Misteri, fuochi e briganti: tutti i misteri di Pietramala

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Nei secoli scorsi la Futa era una delle principali vie di comunicazione tra Nord e Sud Italia ed innumerevoli artisti, notabili e scienziati hanno transitato per queste montagne rimanendo colpiti dall’incredibile numero di leggende che avvolgono queste valli incantate e che raccontano di inspiegabili sparizioni, fiamme infernali che spuntano dalla terra, massi che cadono in mezzo a campi isolati.

Di Claudio Evangelisti

(pubblicato sul numero uscito nell’estate 2012)

Pietramala fu una nota località di villeggiatura particolarmente cara sia ai fiorentini che ai bolognesi. Nel Comune di Firenzuola ma a poca distanza da Monghidoro e subito dopo il passo della Raticosa, la si raggiungeva con la storica strada della Futa che congiungeva la Bologna medievale alla Firenze rinascimentale. Anticamente sotto il Comune di Bologna, nel Vicariato di Firenzuola dal 1403, Pietramala è famosa soprattutto per un fenomeno naturale molto particolare: quello dei “fuochi perenni” che suscitarono niente meno che l’interesse di Alessandro Volta, l’inventore della pila elettrica.

Ma quello dei fuochi non è l’unico mistero che nei secoli ha reso famoso il passo della Raticosa, oggi meta principale per i centauri di Emilia, Romagna e Toscana. Uno, in particolare, incuriosì anche Stendhal: lo scrittore francese rimase infatti impressionato dal mistero della sparizione di tanti viaggiatori che soggiornavano nell’albergo di Pietramala.

All’inizio del 1700, il curato Biondi, arciprete di Pietramala, capeggiava una banda di briganti che assaliva i forestieri che transitavano sulla Futa tra Bologna e Firenze. Il Biondi era d’accordo con la padrona della locanda di Covigliaio. La trappola mortale scattava quando la vecchia locandiera inviava il suo servo a Pietramala dall’arciprete a chiedere lenzuola pulite per i nuovi clienti della locanda. Quello era il segnale convenuto per far radunare la banda di briganti che assalivano e  uccidevano gli sfortunati viandanti che dormivano tranquilli nelle camere della locanda. Il Biondi poi si raccomandava di far seppellire i cavalli e di bruciare la carrozza e i bauli vuoti dei passeggeri uccisi. La vecchia locandiera, però, ostentando i gioielli rubati, degni di una duchessa, insospettì le guardie dello stato di Bologna che d’accordo con quello Fiorentino erano state inviate a sorvegliare i viaggiatori per via delle strane sparizioni che si verificavano da tempo. L’epilogo della vicenda avvenne  quando le guardie riuscirono a far confessare Fosco, il servo inviato dall’ostessa a cercar lenzuola pulite e riuscirono così ad arrestare l’intera banda dopo una furiosa sparatoria.

Il nome Pietra Mala, probabilmente deriva da antiche leggende che la descrivevano come la bocca dell’inferno. Di notte infatti tutto il monte Raticoso che era considerato un vulcano dagli scienziati dell’epoca, assumeva un aspetto infernale in quanto incendiato da fuochi misteriosi che nessuno si spiegava e si pensava fosse opera del diavolo. Nel 1718, un viaggiatore inglese, Horace Dodsworth, fu inviato a Pietramala dalla Gran Loggia massonica di Londra per cercare di svelare il mistero di questi fuochi che terrorizzavano gli abitanti del passo della Raticosa. Dodsworth compì degli esperimenti accompagnato delle impaurite guide del posto, che credevano che dai fuochi uscissero gli spiriti dei morti. Dal resoconto originale del viaggiatore inglese, ritrovato in maniera fortuita in un manoscritto proveniente d’oltremanica e inviato ad un ricercatore dell’università di Bologna (Maurizio Ascari), è nata la pubblicazione “La locanda dei misteri”  illustrata dal celebre Sergio Tisselli e pubblicato dal gruppo studi Savena Setta Sambro. Da questo racconto a fumetti sono tratti sia il racconto sul curato Biondi che l’esperimento di Dodsworth che stupì gli scienziati dell’epoca: “Mi recai sopra il monte Raticoso  e da una mirabile fonte ove esce l’acqua mista ad un’aria infiammabile avvicinai un zolfanello che prese fuoco, presi dunque un fiasco con un imbuto e rovesciandoli dentro la fonte raccolsi nel fiasco quell’aria- si legge nel manoscritto ritrovato – giunto in albergo, sturai il fiasco e la infiammai dinanzi alla signora Patriarchi, che gradì  moltissimo quello spettacolo inconsueto. Questi e molti altri esperimenti potei compiere in quel giorno, convincendomi sempre più che i Fuochi, lungi dall’essere un vulcano, o peggio ancora la bocca dell’Inferno, erano il punto in cui un deposito sotterraneo di aria infiammabile usciva da un condotto in superficie. Ecco perché dopo le forti piogge, come annotano in molti, la loro intensità raddoppia; è quell’acqua che, calando nel terreno, fa fuoriuscire l’aria sottostante. Spero che di qui a qualche anno un valente scienziato provi con mezzi certi la natura di tale prodigio, che potrebbe rivelarsi prezioso per l’umanità. Perchè non portare quell’aria verso le case, e ottenere così un calore perenne per tutto l’inverno? D’estate basterebbe serrare quel tubo. Ma forse vaneggio.”.  

A chiusura di questi aneddoti sulla storia di Pietramala, voglio riportare cosa capitò pochi anni dopo al nuovo parroco del paese: nel 1726 fu trovato stritolato sotto un masso quando questi si trovava in una radura. Da dove poteva esse caduto questo masso? Negli anni passati accaddero una serie di misteriosi incidenti provocati da sassi e pietre che provenivano dal leggendario Sasso di san Zenobi, il monolitico menhir che affiora sul confine tra l’Emilia e la Toscana, a poca distanza da Pietramala. Ma questa e un’altra storia. Come tutt’altra storia, molto meno inquietante e misteriosa, è quella di Giacomo Casanova che, partito alle 8 da Firenze, arrivò in piena notte a Scaricalasino, non lontano da Pietramala. Scelse tra quattro letti quello più adatto alle sue esigenze ma, forse a causa dei tortellini e del buon vino, il “grande seduttore” lasciò “in bianco” la giovane donna che lo accompagnava.

La locanda dei misteri è un fumetto di Sergio Tisselli e Maurizio Ascari edito dal Gruppo Studi Savena Setta Sambro. Chi fosse interessato a riceverne una copia può mandare una mail a valli bolognesi@emilbanca.it o cercare sul sito www.savenasettasambvro.com. Prezzo di copertina 9.30 euro

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