Da PIETRACOLORA a Labante e ritorno

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Suggestivo anello di 12 km e 600 metri di dislivello attraverso fitti boschi che si aprono sui panorami mozzafiato della valle del Reno

Il percorso ad anello che vi proponiamo partirà dal borgo di Pietracolora, nel Comune di Gaggio Montano. Da qui ci avventureremo sul sentiero CAI 166 e proseguiremo verso la piccola valle del torrente Aneva, a pochi passi da Castel d’Aiano, dove troveremo le suggestive cascate di Labante. Lungo l’itinerario avremo modo di scoprire uno dei luoghi meno conosciuti del monte della Croce: il punto panoramico Sasso del Corvo, un balcone panoramico sui monti dell’alto Appennino bolognese.

Seguendo la SS 64 Porrettana si raggiunge Riola di Vergato, per poi salire verso il piccolo abitato di Pietracolora. Lasciamo qui l’auto e imbocchiamo il sentiero CAI 166. Prima di immergersi nei colorati boschi circostanti, vi consigliamo una visita alla caratteristica torre di Pietracolora, costruita tra gli anni ‘80 e ‘90 del Novecento. Raggiungendone la sommità, si potrà ammirare il bellissimo paesaggio dell’Appennino bolognese dove, tra le vette più alte, spicca la grande mole del Corno alle Scale.

Ridiscesi, si inizia a camminare lungo il sentiero, che, inizialmente pianeggiante, sale nei pressi di Ca’ di Monetta, appena sorpassato il bivio con il sentiero 182, al quale si mantiene la destra sul 166. Appena il bosco si apre, si prosegue su un panoramico crinale, che apre la vista sulle montagne e sui tetti di Pietracolora. Facendo una piccola deviazione sulla destra, tramite un sentiero non segnato, ma ben visibile, si può raggiungere la vetta del Monte della Croce, che con i suoi 917 metri di altitudine, è il punto più elevato del percorso.

Fate attenzione alla località Cà del Vento, perché il sentiero verso Sasso del Corvo passa proprio attraverso la proprietà privata. Fate attenzione ai segnali e vi ritroverete presso l’altura con un piccolo balcone panoramico sulla valle del Reno.

Il sentiero prosegue poi su un falsopiano, che scende dolcemente, snodandosi tra boschi di faggi e castagni, nei quali si possono scorgere antichi ruderi e alberi secolari. Si incontrano poi due bivi, ai quali bisogna seguire sempre il sentiero 166, mantenendo rispettivamente la sinistra e poi la destra.

A 600 metri circa dal secondo bivio, un segnavia in mezzo al bosco indica la direzione verso la quale prosegue il sentiero 166, ovvero il Molino di Corba, che si raggiunge attraversando tramite una passerella sul torrente Aneva. Il mulino sorge a pochi passi dalle incantevoli cascate di Labante, sulla riva sinistra del torrente Aneva; oggi è stato trasformato in abitazione. A pochi passi dal mulino si può osservare anche un essiccatoio per castagne, che evidentemente era funzionale all’attività dell’opificio.

Dopo qualche centinaio di metri, si raggiungono finalmente le meravigliose grotte di Labante, vera attrazione di questo itinerario. Le grotte si sono formate grazie al fiume proveniente dalla sorgente di San Cristoforo, che qui forma una scenica cascata, che sgorga da due particolari speroni di roccia. Con i loro 54 metri di lunghezza, le grotte di Labante sono tra le grotte di travertino più grandi d’Italia.

Dopo la visita al complesso, si prosegue su un breve tratto di strada asfaltata sulla via Val d’Aneva, per poi imboccare, dopo circa 1,5 km, nei pressi di una sbarra, il sentiero CAI 182B. Il sentiero ridiscende in mezzo al bosco verso il torrente Aneva, che va guadato, in un punto in cui le sue acque scorrono delicatamente. Appena attraversato il torrente, al primo bivio si sale verso sinistra, sul sentiero 182, che ascende abbastanza ripidamente fino ad incontrare un paio di case, in concomitanza di un secondo bivio, al quale si deve procedere verso destra.

Il sentiero continua a salire lievemente e costante, in mezzo a suggestivi alberi che riparano dal caldo e dal vento, ma che fanno filtrare i raggi di sole, creando scenici giochi di luce. Raggiunto il crinale, si scorge in lontananza il complesso di Tinazzolo di Sopra, una volta abitazione con fienile, porcilaia ed essicatoio, oggi un agriturismo completamente ristrutturato rispettando lo stile originale.

Dopo un altro breve tratto di crinale, il sentiero prosegue sulla destra, rimmergendosi nel bosco. Tra lievi salite e ampi scorci che permettono una visuale a 360° sull’Appennino, ci si ricongiunge al sentiero 166, che si imboccherà sulla sinistra, non appena finito l’ultimo tratto di salita. Un ultimo falsopiano condurrà nuovamente al centro di Pietracolora, punto di partenza dell’itinerario.

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