Un percorso di 12 chilometri tra argini ed aree di riequilibrio ambientale. Si parte da Le Budrie e si passa anche dalla cassa d’espansione del Samoggia che può contenere fino a cinque milioni di metri cubi d’acqua
Di Andrea Morisi – Sustenia
(pubblicato nel numero uscito nell’estate del 2015)
La nostra pianura offre notevoli spunti di interesse paesaggistico e ambientale, oltre che storico e culturale. Per chi vuole averne riprova ecco un percorso che recentemente viene proposto da Sustenia srl, la società pubblica dei Comuni della pianura bolognese che gestisce le aree protette e la loro fruizione, nell’ambito del coordinamento messo in atto dal 2011 da una ventina di amministrazioni comunali per la Gestione Integrata delle Aree Protette della Pianura (Convenzione GIAPP – per info: www.naturadipianura.it).
Si parte dal piazzale della chiesa di Le Budrie, frazione di San Giovanni in Persiceto nota per il Santuario di Santa Clelia e per le Scuderie Orsi Mangelli. Lasciamo qui le auto e prendiamo il breve tratto di strada trafficata fino all’altezza del Palazzo Caprara e del ponte sul Torrente Samoggia.
Sul ponte imbocchiamo verso nord la sommità dell’argine. Siamo ad una dozzina di metri sul piano di campagna e possiamo spaziare con lo sguardo sul circostante paesaggio agricolo. Subito si nota sulla sinistra una delle poche conserve rimaste nella pianura, residuo della scomparsa Civiltà Contadina.
Uno sguardo al corso d’acqua evidenzia il suo carattere torrentizio: l’alveo presenta poca acqua, in attesa di piene che possono invece fare paura. Inoltre si nota la caratteristica dell’alveo pensile, più alto del piano della campagna circostante. Dopo circa un chilometro incrociamo un altro grande argine che si innesta perpendicolarmente su quello che stiamo percorrendo: ecco la grande cassa di espansione del Samoggia, 105 ettari con la capacità di invasare oltre 5 milioni di metri cubi d’acqua e mettere in sicurezza il territorio a valle. Al suo interno sono stati realizzati anche interventi di riqualificazione ambientale e l’area è diventata un sito della Rete Natura 2000. Nel 2010 è stato uno dei 15 progetti selezionati a livello mondiale dall’Associazione ambientalista americana Earth Day Network che per l’uscita di “Avatar” ha avuto a disposizione dalla 20th Century Fox fondi per la messa a dimora di un milione di alberi in tutto il mondo. Una parte di quei fondi sono serviti per la realizzazione di quello che oggi si chiama il Bosco di Avatar e che ospita, nella zona sud-ovest della Cassa, 800 alberi fra cui 37 ontani, 109 frassini, 290 pioppi, 109 querce, 73 olmi e 109 salici per una superficie di oltre un ettaro.
Rimanendo sempre sulla sommità dell’argine, per circa 3 chilometri su di un sentiero poco tracciato si oltrepassa la cassa e si discende sulla strada bianca al piede dell’argine. Dopo poco più di un altro chilometro si giunge al sottopassaggio della trafficata Via Persicetana e, ancora oltre, della nuova linea ferroviaria BO-VR e al successivo bel ponte in mattoni del vecchio rilevato, oggi in corso di trasformazione in pista ciclabile. Imboccata la Via Samoggia, si attraversa un tratto di bella campagna coltivata. Ancora un paio di chilometri e si giunge al rilevato della Trasversale di Pianura. Qui si può scegliere se “scalare” l’argine del Samoggia o prendere la rampa della Trasversale per arrivare comunque ad attraversarla sulla sommità del ponte stesso (attenzione al traffico!) e quindi imboccare l’argine del torrente in destra idraulica.
Appena si incontra la rampa arginale si può discendere sulla sottostante Via Balestrazzi che si snoda per circa 3 chilometri, in parte fiancheggiata da rigogliosi sieponi, fino ad intesecare la Via Zaccarelli, che bisogna imboccare e seguire per altri 2 chilometri circa e giungere così alla cassa di espansione dello Scolo Dosolo, 55 ettari e 1 milione di metri cubi di capacità di invaso, nata a inizio secolo scorso per far fronte alle piene. Anche qui sono stati eseguiti ampi rimboschimenti ed esiste una zona umida che è stata istituita ad Area di Riequilibrio Ecologico. All’ingresso si trova poi l’Ecomuseo dell’Acqua, voluto dal Consorzio di Bonifica Reno Palata e oggi gestito dal Comune di Sala Bolognese, fornito di spazi informativi, sala conferenze, foresteria, servizi e area attrezzata esterna. Qui si parla della grande opera di bonifica, del ciclo dell’acqua e della natura di pianura.
Il percorso è di circa 12 km e per 3 ore di camminata (e ricordiamoci che, se non ci siamo organizzati con un auto lasciata all’Ecomuseo, bisogna poi ritornare indietro…).