di Serena Bersani
Dalla carriera ecclesiastica a quella di grande seduttore – anzi, del Seduttore per antonomasia – il passo sembrerebbe lungo e improbabile. Non fu così, invece, per Giacomo Casanova che nel breve arco della primavera del 1744, diede una svolta a trecentosessanta gradi alla propria esistenza dando il via a una vita da impenitente avventuriero. Tutto ciò avveniva non nella Venezia dove aveva visto la luce, ma all’ombra dei portici di Bologna.
Nato e vissuto nel secolo del libertinaggio, forse era destino che uno spirito inquieto e multiforme come quello di Casanova gettasse alle ortiche la tonaca per decidere di indossare la divisa da ufficiale. La città aveva avuto modo già di conoscerla e apprezzarla nelle parole di uno dei suoi più illustri rappresentanti dell’epoca, il bolognese Prospero Lambertini divenuto papa Benedetto XIV. Quando era abate al servizio del cardinale Acquaviva, il giovane Casanova era stato preso in particolare simpatia dal papa che gli riconosceva una grande vivacità intellettuale, al punto da concedergli di leggere tutti i libri proibiti che desiderava e di mangiare di grasso dispensandolo dal digiuno con la sua benedizione. Ma la carriera ecclesiastica era destinata a durare pochissimo.
L’abate ha solo diciannove anni quando arriva a Bologna e prende questa decisione che gli cambia la vita, come racconta dettagliatamente nelle sue Memorie. Sceso in un albergo di infimo ordine e resosi conto della libertà con cui è possibile vivere sotto le Due Torri, al punto che non gli serve nemmeno possedere il passaporto che ha smarrito, si fa condurre da un celebre sarto che si chiama Morte a cui commissiona una bella divisa. Poi compera una spada e un cappello con la coccarda e la trasformazione è ultimata. Non gli resta che trasferirsi in un albergo all’altezza del suo nuovo status, il Pellegrino, che è il migliore della città, nell’attuale via Ugo Bassi.
Ma facciamo un passo indietro. Che ci faceva Casanova a Bologna? Nei mesi precedenti si trovava a viaggiare tra Rimini e le Marche dove aveva conosciuto una fanciulla di Bologna, che nelle sue Memorie chiama Teresa ma che nella realtà era probabilmente Angela Calori, nei panni di un finto castrato. La giovane era figlia di un povero impiegato dell’Istituto delle Scienze che, per sbarcare il lunario, aveva affittato una stanza a uno dei più celebri cantori dell’epoca, Felice Salimbeni. Questi impartiva lezioni di canto e clavicembalo a Teresa, all’epoca appena dodicenne, e dopo l’improvvisa morte del padre aveva decisa di portarla con sé. Avendo però numerosi impegni teatrali in giro per l’Italia, Salimbeni aveva pensato di lasciare la ragazzina presso un maestro di canto di Rimini che impartiva lezioni anche a un altro fanciullo bolognese, il virtuoso piccolo castrato Bellino. Ma al loro arrivo a Rimini avevano avuto l’amara sorpresa di scoprire che Bellino era morto. Così Salimbeni aveva deciso di vestire Teresa da maschio e di riportarla a Bologna dalla madre di Bellino, la quale aveva finto di non accorgersi dell’inganno perché povera e con altri tre figli da mantenere: per lei il finto castrato era una gallina dalle uova d’oro. Così, in questa girandola di travestimenti che sembra tratta da una pochade teatrale, Teresa aveva cominciato a calcare il palcoscenico, interdetto alle donne nello Stato Pontificio. Morto prematuramente il maestro Salimbeni, la giovane era rimasta al seguito di quella strampalata famiglia bolognese composta, oltre che dalla madre di Bellino, da due sue bambine che studiavano musica e danza e da un figlio maschio dodicenne molto grazioso che si esibiva nei teatri in abiti femminili come prima ballerina.
Quando Casanova conosce la fanciulla, Teresa ha ormai sedici anni e lui è un giovane abate di diciannove. Le propone di partire insieme per Bologna dove si sposeranno. Ma durante una sosta a Pesaro Casanova viene arrestato dall’esercito spagnolo perché ha perduto i documenti. In attesa di avere una copia del documento da Roma, rimanda la ragazza a Rimini promettendole di raggiungerla a breve. Dopo una decina di giorni di prigionia il giovane trova un cavallo e riesce a fuggire. È così che arriverà a Bologna e deciderà di liberarsi della tonaca e di seguire strade più avventurose. In realtà non riuscirà a ricongiungersi con il finto Bellino, che nel frattempo ha ricevuto un’offerta d’ingaggio molto remunerativa dal teatro San Carlo di Napoli e che lui stesso convince ad accettare. Si ritroveranno solo diciassette anni dopo a Firenze, dove la cantante bolognese vive con il marito e un ragazzo che presenta a tutti come suo fratello ma in cui Casanova riconosce un proprio figlio rivedendo nei suoi lineamenti sé stesso da giovane. Proprio in casa della ex Giacomo conosce una ballerina bolognese, Marianna Corticelli, con cui decide di fuggire a Bologna malgrado la differenza d’età: lui ha già trentasette anni, lei soltanto tredici.
È l’inverno del 1761 quando i due fuggitivi si fermano per la notte in una locanda di posta che godeva di infima fama a metà strada tra Firenze e Bologna, in località Scaricalasino, l’odierna Monghidoro. Grazie a una lauta mancia, Casanova ottiene una cena di tutto rispetto a base di gnocchi al burro e vino di Montepulciano e un giaciglio composto da quattro letti per trascorrere la notte con la compagna. Il giorno successivo Giacomo e Marianna arrivano a Bologna e trovano alloggio in casa della madre di lei, la cui compiacenza viene comperata dal libertino con molti regali. È qui che racconta di avere trascorso otto giorni tra i più piacevoli della sua vita: “Ci sono città dove ci si può procurare tutti i piaceri che l’uomo sensuale trova a Bologna, ma in nessuna parte li si ottiene così a buon mercato, né così facilmente né così liberamente. Inoltre, a Bologna si mangia e si beve benissimo e si passeggia tranquillamente sotto i portici, per non dire del fatto che vi dimorano l’intelletto e le scienze”.
Il fermento culturale cittadino lo attrarrà nella seconda parte della sua vita quando, dopo mille peripezie, tornerà a Bologna non più tanto interessato alle avventure amorose quanto all’attività letteraria. Resterà a in città circa nove mesi tra il 1771 e il 1772, quando ha ormai 47 anni, l’età di un uomo ormai attempato per l’epoca. Ancora a Bologna avverrà la nuova svolta nella vita di Casanova: qui comincia la sua carriera di letterato molto prolifico, che lo porterà a scrivere una quarantina di opere oltre alle migliaia di pagine della Storia della mia vita che renderà immortale il suo personaggio. Si dedicherà alle dispute tra letterati, traendo anche guadagno dalla pubblicazione di un irridente libello, frequenterà salotti e teatri conoscendo il celebre cantore castrato Farinelli e rincontrando la cantante e ballerina veneziana Nina Bergonzi a causa della quale era finito in carcere a Barcellona. Ma in quei mesi sotto le Torri si renderà anche conto che la sua parabola è in fase discendente: le donne non si innamorano più di lui, non cadono più ai suoi piedi, gli si concedono solo le cortigiane per trarne vantaggi e sfruttarlo. Il cerchio si chiude per il grande seduttore: nella città in cui era cominciata la sua carriera da libertino compaiono anche i segni di un declino tanto più malinconico quanto più era stata scintillante l’ascesa.