Chi ride di venerdì piange la domenica

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Le tradizioni popolari della pianura bolognese tra fede, storia e dialetto

di Gian Paolo Borghi

(articolo pubblicato nel numero uscito nella primavera 2018)

Fra gli aspetti della cultura di tradizione ancora in attesa di più organiche interpretazioni storiche e antropologiche, le superstizioni rivestono un ruolo complesso e tutt’altro che secondario. Gli studiosi, un tempo, le definivano “credenze popolari”; sappiamo che si concretizzavano in comportamenti le cui origini si fanno risalire a diversi ventagli di ipotesi, dalle memorie collettive di paure remote nel tempo (calamità naturali come terremoti, alluvioni, siccità) a riti precristiani, da particolari mentalità a concezioni legate al lavoro dei campi, e così via.

Per dare un esempio di queste “credenze popolari”, ne elenco alcune (tra le tante), tuttora in parte note nella “bassa” bolognese tra Reno e Samoggia. In queste prevalgono i presagi un po’ negativi, a dimostrazione che il mondo tradizionale viveva in continue apprensioni per il futuro. Non si dimentichi che certe interpretazioni, da territorio a territorio, potevano anche essere divergenti!

  1. I contadini che semineranno i fagioli il centesimo giorno dell’anno (10 aprile), produrranno il “cento per uno”: ogni fagiolo ne produrrà cento, ogni chilo di fagioli ne renderà un quintale…
  2. A chi mangia in un piatto rotto, verrà il mal di pancia.
  3. Chi si taglia le unghie di sera, perderà la vista.
  4. A chi si taglia le unghie il venerdì, succederà una “disgrazia”.
  5. Chi apre un ombrello in casa, provocherà una “disgrazia” al padrone di quella casa.
  6. Al primo che si siederà su una sedia appena impagliata, verrà un foruncolo (un bòggn) nel sedere.
  7. Chi consuma i pasti nel tegame di cottura, anziché nel piatto, si sposerà sotto la pioggia.
  8. Se l’ospite non vuota completamente il bicchiere offertogli in segno di amicizia e deferenza, lascerà una “disgrazia” all’ospitante.
  9. Regalare fazzoletti da naso, equivale “regalare lacrime”, a meno che il dono non venga simbolicamente pagato (con una monetina, per esempio).
  10. Chi si pettina la sera prima di andare a dormire, va a coricarsi “tra le braccia del diavolo”.
  11. Un ago o una spilla prestati e non restituiti, fanno perdere l’amicizia.
  12. Formare inavvertitamente una croce con le posate, a tavola, “porta male”.
  13. Chi apre un ombrello in casa, provocherà una “disgrazia” al padrone di quella casa (secondo altri: il padrone di casa diventerà pazzo).
  14. “Segnarsi” (farsi il segno della croce) gli occhi con le prime viole della stagione, si preserverà la vista.
  15. Toccare il corpo di un altro con la saggina della scopa, farà sì che quest’ultimo diventerà magro.
  16. Colui che verrà inavvertitamente toccato ai piedi con una scopa durante le pulizie di casa, non si sposerà.
  17. Chi si pettina il primo venerdì di marzo, non avrà mal di testa per la restante parte dell’anno.
  18. Chi riconsegnerà una cosa caduta a una donna incinta, riceverà una “grazia”.
  19. Se ci si abbottona male (la giacca, la camicia ecc.), si provocherà un “guaio” a coloro che se ne accorgeranno (secondo altri: allo stesso che ha sbagliato ad abbottonarsi).
  20. Se nel versare il vino si dovessero formare nella bottiglia uno o più anelli, significa che dovranno arrivare ospiti. Il loro numero sarà pari a quello degli anelli formatisi e la loro permanenza varierà secondo la “durata” degli stessi anelli.
  21. Si deve evitare di ridere il venerdì, altrimenti si piangerà la domenica (esiste anche sotto forma di proverbio).

Un elenco nel quale, come si è letto, appare ripetutamente il venerdì, giorno funesto della morte di Gesù Cristo.

Una modesta “lista” rispetto all’immenso repertorio di superstizioni, alle quali – scommetto – qualcuno crederà ancora! O no?

 

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