Nel campanile di Scascoli per ascoltare il cosiddetto “doppio alla bolognese”, lo stile codificato per la prima volta nel 1530 durante l’incoronazione dell’imperatore Carlo V in San Petronio a Bologna
di Claudio Evangelisti
Poter assistere alle fragorose evoluzioni dei campanari in azione all’interno della ristretta cella campanaria è un’esperienza da brividi. Le vertigini dell’affaccio dai finestroni del campanile di Scascoli, che sembra ondeggiare ad ogni rintocco, vengono però esorcizzate dalla naturalezza con la quale si muovono gli esperti campanari, abituati a convivere in questi angusti spazi. Ad ogni modo mi siedo sul pavimento in legno a lato della botola d’ingresso, anche perché in cinque persone abbiamo già occupato tutti gli spazi vitali. L’arte campanaria bolognese è un’antica tradizione musicale legata al suono delle campane. Come già citato su questa rivista (inverno 2012) da Michelangelo Abatantuono, “le nostre valli pullulavano un tempo di squadre di arditi campanari, che animavano una vivace competizione tra borgo e borgo: il suono delle campane rimbalzava da un angolo all’altro della valle e tutti potevano valutare l’abilità degli esecutori. Abilità che dava pieno sfoggio di sé soprattutto in occasione delle feste patronali, che scandivano l’anno contadino e raccoglievano un vasto concorso di popolo dalle località vicine”.
UNA TRADIZIONE BOLOGNESE
Nella valle del Savena resistono ancora questi cultori e maestri campanari che intervengono volentieri quando se ne presenta l’occasione. Le radici dell’arte campanaria bolognese risalgono alla metà del Cinquecento: si tratta di una particolare tecnica “atletico-musicale” che coinvolge di media quattro o cinque campanari (uno per ogni campana), tramandata di generazione in generazione fino ai giorni nostri. In particolare viene suonato il cosiddetto “doppio alla bolognese”. Questo stile fu codificato per la prima volta nel 1530 durante l’incoronazione dell’imperatore Carlo V in San Petronio a Bologna. Come ricorda Filippo Benni, questo metodo “alla Bolognese” riscosse un successo tale che in pochi anni tutti i campanili di città e provincia furono adattati per permettere ai campanari di suonare con quel metodo innovativo. Suonare le campane secondo la tradizione bolognese costituisce una vera arte che richiede talento e una lunga preparazione. Questa estate, in occasione della tradizionale Festa Grossa di Scascoli si sono riuniti i quattro maestri campanari della Valle del Savena. L’ex sindaco di Loiano Paolo Gamberini insieme a Marino Lorenzini, anche lui già sindaco di Monghidoro, il campanaro veterano Romano Tedeschi da Quinzano e il più giovane Andrea Persiani da Stiolo. Dopo avere raggiunto la guglia della Chiesa di Santo Stefano attraversando le antiche e ripidissime scale di accesso, si aprono le finestre a persiane che offrono un panorama mozzafiato a 360° sulla vallata del Savena. Dalle possenti travi in legno della cella campanaria pendono la campana Grossa, la Mezzana, la Mezzanella e la Piccola. Ogni campanaro si dispone sotto la sua campana di riferimento. La Mezzana è la campana che guida e controlla l’oscillamento della campana Grossa. Normalmente il brano che si decide di suonare viene preceduto dalla levata e quindi dalla scappata. Certo della perfezione del segno, con le campane poste a bicchiere, il campanaro che suona la Piccola chiama a voce l’inizio dell’esecuzione, secondo lo schema della successione di botti e pause. Quando le campane hanno terminata la scappata, il campanaro che suona la Mezzana comanda l’inizio del brano che si è deciso di eseguire in piedi, battendo sonoramente il piede sull’impalcato del piano e chiamando così l’esecuzione del brano musicale. Concluso il brano, con la calata – operazione omologa, contrapposta e inversa alla scappata – si riportano le campane nella posizione della partenza, terminando la suonata con la Buttata finale compiuta dopo la successione di 3 botti e di 3 pause dal comando, sempre impartito dal campanaro che suona la Mezzana.
Il CONCERTONE DEL 2 GIUGNO 2023
Come già avvenuto nel 2011 in occasione dei 150 anni dall’unificazione del Regno d’Italia e nel 2017 nel giorno della Festa della Repubblica, si sta preparando un evento di grande suggestione, per il nostro Appennino bolognese. Per il 2 giugno 2023 si sta tentando di riproporre un grande concertone d’insieme che coinvolgerà tutti i campanili dell’alta valle del Savena. Le campane di diciotto chiese eseguiranno, all’unisono la tradizionale suonata alla bolognese di grande effetto, che si spanderà per tutta la valle per un momento di grande magia ed emozione, con la collaborazione dei sindaci e dei parroci dei comuni della vallata. Il concerto prevede il coinvolgimento delle chiese di Anconella, Bibulano, Castel dell’Alpi, Cedrecchia, Fradusto, Loiano, Madonna dei Fornelli, Monghidoro, Roncastaldo, Sant’Andrea, Scascoli, Stiolo, Trasasso, Valgattara, Vergiano, Monzuno, Villa di Cedrecchia e Zaccanesca. In preparazione del concertone d’insieme la manifestazione inizierà in mattinata con i gruppi campanari in arrivo da tutta la provincia, un’ottantina di suonatori, che si raduneranno e inizieranno a eseguire sonate libere per scaldarsi i muscoli.