Abitanti millenari e posti fiabeschi, in cammino tra il Monte di Stagno e le sponde del bacino
foto e testi Salvatore di Stefano
(articolo pubblicato nel numero uscito nell’inverno 2017)
Guardandosi intorno sembra tutto surreale, un posto in cui l’abitante più giovane ha quasi mille anni. Qua, anche se di alberi non ne sai nulla, il rapporto uomo-bosco diviene magico, anzi, quasi mistico. Poranceto, e qui dove vi voglio portare: un ambiente talmente impervio dove persino le tracce dell’uomo sono particolarmente rarefatte. Il punto di partenza è proprio il Bosco di Poranceto, una bellissima distesa di castagni millenari immerso nel Parco dei Laghi; alberi cavi mastodontici, pensate, fino a 8 metri di diametro, ci introducono nella giusta dimensione. Ai margini solo un’antica osteria, dove potersi ristorare o addirittura pernottare ed un museo interamente dedicato alla cultura del bosco.
Avanzando sull’asfalto si attraversano un pugno di case dal cuore pulsante d’antico, e subito all’uscita, si segue il sentiero CAI 011 che conduce a Barbamozza. Ci si perde nelle estese praterie che dominano il paesaggio; forse non lo sapete, ma questo è il luogo ideale per l’osservazione dei numerosi ungulati (cervi, daini, caprioli e cinghiali) che, soprattutto nelle ore crepuscolari, vi pascolano indisturbati: massima discrezione quindi. Se passate da qui dalla fine di agosto a tutto settembre rimarrete sicuramente affascinati dal possente bramito dei cervi, la tipica emissione acustica effettuata dai maschi nel periodo riproduttivo. Costeggiando il monte di Baigno, prima di arrivare sulle sponde del lago Brasimone, si lasciano i prati per inoltrarsi a destra in un tratto di faggeta fino all’abitato di Barbamozza. Dopo un breve tratto di strada asfaltata, si intraprende il sentiero CAI 009 che sale a mezza costa verso il monte di Stagno. Se la giornata lo permette, la vista che vi si presenta d’innanzi è incredibile. A 1200mt, un punto d’osservazione unico sul bacino di Suviana e su tutta la valle del Limentra, sullo sfondo l’immancabile comprensorio del Corno alle Scale.
Seguendo a sinistra il sentiero CAI 155, ci si reimmerge nel bosco e avanzando, lentamente si cala di quota: dapprima verso la località Balinello e Piana dei Poderi poi. Tracce di antiche abitazioni riconducono questi posti all’antica attività umana di coltivazione e cura dei boschi circostanti.0Giunti a questo punto, sembra d’entrare in una favola dei fratelli Grimm. Di fatti, seguendo il sentiero che costeggia a monte il Torrente Brasimone, si incrociano alcuni nomi di località più che fantastici: si comincia incontrando la località Cà Fontana del Boia, successivamente s’incrociano un paio di segnaletiche che indicano la strada per Poggio delle Vecchiette e Mangiamele. Avanzando sempre s’arriva poi alla località Sgorgaiozzo. Qua, le acque del sempre gelido Torrente vengono sbarrate da più di cent’anni. Un’imponente opera muraria forma la Diga delle Scalere, meglio risaputa come Lago del Brasimone.
Il lago è stato costruito agli inizi del Novecento e completato nel 1911; è anche il più antico dei quattro costruiti dalle Ferrovie dello Stato per l’alimentazione della linea ferroviaria Bologna-Pistoia (Suviana, Pàvana e Santa Maria). Nel 1970, secondo il progetto italo–francese sui reattori nucleari veloci al sodio, vennero iniziati i lavori per la costruzione di un reattore per la sperimentazione scientifica PEC. In seguito all’incidente di Chernobyl e alla volontà politica maturata dopo i referendum abrogativi del 1987, iniziò un processo di riconversione e rifinalizzazione della struttura. Infatti, sulla costa sud-orientale del lago, sorge oggi il Centro Ricerche Brasimone dell’ENEA.
Prima della costruzione della diga, c’era solo una valle di pascoli attraversata dal torrente Brasimone; le greggi scampanellavano libere nei prati e l’aqua muoveva la ruota di un vecchio mulino che macinava farina di castagne. Forse, la sensazione percepita d’essere in una favola ha solide e lontane radici…
Costeggiando le bellissime sponde del lago, poche centinaia di metri dopo averlo avvistato, non possiamo fare a meno di notare sulla sinistra, l’indicazione del sentiero CAI 011 verso Poranceto. Ripercorrendo aritroso le praterie dominate dagli ungulati, proprio le stesse che ci avevano accompagnati nelle fasi iniziali fin sotto il Monte di Stagno, in pochi passi saremo di nuovo immersi fra i castagni secolari nell’abitato di Porancè.