricordo di un giro “a spasso nella storia” rimarrà impresso nel cuore!
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