Da Monghidoro a Monghidoro in venti chilometri di saliscendi

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Con un tour in mezzo alla natura nella valle del Lognola continua il viaggio su due ruote  alla scoperta degli itinerari storici dell’Appennino con le proposte dell’associazione ASD Free Bike 65

(Pubblicato sul numero uscito nella primavera del 2012)

Il punto di ritrovo ideale per intraprendere questa nuova avventura è il Piazzale Antonio De Curtis –  Totò. Dal parcheggio pubblico di Monghidoro si parte alla volta della Piana di Ca’ dei Marchi seguendo il sentiero CAI n. 927: una ripida discesa fra campi che in breve ci fa perdere parecchi metri di dislivello imponendo due stop “obbligati” per attraversare zone destinati al pascolo di cavalli e mucche (un consiglio: rispettiamo sempre i cancelli…aprendo e chiudendo come se fossimo a casa nostra).

Arrivati ad incrociare l’asfalto di fronte alla Piana bisogna rimanere “alti”, senza scendere verso la via comunale. Dopo circa cento metri ci incontrano le segnalazioni del percorso in direzione “Le Vaiole”. Pochi metri di salita per raggiungere un bel castagneto ed un divertente single-track che attraversa la strada comunale via Vaiole. Si prosegue poi nella cavedagna verso il borgo. Da qui si imbocca, in discesa,  la vecchia via per Lognola. Sulla frana che negli anni Settanta interruppe la strada l’associazione Oltr’Alpe ha realizzato una passerella in legno che permette di raggiungere la strada che sale verso la Chiesa di Lognola, recentemente restaurata dopo il terremoto del 2003.  Da qui si sale per una strada sterrata verso la Casetta. Arrivati in cima, ecco il punto più complicato di tutto il giro, soprattutto perché non ci sono cartelli che indicano il sentiero giusto da imboccare. Per non perdersi, con la Chiesa di Lognola alle spalle, si deve imboccare la prima stradina a destra in erba che scende attraverso una zona di pascolo delimitata da un cancello (che va aperto e poi richiuso). Dopo pochi metri si incrocia la cavedagna che sale da Ca’ dei Rossi, girando a sinistra ci si ritrova in una “bucaccia paludosa” che, esclusi i mesi estivi, riserva sempre molto fango ed obbliga a spingere la bicicletta o a mettersela in spalla, ma solo per pochi metri. Poi la strada torna pedalabile e sale in cima al monte, attraversando un altro cancello che delimita un’altra zona pascolo. Da qui si imbocca la strada forestale sulla  destra e si scende per circa 500 metri. In questo tratto serve attenzione, visto che la pendenza è notevole e la velocità elevata. (Ricordo che canali o scoli possono essere causa di rovinose cadute, divertiamoci ma con giudizio).

All’Incrocio con la strada comunale Via Fradusto si gira a sinistra e sulla strada asfaltata si sale di nuovo verso il borgo di Ca’ di Bartoletti. Superate le case si incontra la vecchia cavedagna che un tempo collegava questo abitato con quello di Ca’ dei Mastacchi. Purtroppo la parte alta di questo raccordo è saltata a causa di una frana, quindi si devia verso il castagneto che si vede guardando in direzione Stiolo. A margine del bosco si trova la strada forestale che salendo ci porterà a Ca’ dei Mastacchi. Ed ecco il tratto più ripido ed impegnativo che costringerà più di uno a rimettere i piedi per terra e spingere. In meno di un chilometro, durissimo ma con un panorama impagabile, si arriva in vetta. Da qui si gira a destra e, su strada asfaltata, si scende verso Stiolo, prima, e Ca’ di Francia poi. Altri 500 metri e si imbocca la strada che sale nel bosco verso il Casone e la Bedosta. Da qui si torna a scendere lungo la sterrata che porta a Zaccarlina, giunti nel piccolo borgo si procede lungo il sentiero CAI ricco di saliscendi e single-track davvero avvincenti.

L’ultimo tratto in salita porta a Costarelle e a Sant’Andrea di Savena, entrati nel Borgo, poche decine di metri dopo la fontana, ci prende la salita a sinistra, dura e a tratti su roccia a lastre. L’asfalto rispunta nei pressi della Canovetta, da qui si gira a destra e si prosegue verso Fradusto. Prima della chiesa si gira a sinistra per continuare a salire, direzione Monghidoro, passando  da Ca’ di Natale, Ca’ di Natalino e quindi Ca’ di Baldino dove la salita riprende a mordere le gambe richiamando agili rapporti. Finalmente, la via che porta verso Montepiano, anche se sterrata, è in più semplice. Da Ca’ di Lavacchio si gira a sinistra verso Le Brane e Ca’ di Spino, ad un passo dal centro di Mponghidoro e della meta.

Il percorso è lungo una ventina di chilometri, ma il dislivello è notevole e adatto a bikers allenati, e attraversa sentieri storici, oggi più che mai da conservare per godere della serenità che possiamo trovare immergendoci nella natura.

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