In greco è basilikòs, cioè regale, pianta amata per i suoi effetti sull’amore, sull’amicizia sulla concordia. Carlo Magno lo fece coltivare nell’orto dei Semplici perché lo considerava una panacea a tutti i mali. Gli ortodossi lo usano nelle chiese per ricordare le piantine presenti intorno alla tomba di Gesù.
Di Lucilla Pieralli
(pubblicato sul numero uscito nell’autunno 2013)
Se l’identità della nostra nazione si dovesse individuare in una pianta o in un odore o in un sapore ebbene credo che potrebbe trattarsi proprio del basilico. Dal Sud al Nord gli italiani sono uniti da un unico piacere del palato e dell’olfatto e non c’è famiglia che sul davanzale della finestra non ne coltivi qualche piantina.
Umile piantina che cresce bene in qualunque condizione, ha una storia lunghissima e accompagna l’uomo nella sua storia. Come tutte le piante della sua famiglia, le labiate, ha potenti proprietà amaro toniche e digestive. Inoltre la sua ricchezza in olio essenziale la rende un potente disinfettante e biocida naturale , come d’altronde tutte le erbacee sue parenti strette come la menta, la melissa, l’origano e il timo solo per citarne alcune.
Ma l’aspetto che più emerge dai suoi tanti pregi è quello del profumo, dell’aroma. In profumeria il suo olio essenziale è il componente principale di molti profumi di moda, anche puro nei diffusori per l’ambiente rende la casa piacevolmente profumata anche in queste prime giornate di autunno. Odore di basilico nell’aria vuol dire estate, vuol dire fresco, vuol dire verde, sta a significare che in cucina si sta preparando la caprese ( mozzarella pomodoro, basilico) oppure una di quelle insalatone meravigliose che fa mia figlia Carlotta dove alla normale insalatina mista dell’orto aggiunge fette di mela verde, uva passa, qualche pinolo e basilico a profusione rigorosamente non tagliato col coltello. E già, il proverbio dice che il basilico non vuole ferro, e con questo si sottolinea la necessità assoluta di adoperare il mortaio per dare modo alle foglie di sviluppare tutto il loro profumo e aroma.
Una riflessione: molte piante, per esprimere al meglio le loro qualità hanno bisogno di essere trasformate in modi particolari e soprattutto le aromatiche si avvalgono di tecniche che l’uomo ha messo a punto nei millenni. Il basilico ha bisogno solo di essere battuto col mortaio o spezzato con le mani per essere se stesso. Il contatto con il metallo è da evitare perché provoca una reazione non pericolosa, ma semplicemente riduce la volatilità dell’aroma.
Sempre da tener presente è che si tratta di un “odore” non di un erba di cui nutrirsi, non si può con le aromatiche farsi un insalata o lessarle perché diventerebbero nocive. Una mangiata di basilico lesso potrebbe creare seri problemi. La distinzione tra alimento e odore o aroma è in campo erboristico molto netta proprio perché le piante ed i loro fitocomplessi hanno potenti azioni sull’organismo umano e la quantità di una aromatica (o di una spezia) assunta come alimento tutta in una volta potrebbe causare in alcuni casi anche il ricorso alle cure mediche. Al contrario, assunte poco alla volta ma spesso, contribuiscono al corretto funzionamento dell’organismo e sono principalmente utili al sistema digerente.
In erboristeria è un’erba oggi poco usata se non per migliorare l’odore e il sapore di certe tisane. Se ne consiglia l’uso da pianta fresca, le foglie, che in infusione aiutano la digestione, insieme a foglie fresche di melissa sono una deliziosa tisana estiva o se raffreddata un’ottima bibita salutare ed economica.
Perché pianta del re? Perché Carlo Magno impose agli speziali del suo regno di coltivare nell’orto dei Semplici il basilico considerandolo una sorta di panacea per tutti i mali e quindi una sorta di garanzia di salute dei suoi sudditi. In effetti la sua proprietà di tenere lontane mosche ed insetti vari in quei secoli equivaleva ad una azione di “tutela della salute pubblica” si direbbe oggi. Quindi la diffusione di questa pianta dall’Asia in Europa si deve a questo grande re/imperatore
La tradizione popolare antecedente il Medioevo però vede il basilico che in greco è basilikòs, cioè regale, pianta amata per i suoi effetti sull’amore, sull’amicizia sulla concordia ma anche simbolo funerario e venefico. In Messico è una pianta talismano e nella cultura religiosa ortodossa si usa nelle chiese a memoria delle piantine presenti intorno alla tomba di Cristo Risorto. Insomma, ancora una volta l’uomo antico , riconoscente alla natura dei doni meravigliosi che essa dà individuava nelle piante il mistero del benessere e del destino , legando la propria sorte ai miti da lui stesso prodotti per la propria consolazione.
- La ricetta del PESTO ALLA GENOVESE
- Ricetta del pesto genovese al mortaio presentata al campionato del mondo di pesto svoltosi a Genova per il sesto anno consecutivo nel 2012, nel Salone del Maggior Consiglio del Palazzo Ducale.
70 grammi di basilico D.O.P – 30 gr. di pinoli – 60 gr. di Parmigiano Reggiano stravecchio grattugiato – 40 gr di Pecorino Sardo ,Fiore Sardo grattugiato – 2 spicchi d’aglio di Vessalico (Imperia) – 10 gr. di Sale Marino grosso – 80 cc di olio extra vergine di oliva Ligure D.O.P