Alla ricerca del castello perduto di Gorgognano

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Nascosto nei boschi della val di Zena ci sono i ruderi di una costruzione militare di oltre mille anni fa andata in disuso già nel Medioevo e definitivamente distrutta, assieme al piccolo borgo di cui faceva parte, durate la Seconda Guerra mondiale

di Lamberto Monti

Associazione Parco Museale della Val di Zena

(Pubblicato sul numero uscito nell’inverno del 2010)

L’Appennino bolognese è ricco di architetture che possiamo definire minori, quali case e borghi antichi che del loro lungo passato ancora lasciano trasparire tracce, e ruderi che compaiono quasi di sorpresa nel mezzo di boschi e sopra piccole colline. Di queste ultime tracce ci occupiamo in  questo racconto, andando a riscoprire il Castrum di Gorgognano.

La Val di Zena,appena si inizia a salire da San Lazzaro verso Quinzano, dove nasce il fiume Zena, offre alla vista dolci colline, prati intervallati da boschetti, affioramenti rocciosi di varia natura geologica (arenaria, gessi e argille) e casolari sparsi. Pare veramente una tavolozza dipinta da un pittore. Ma la Val di Zena non offre solo aspetti donati dalla generosità della natura: all’interno di questo ambiente possiamo scorgere architetture interessanti con un passato a volte glorioso, come ad esempio il Castello di Zena e la Torre dll’Erede, sicuramente i complessi fortificati piu’ evidenti.

Osservando, però, il territorio con maggior attenzione si possono scoprire ruderi che riecheggiano fasti e storie oramai lontane di secoli, come appunto l’antico borgo di Gorgognano, che nella sua storia annovera un‘importante Pieve e un Castrum risalente al X secolo, ma di cui ora non restano tracce evidenti.

Il nostro territorio e’ cosparso di numerosi impianti fortificati dove una lunga storia di rifacimenti e trasformazioni ha nascosto o distrutto molti castelli-dimora e dove un lungo periodo di pace interna nello Stato Pontificio ha reso inutili e ha fatto quindi scomparire molte strutture. Alcuni di questi castelli erano gia’ scomparsi nel  corso del Medioevo, altri sono solo riconoscibili da resti archeologici, altri ancora sono magari recuperabili da foto o disegni d’epoca. Nel caso dei castelli scomparsi gia’ in epoca medievale diventa molto difficile anche la localizzazione esatta del forte, magari si riesce grazie ad un toponimo superstite o un disegno antico o ad atti scritti.

In queste fonti possiamo trovare vari termini a indicare la presenza di fortificazioni, quali “castrum”, nel senso di luogo fortificato, “oppi dum” (luogo murato che serve da rifugio in caso di guerra), “vicus”, “pagus” e castellum (abitato fortificato) e nei secoli VIII e IX, “saxum”, “petra”, e poi “rocca”, indicanti fortezze costruite su alture rocciose. Inoltre, spesso la data della scomparsa o distruzione di un castello non è nota e la si deduce dalla scomparsa di notizie sulla fortificazione. Puo’ capitare che delle strutture crollino a poco a poco senza lasciare tracce visibili, solo per un non uso prolungato.

Dopo la fine dell’impero Romano d’Occidente (476 d.C.) ci fu l’inizio di un periodo molto cruento per la nostra penisola, infatti iniziarono le scorribande continue dei popoli barbari. Scrive un anonimo poeta: “L’abitante della campagna fugge in città o verso la montagna, ma nemmeno sul monte è al sicuro dal nemico, poiché vengono spogliate le chiese sull’alto, né giova rifugiarsi in esse con le proprie robe. Il feroce soldato ovunque infierisce col ferro e col fuoco, incendiando villaggi, prendendo rocche e castelli“. Nel Liber Pontificalis, il documento più autentico della storia dei Papi, è scritto: “Lotario imperatore carolingio spedì il figlio Lodovico (844-47) con grande esercito verso Roma contro il Papa Sergio II°. Entrato con sue genti nel territorio di Bologna, vi operò tali stragi ed uccisioni ed nequizie, che molti fuggirono dalla città e si ripararono sulle colline.”

In questo momento ci fu la nascita di molte fortificazioni sulle alture della prima e seconda cerchia collinare attorno a Bologna.  Tra queste fortificazioni si può inserire quella di Gorgognano,un documento del IX secolo lo indica come “Castrum Gorgognani”, ancora nel 1142 viene ricordato come castello (Castro Gargugnani) in una donazione fatta al Monastero di Stifonte. Il Calindri stesso nel suo importante lavoro afferma: “che Gorgognano sia stato un castello, e che sia stato uno degli antichissimi del territorio non vi è da dubitarsi, ma per quale accidente o guerra, e in quale anno sia stato demolito non può determinarsi con certezza”. Il Calindri ipotizza inoltre, visto che già a suo tempo non vi erano più tracce del Castello, che si trovasse nel luogo dove sorge la Pieve. Probabilmente la roccaforte fu distrutta dalle milizie bolognesi. Infatti, dopo il mille, Bologna ha il bisogno di allargarsi e di fortificarsi verso il contado. Inizia così l’espansione del Comune verso la campagna, dove il signore feudale era padrone delle terre e degli uomini. L’azione del Comune di Bologna fu di attaccare e distruggere i castelli della prima cerchia di colline, tra questi Jola, Rastignano, Miserazzano, Croara e Pizzocalvo, e poco più tardi quelli della seconda cerchia di colline, quali Sesto, Favale, Pianoro, Ancognano, Barbarolo e, appunto, Gorgognano.

Di seguito, nel 1298, il Comune di Bologna fece stilare dagli otto deputati alla guerra un elenco dei castelli del contado da far fortificare, ma in questo elenco molto preciso il Castrum Gorgognano non appare. Il Castello probabilmente non serviva più in quel punto, tanto che nel 1326 il Comune di Gorgognano concorre per la spesa di fortificazione di Bisano.

La storia  del comune di Gorgognano invece prosegue, durante il periodo visconteo fa parte del vicariato di Monzuno (1353), poi di quello di Corvara (1376). Dal 1396 al 1575 dipese direttamente dal comune di Bologna e dal capitanato di Roncastaldo. Sappiamo dal Calindri che nel Seicento contava 387 anime divise in 60 famiglie. Con l’arrivo di Napoleone Bonaparte passo’ al comune di Pianoro. Il comune di Gorgognano trovò la sua fine durante la Seconda Guerra mondiale,divenne sede dell’artiglieria alleata che si piazzò sul costone, e andò interamente distrutto.

Oggi dell’antico Castrum non vi sono tracce e rimangono solo ruderi dell’antica pieve, sotto cui probabilmente era stato edificato il forte. Infatti si trova sopra un piccolo rialzo roccioso arenaceo che permette una discreta visibilità sulla valle sottostante, come noto la tendenza di rimodellazione delle morfologie collinari nel tempo, secoli, porta ad un addolcimento delle pendenze e ad un uniformarsi, percui si può ipotizzare che la posizione fosse molto più nascosta e impervia mille anni fa. Inoltre sicuramente la parete meno difesa naturalmente potrebbe essere stata apprestata da parapetti lignei, chiamati all’epoca spizata o palancato, fatti da una struttura di pali connessi fra loro e infissi nel terreno in modo da formare un profilo merlato.

Ora resta il ricordo e magari un giorno la possibilità di un indagine archeologica potrebbe far conoscere nuovi aspetti.

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