A caccia di mustelidi per risolvere il caso della puzzola scomparsa

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La puzzola è uno dei piccoli carnivori che popolano il bolognese. A Bisano ne è stata fotografata una piccola colonia, la prova definitiva che sul nostro territorio è ancora presente anche se gli esperti la credevano scomparsa

di Paolo Taranto

(articolo pubblicato nel numero uscito nella primavera 2016)

La Puzzola (Mustela putorius) appartiene alla famiglia dei Mustelidi, detti anche piccoli carnivori; fanno parte di questa famiglia anche la Faina (Martes foina), la Martora (Martes martes), la Donnola (Mustela nivalis) e l’Ermellino (Mustela erminea) ma anche il Tasso (Meles meles) e la Lontra (Lutra lutra); il Furetto è invece la variante domestica della Puzzola. L’aspetto generale della Puzzola è quello tipico dei mustelidi, con corpo cilindrico allungato e sinuoso e zampe corte; la lunghezza del corpo è di 32-45 cm mentre la coda è lunga 13-19 cm, per un peso che può oscillare dai 500 ai 1400 grammi in funzione del sesso e della stagione; i maschi sono molto più grossi delle femmine. La testa è piccola e appiattita. La Puzzola è facilmente riconoscibile per il pelame lanuginoso color crema-ruggine sul dorso mentre le parti inferiori, la coda e le zampe sono brune; inoltre è presente una caratteristica “mascherina” con mento, labbro superiore e sopracciglio di colore biancastro così come il bordo delle orecchie. Vive preferibilmente in ambienti planiziali e rivieraschi ma sia adatta bene anche alle aree collinari, aree coltivate e boschi. A differenza di altri mustelidi come la Faina o la Donnola, la Puzzola sembra preferire ambienti poco antropizzati. Ha una dieta carnivora, nutrendosi prevalentemente di micromammiferi, uccelli, pesci, anfibi e rettili. Possiede ghiandole anali che utilizza per la marcatura del territorio e in caso di allarme possono scernere un liquido maleodorante, da cui deriva appunto il suo nome.

è un mustelide di facile identificazione, anche grazie al suo colore caratteristico e alla mascherina di cui si è detto sopra; ha una coda notevolmente più corta rispetto alla Faina e alla Martora, da cui si distingue anche per l’assenza della macchia bianca che va dalla gola al petto; è facilmente distinguibile anche dalla Donnola che è molto più piccola e ha colorazione più chiara. Gli unici animali con cui potrebbe confondersi una Puzzola sono il furetto, cioè la sua variante domestica, che nella forma ancestrale ha un fenotipo identico oppure il Visone (Mustela lutreola); in entrambi i casi si tratta di specie che non vivono in natura in Italia sebbene possano verificarsi dei casi di fuga dalla cattività anche se difficilmente queste specie riescono a sopravvivere in natura. In Italia la Puzzola è diffusa in tutta la penisola, sebbene in modo discontinuo, manca in Sardegna, Sicilia e Isole Minori. Il suo status è poco conosciuto a causa dell’elusività della specie e della sua bassa densità; altri mustelidi come la Faina sono molto più facilmente rintracciabili con varie tecniche di monitoraggio (fototrappolaggio, tracce e segni di presenza etc.) mentre la Puzzola, sebbene presente, risulta più “invisibile”.
Anche nella regione il trend si mostra uguale alla situazione italiana, esistono pochissimi dati e nessun progetto di monitoraggio ben articolato per questa specie. Nei vari atlanti di distribuzione a livello provinciale i dati sono scarsi e si fa sempre riferimento ad una maggior diffusione della specie nei decenni passati. Secondo la letteratura scientifica in Emilia Romagna viene indicata come “numerosa” e presente in tutta la regione nel 1986, ma i dati attuali sono molto scarsi e anche i ritrovamenti di individui morti per incidenti stradali sono molto ridotti rispetto ad altre specie simili come la Faina. Secondo la carta delle vocazioni faunistiche della Regione Emilia Romagna la Puzzola è ancora discretamente distribuita sul territorio regionale, in particolare nei territori collinari e montani ma è presente anche in diversi distretti di pianura dove il paesaggio non è stato ancora completamente modificato dagli interventi di urbanizzazione e dall’agricoltura intensiva.

IL CASO BISANO

Dal 2014 sto eseguendo dei monitoraggi con videotrappole nel territorio di un agriturismo in zona Bisano (Monterenzio) a circa 500 m slm; nonostante l’altissimo numero di videotrappole utilizzate e i due anni di lavoro, solo in due casi ho catturato delle immagini di Puzzola in quella zona; a queste due osservazioni si aggiunge anche il ritrovamento di un esemplare morto per incidente stradale nel mese di maggio 2015. Nella stessa zona gestisco anche dei capanni fotografici, in particolare uno dedicato all’Astòre (Accipiter gentilis), rapace piuttosto raro nel nostro Appennino; questo capanno è frequentatissimo dai fotografi e quasi ogni giorno c’è sempre qualcuno che scatta in quella postazione; tra il 5 e il 22 gennaio 2016 si è verificato un caso piuttosto raro in quanto tutti i giorni veniva osservata una puzzola in pieno giorno (tra le 14 e le 15) che frequentava le rocce di fronte al capanno; un solo fotografo ha avuto la prontezza e velocità necessarie per fotografare questo folletto, Claudio Maschietto, che era presente nel capanno in quei giorni. In effetti in letteratura si legge che la puzzola in certe situazioni può avere anche abitudini diurne, purtroppo questa situazione eccezionale è durata solo pochi giorni, ma ho approfittato, ovviamente, per posizionare ben 4 fototrappole in quei sassi e ho continuato a fotografare/filmare la puzzola fino ad oggi, sebbene solo di notte; è curiosa da un punto di vista ecologico la sua stretta convivenza con la faina, specie ecologicamente molto simile, sia da un punto di vista di alimentazione che di abitudini; entrambe le specie infatti frequentano le stesse rocce durante la notte come è stato documentato ormai numerose volte dalla fototrappole. In conclusione si può affermare che la Puzzola è ancora presente nel nostro territorio, ma la sua bassissima densità e l’abitudine di evitare ambienti antropizzati e troppo vicini alle case la rendono una sorta di fantasma difficile da osservare anche con le fototrappole che si usano attualmente sempre di più per il monitoraggio della fauna.

https://www.nellevalli.it/tanti-nuovi-abitanti-nelle-valli-bolognesi/

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