Colpo grosso a Montepastore

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L’azione partigiana che portò al recupero di importanti documenti sulle fortificazioni della Linea Gotica. Il frate capuccino Samuele Sapori cancellò le tracce dell’attacco per tenere al sicuro la popolazione locale

di Claudio Evangelisti

Padre Samuele fece erigere sul luogo una grande croce in ricordo di quegli eventi

Tra le numerose azioni belliche che resero popolari le gesta della Brigata partigiana Stella Rossa, va sicuramente ricordato lo scontro a fuoco avvenuto il 21 giugno 1944 in località Pradole a Montepastore. In precedenza, il comandante Mario Musolesi “Lupo”, dopo il rastrellamento nazifascista del 28 maggio a Monte Sole, fu obbligato a lasciare temporaneamente la storica base di appartenenza, per raggiungere le alture strategiche di Monte Vignola che funge da spartiacque tra la valle del torrente Lavino e del fiume Reno.
Nell’estate del 1944 oltre 200 giovani ribelli si spostano così nel territorio di Monte San Pietro e altri si aggiunsero per sfuggire all’ultimo bando di arruolamento della Repubblica Sociale Italiana e alle deportazioni in Germania. Solo per pochi la lotta di liberazione rappresentava un proseguimento della lotta antifascista degli anni ’20. La scelta di aderire al movimento partigiano fu anche frutto di legami di parentela e amicizia. L’obiettivo principale era quello di cacciare i tedeschi e fascisti, mentre la consapevolezza del significato politico sarà una conquista individuale e graduale.
Negli spostamenti al di fuori del perimetro di origine, la brigata incontrava problemi di approvvigionamento e alloggio e il comando si trovava a dovere affrontare maggiori problemi di organizzazione e controllo dei suoi uomini. La Stella Rossa, tuttavia, non poteva rimanere ferma in un unico posto, perché avrebbe aumentato i rischi di rastrellamenti di ritorsioni contro la popolazione civile. Seppure tra diversi dissensi, spiate e resistenze, gli abitanti, nel complesso si dimostrano favorevole ai partigiani, sostenendo il peso della loro presenza fornendo cibo, vestiario e possibilità di ricovero nelle stalle durante l’inverno.

Lo scontro a fuoco con i tedeschi

Partigiani della Brigata Stella Rossa

Nel giugno del 1944 il comandante Lupo si recava spesso in visita ai contadini della zona in sella al suo cavallo bianco, allo scopo di saldare buoni rapporti con la popolazione civile. Nella casa del podere della famiglia di Ruggero Neri, ai piedi di Monte Vignola, le due sorelle Musolesi preparavano il pane per i partigiani della Stella Rossa. Il 21 giugno poco dopo l’alba, dalla base partigiana partì una squadra comandata da Cleto Comellini con lo scopo di assaltare e disarmare il comando della Guardia Nazionale Repubblicana di Tolè. Partecipano all’azione, tra gli altri, Eugenio Degli Esposti, Lepoldo Bonfiglioli e Celso Menini. Alle 9 di mattina a metà strada tra Montepastore e Tolè, in località Pradole, compare una camionetta tedesca con quattro passeggeri a bordo, tre ufficiali e un soldato della Wermacht impegnati in una importante missione. Scelsero una strada secondaria per raggiungere il fronte dove devono recapitare documenti che contengono i piani sugli apprestamenti difensivi del vicino fronte. Erano in costante collegamento radiofonico con il comando centrale di Bologna ma proprio in quella zona la frequenza radio era difettosa. Alla vista del gruppo di partigiani armati, i tedeschi incominciarono a sparare, ma questi si buttarono a terra e quando la camionetta fu vicina aprirono il fuoco. Il mezzo tedesco uscì di strada e si ribaltò: tre tedeschi rimasero uccisi e un maggiore ferito, che verrà poi portato su a Monte Vignola ed eliminato. I partigiani raccolsero le armi e i documenti che i tedeschi avevano con sé. Si trattava di materiali di eccezionale importanza, che illustravano il progetto delle fortificazioni tedesche lungo la Linea Gotica. I documenti vennero inviati al CUMER e da questo agli Alleati, che dopo alcuni giorni lanciarono sulla zona volantini di ringraziamento per il prezioso contributo dato alla conoscenza dei piani di difesa tedeschi.

Padre Sapori


Il frate capuccino Samuele Sapori quando seppe dell’eccidio si affrettò a chiamare i contadini del luogo per far sparire macchina e cadaveri. Intanto i partigiani avevano avvertito la popolazione maschile di darsi alla macchia. L’indomani, i tre cadaveri tedeschi furono seppelliti di fianco al luogo della sparatoria e il frate ordinò di arare tutto il campo affinché non venisse riconosciuto il luogo della sepoltura. Fu più difficile nascondere l’auto perché durante la notte erano state rubate le gomme. Con l’aiuto di grossi buoi, la camionetta tedesca fu trascinata fino alla sorgente del Lavino e nascosta dentro a un fosso coperto da frasche. I solchi lasciati dal trascinamento della vettura furono prontamente livellati. I tedeschi non tardarono a venire e salirono proprio a Montepastore dove si erano spente le loro segnalazioni. Percorsero la strada avanti e indietro e cercarono soprattutto in paese, ma non trovarono nulla. Fu un vero miracolo. Per lo scampato pericolo e in memoria di tutti i caduti della zona, Padre Samuele fece erigere sul luogo una grande croce ricordo, anche se un monumento lo meriterebbe anche lui.

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